ALLE ORDE DELL’APERITIVO!

TERZO MANIFESTO COSTRITTIVISTA.
Alimentazione, stili di vita capitalisti e coronavirus.

Proletkill
(Chiara Sestili e Daniele Vazquez)

 

Un cattivo costume ha invaso il mondo: l’alimentazione scadente.

Il pessimo cibo, “a portata” del proletariato che era in coda al banchetto non è migliorato dai tempi del medioevo. Tuttavia oggi parte del suo pessimo cibo arriva ANCHE “a portata” del signore.

Riporta il Sercambi una frase di Dante, invitato al banchetto di Re Roberto d’Angiò: “vi dico io […] che in coda di taula fui asettato, e questo fue perch’io era malvestito”.

Tuttavia il buon cibo dal centro del banchetto non arriva MAI verso la sua coda.

Non solo è vero che oggi quel buon cibo è in parte truccato, ovvero i cattivi alimenti sono dentro anche la buona cucina di élite, ma la buona cucina del proletariato è stata sottratta dalla borghesia offrendo in contropartita pizzerie e ristoranti “all you can eat”, nuovissime trattorie naive a basso costo ed enoteche per aperitivi che rovinano le cene e portano all’intossicazione alimentare.

Ma da un po' sono chiusi.

Ora la costrizione imposta a tutti ha liberato tanto di quel tempo che i proletari hanno sia la teoria (le ricette) sia la pratica per riappropriarsi di tutti i mezzi di produzione della buona cucina (i fornelli).

Chi lamenta in questo momento le code al supermercato si dimentica delle attese e delle file in trattoria e per l’apericena e già allora il vento proletario soffiava di soppiatto ovunque potesse.

Il proletariato non si lamenta, trova semmai l’occasione per alzare il tiro della guerra di classe riprendendosi una deliziosa alimentazione, almeno fino ad esaurimento scorte…

La gotta però riprendetevela!

Il movimento costrittivista sostiene che il proletariato, dopo aver riscoperto il gusto della buona cucina, non potrà che per prima cosa assaltare i supermercati invece che fare le code.

Volevate vedere in tv spettacoli come “Cuochi e fiamme” e “La prova del cuoco”?

Sono in programmazione, ma nei TG.

ALLE ORDE DELL’APERITIVO!

TERZO MANIFESTO COSTRITTIVISTA.
Alimentazione, stili di vita capitalisti e coronavirus.

Proletkill
(Chiara Sestili e Daniele Vazquez)

 

Un cattivo costume ha invaso il mondo: l’alimentazione scadente.

Il pessimo cibo, “a portata” del proletariato che era in coda al banchetto non è migliorato dai tempi del medioevo. Tuttavia oggi parte del suo pessimo cibo arriva ANCHE “a portata” del signore.

Riporta il Sercambi una frase di Dante, invitato al banchetto di Re Roberto d’Angiò: “vi dico io […] che in coda di taula fui asettato, e questo fue perch’io era malvestito”.

Tuttavia il buon cibo dal centro del banchetto non arriva MAI verso la sua coda.

Non solo è vero che oggi quel buon cibo è in parte truccato, ovvero i cattivi alimenti sono dentro anche la buona cucina di élite, ma la buona cucina del proletariato è stata sottratta dalla borghesia offrendo in contropartita pizzerie e ristoranti “all you can eat”, nuovissime trattorie naive a basso costo ed enoteche per aperitivi che rovinano le cene e portano all’intossicazione alimentare.

Ma da un po’ sono chiusi.

Ora la costrizione imposta a tutti ha liberato tanto di quel tempo che i proletari hanno sia la teoria (le ricette) sia la pratica per riappropriarsi di tutti i mezzi di produzione della buona cucina (i fornelli).

Chi lamenta in questo momento le code al supermercato si dimentica delle attese e delle file in trattoria e per l’apericena e già allora il vento proletario soffiava di soppiatto ovunque potesse.

Il proletariato non si lamenta, trova semmai l’occasione per alzare il tiro della guerra di classe riprendendosi una deliziosa alimentazione, almeno fino ad esaurimento scorte…

La gotta però riprendetevela!

Il movimento costrittivista sostiene che il proletariato, dopo aver riscoperto il gusto della buona cucina, non potrà che per prima cosa assaltare i supermercati invece che fare le code.

Volevate vedere in tv spettacoli come “Cuochi e fiamme” e “La prova del cuoco”?

Sono in programmazione, ma nei TG.

 

La spettacolarizzazione del cibo non ha risparmiato nessuno prima della costrizione.

Deliziose composizioni alimentari nei talent show delle televisioni di tutto il mondo e pessimo cibo nel frigo e nelle dispense di casa.

Instagram, Pinterest, Facebook, una rappresentazione sociale che corrispondeva a ciò che si mangiava realmente così come la rappresentazione dei prodotti alimentari sul packaging corrispondeva al cibo al suo interno.

Chi pretendeva di mangiare meglio degli altri e teorizzava sul buon cibo contro i C.A.N.I. (composti alimentari non identificabili) aveva solo la metà della ragione. L’altra metà stava nella mortadella.

Il cibo e il suo consumo sono sempre stati estetizzati, qualsiasi contesto sociale, storico e geografico si potesse prendere in considerazione.

Tuttavia l’estetizzazione del cibo contemporaneo non ha più niente di qualitativamente comparabile con quella grazia dello stomaco, con quel godimento degli occhi e con quei rituali dei gesti, piuttosto è una copertura per il suo modo di produzione capitalista.

Ora è casual, cheap e anche qualora di élite non meglio dell’ultimo degli zozzoni.

Il movimento costrittivista lavora per un passaggio dall’estetizzazione del cibo alla sua politicizzazione.

Anche chi pretende di “mangiare sano” e trovare nutrienti prodigiosi in prodotti agricoli esotici è partecipe della stessa estetizzazione del cibo che sottomette e sfrutta in monocolture estensive ed e intensive l’alimentazione millenaria delle popolazioni native

Non c’è correlazione più stretta che quella tra la pretesa borghese e fighetta di “mangiare sano” e la devastazione dell’ambiente.

Sarebbe bene non nutrirsi di carne senza gli atteggiamenti di alcuni vegan basati esclusivamente sul pietismo buddista in borghese che non riconosce l’umano al pari dell’animale.

Se poi un hamburger di carne è sostituito da un burger derivato da soia e mais si cade dalla padella alla brace della stessa multinazionale.

Nessuna rivoluzione a stomaco vuoto.

Nessuna rivoluzione con lo stomaco pieno se a riempirlo sono le Big Farm.

La politicizzazione dell’arte culinaria pretende un posto ai banchetti di Gargantua e Pantagruele post-capitalistici, ritiene che la vita debba essere cuccagna e cornucopia.

Il movimento costrittivista invita possibilmente a darsi alla carne piuttosto che a mangiarsela!

I costrittivisti cercano alleanza con i sottrattivisti detti anche gruppo rivoluzionario a dieta. Con le dovute differenze perché noi “”Non siamo ansiosi, non c’abbiamo conflitti, noi c’avemo solo fame”.

I fighetti cinesi dei quartieri alternativi nelle grandi città, nel tentativo di imitare lo stile di vita della borghesia tecnocratica che allo stesso tempo disprezzano, domandano da tempo come status ribelle, oltre alle droghe chimiche, ogni prodotto che derivi dagli animali selvatici. Medicine con improbabili proprietà terapeutiche magiche, prodotti di bellezza, sostanze alteranti “naturali”, alimentazione…

Finché era soltanto la borghesia tecnocratica urbana ad avere questi comportamenti consumistici, considerati alla stregua del nostro “bio” o “naturale”, riprendendo le tradizioni millenarie delle nobiltà dinastiche, non vi erano epidemie, al massimo malattie che non uscivano dalle loro piccole decadenti cerchie.

Il dilagare della moda per i prodotti “naturali” derivati dagli animali selvatici nei fighetti cinesi ha portato da tempo alla produzione su larga scala di merci alternative per loro.

Perché prima gli animali selvatici non producevano così rapidamente e ciclicamente epidemie negli esseri umani? Non sarà piuttosto il processo stesso di lavorazione e raffinazione degli animali selvatici all’occidentale e la loro messa in produzione su larga scala ad essere la causa delle epidemie piuttosto che la visione romantica del mercato periurbano “sporco” (wet market) frequentato da quei maledetti e ignoranti e schifosi proletari cinesi?

Queste merci alternative si potevano trovare in qualsiasi supermarket à la “Natura Sì” e venivano offerti in tutti gli Hotel 5 Stelle. Una moda vuole che i fighetti organizzino spesso cene e feste a base di selvaggina esotica.

I consumatori di merci derivate dagli animali selvatici sono soprattutto “hipster” sotto i 40 con altissima scolarizzazione e reddito attorno o sopra i 3000 rmb e non il proletariato.

La Cina ha dovuto recentemente vietare la caccia di alcuni di questi animali selvatici come il pangolino perché entrati nella lista delle specie in via di estinzione. Tuttavia la domanda dei fighetti non è diminuita e l’offerta è diventata traffico illegale e non controllato, secondo per volume solo a quello delle droghe chimiche e in termini di profitto superiore addirittura quello delle armi.

BASTA CON IL RAZZISMO VERSO I CINESI: COLORO CHE HANNO DATO AVVIO ALLA PANDEMIA SONO MOLTO PIU’ SIMILI A NOI DI QUANTO POSSIATE IMMAGINARE.
GUERRA ALLO STILE DI VITA ALIMENTARE CAPITALISTA, GUERRA ALLA BORGHESIA E AI FIGHETTI CHE LA IMITANO! VIVA IL MOVIMENTO COSTRITTIVISTA - PER ORA ANCORA - AUTOSUGGESTIONARIO:  NEL SENSO CHE SUGGERIAMO DI STARE SEMPRE SUL PEZZO.

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