***LA DITTATURA DELLE PROLETARIE***

PARTE V

LA CRITICA RADICALE DEL FASCISMO, DEL POPULISMO E DEL SOVRANISMO NEL NOSTRO PROGRAMMA.

(i)

Si sarà capito che il nostro è una sorta di femminismo proletario intersezionale, tuttavia parliamoci chiaro: "intersezionale" è un termine ancora troppo postmoderno e patriarcale e non può soddisfarci. Vediamo di entrare ad esempio nel merito del rapporto tra razzismo e femminismo, si vedrà allora quanto il nostro approccio sia del tutto interno alla guerra di classe femminista e del tutto diverso da quello intersezionale "classico" delle femministe borghesi. Il femminismo borghese bianco occidentale ha fin qui, con la sua egemonia culturale, marginalizzato, colonizzato e imposto la sua visione di cosa sia o non sia l’autodeterminarsi in quanto femmina rivoluzionaria, con una violenza ideologica repressiva, razzista e fascista tale sui femminismi del pianeta da costringerli spesso a far loro una razionalità (e irrazionalità) femminile, la più idiota esistente, che non apparteneva loro affatto. Così le femmine proletarie del pianeta sono le più oppresse e sfruttate, non solo dai maschi e dalle femmine borghesi indirettamente, ma anche, finché non si affermerà LA DITTATURA DELLE PROLETARIE, ancora più direttamente dalle femmine proletarie bianche occidentali. “La femmina del Terzo Mondo” è una costruzione delle intellettuali femministe bianche occidentali e delle femministe borghesi non occidentali che hanno fatto propria la loro ideologia studiandola nelle accademie. Tale costruzione eterogenea è FALSA, ARBITRARIA E NON ESISTE: è un danno e un’offesa ai reali movimenti femministi proletari del pianeta. La questione resta sempre quella dell’etno-centrismo universalista, che vorrebbe risolvere una questione così complessa con la parolina magica di “differenza” della “femmina del Terzo Mondo”, un concetto non storicamente determinato, che paradossalmente equiparando sullo stesso piano di sfruttamento e oppressione patriarcale tutte le etnie e i meticciati femminili risulta addirittura oltraggioso. LA DITTATURA DELLE PROLETARIE RITIENE IL DIFFERENZIALISMO UNA FORMA DELL’UNIVERSALISMO E LO RIGETTA IN QUANTO SOTTOVALUTA LO SFRUTTAMENTO INDIRETTO DELLE FEMMINE BORGHESI E DIRETTO DELLE FEMMINE PROLETARIE BIANCHE OCCIDENTALI SUL RESTO DELLE FEMMINE DEL PIANETA ED E’ CONSIDERABILE UNA FORMA DI IGNOBILE EGEMONIA CULTURALE RAZZISTA CHE FA IL GIOCO DEL CAPITALISMO PATRIARCALE. Di fatto, la maggior parte delle pratiche discorsive femministe passa ancora per le accademie e sono le peggiori che ci possano capitare. Invece di autogestire, autoprodurre e auto-distribuire la produzione dei saperi femministi proletari siamo costrette ad accontentarci di ciò che produce selettivamente l’accademia. Negli Stati Uniti ad esempio le femministe borghesi - e a questa situazione non sfuggono nemmeno del tutto le xenofemministe - hanno buon gioco nell’aprirsi spazi per parlare del femminismo non occidentale, ma le femministe che non sono occidentali non hanno alcuno spazio per produrre un pratica discorsiva femminista proletaria propria. Soltanto nei movimenti delle proletarie del pianeta veri e propri, fuori dalle accademie, si producono i migliori saperi femministi contro il razzismo, l’universalismo e il differenzialismo patriarcale delle femmine borghesi occidentali o occidentalizzate. Iniziamo dicendo che il PATRIARCATO va analizzato e studiato in modo diversificato, esso non è uguale ovunque, non essendo uguale ovunque la sua pressione sulle femmine proletarie non è la stessa in ogni parte del mondo: questa pressione è storicamente e geograficamente determinata. Inoltre è doloroso ammettere che sono proprio le femmine proletarie occidentali più direttamente implicate nell’oppressione delle femmine proletarie del pianeta.

***LA DITTATURA DELLE PROLETARIE***

PARTE V

LA CRITICA RADICALE DEL FASCISMO, DEL POPULISMO E DEL SOVRANISMO NEL NOSTRO PROGRAMMA.

(i)

Si sarà capito che il nostro è una sorta di femminismo proletario intersezionale, tuttavia parliamoci chiaro: “intersezionale” è un termine ancora troppo postmoderno e patriarcale e non può soddisfarci. Vediamo di entrare ad esempio nel merito del rapporto tra razzismo e femminismo, si vedrà allora quanto il nostro approccio sia del tutto interno alla guerra di classe femminista e del tutto diverso da quello intersezionale “classico” delle femministe borghesi. Il femminismo borghese bianco occidentale ha fin qui, con la sua egemonia culturale, marginalizzato, colonizzato e imposto la sua visione di cosa sia o non sia l’autodeterminarsi in quanto femmina rivoluzionaria, con una violenza ideologica repressiva, razzista e fascista tale sui femminismi del pianeta da costringerli spesso a far loro una razionalità (e irrazionalità) femminile, la più idiota esistente, che non apparteneva loro affatto. Così le femmine proletarie del pianeta sono le più oppresse e sfruttate, non solo dai maschi e dalle femmine borghesi indirettamente, ma anche, finché non si affermerà LA DITTATURA DELLE PROLETARIE, ancora più direttamente dalle femmine proletarie bianche occidentali. “La femmina del Terzo Mondo” è una costruzione delle intellettuali femministe bianche occidentali e delle femministe borghesi non occidentali che hanno fatto propria la loro ideologia studiandola nelle accademie. Tale costruzione eterogenea è FALSA, ARBITRARIA E NON ESISTE: è un danno e un’offesa ai reali movimenti femministi proletari del pianeta. La questione resta sempre quella dell’etno-centrismo universalista, che vorrebbe risolvere una questione così complessa con la parolina magica di “differenza” della “femmina del Terzo Mondo”, un concetto non storicamente determinato, che paradossalmente equiparando sullo stesso piano di sfruttamento e oppressione patriarcale tutte le etnie e i meticciati femminili risulta addirittura oltraggioso. LA DITTATURA DELLE PROLETARIE RITIENE IL DIFFERENZIALISMO UNA FORMA DELL’UNIVERSALISMO E LO RIGETTA IN QUANTO SOTTOVALUTA LO SFRUTTAMENTO INDIRETTO DELLE FEMMINE BORGHESI E DIRETTO DELLE FEMMINE PROLETARIE BIANCHE OCCIDENTALI SUL RESTO DELLE FEMMINE DEL PIANETA ED E’ CONSIDERABILE UNA FORMA DI IGNOBILE EGEMONIA CULTURALE RAZZISTA CHE FA IL GIOCO DEL CAPITALISMO PATRIARCALE. Di fatto, la maggior parte delle pratiche discorsive femministe passa ancora per le accademie e sono le peggiori che ci possano capitare. Invece di autogestire, autoprodurre e auto-distribuire la produzione dei saperi femministi proletari siamo costrette ad accontentarci di ciò che produce selettivamente l’accademia. Negli Stati Uniti ad esempio le femministe borghesi - e a questa situazione non sfuggono nemmeno del tutto le xenofemministe - hanno buon gioco nell’aprirsi spazi per parlare del femminismo non occidentale, ma le femministe che non sono occidentali non hanno alcuno spazio per produrre un pratica discorsiva femminista proletaria propria. Soltanto nei movimenti delle proletarie del pianeta veri e propri, fuori dalle accademie, si producono i migliori saperi femministi contro il razzismo, l’universalismo e il differenzialismo patriarcale delle femmine borghesi occidentali o occidentalizzate. Iniziamo dicendo che il PATRIARCATO va analizzato e studiato in modo diversificato, esso non è uguale ovunque, non essendo uguale ovunque la sua pressione sulle femmine proletarie non è la stessa in ogni parte del mondo: questa pressione è storicamente e geograficamente determinata. Inoltre è doloroso ammettere che sono proprio le femmine proletarie occidentali più direttamente implicate nell’oppressione delle femmine proletarie del pianeta. Così come i maschi proletari, come abbiamo visto, sono più direttamente implicati nell’oppressione delle femmine proletarie. Occorre quindi ancora una volta adoperarsi ad un disvelamento teorico radicale per vedere il reale sfruttamento e andare oltre le apparenze feticistiche del capitalismo patriarcale che non ci permettono di attaccare laddove esso si può e deve abbattere una volta per sempre. Le femmine proletarie sono sfruttate due volte, sia come forza lavoro che come lavoro di cura della prole oppure come femmine proletarie senza prole oppresse per il fatto stesso di essersi autodeterminate contro il proprio destino biologico: sia nel primo caso che nel secondo caso le femmine proletarie sfruttano le femmine proletarie che non sono occidentali. Le sfruttano in quanto anch’esse sono doppiamente sfruttate (peraltro in parti del pianeta dove la possibilità di essere senza prole è relegata esclusivamente alla classe delle femmine borghesi): sono sfruttate BRUTALMENTE in quanto forza lavoro che produce la “materia prima” per l’Occidente e in quanto il loro lavoro domestico non può avvalersi di tutta la merce utile alla cura di cui sono le produttrici che va esclusivamente dalla parte delle femmine proletarie occidentali, dovendo PRODURRE IL LAVORO di cura stesso e non alternandolo TRA LAVORO E CONSUMO, ma, concretamente, quasi ESCLUSIVAMENTE COME LAVORO. Il lavoro di cura delle femmine proletarie occidentali è facilitato dalle merci utili allo scopo di cui sono le produttrici le femmine proletarie del pianeta. Inoltre l’intensità dello sfruttamento della forza lavoro di una femmina proletaria occidentale e di una femmina proletaria che non è occidentale non ha paragoni. Questo vuol dire che la causa della condizione di assoggettamento delle femmine proletarie del pianeta sia la femmina proletaria occidentale? Certamente no, essa sfrutta ed è spesso razzista, anche nelle forme femministe tolleranti differenzialiste, volontariamente o no, perché è essa stessa sfruttata dai maschi e dalle femmine borghesi che la costringono ad essere forza lavoro di produzione e forza lavoro di riproduzione (o forza di consumo tout court) e ad utilizzare da una parte mezzi di produzione prodotti con “materia prima” risultato del lavoro delle proletarie del pianeta e a consumare merci prodotte da esse. Cosicché il dominio delle prime sulle seconde sembra essere diretto. Mentre sono proprio i maschi e le femmine borghesi, ovvero il capitalismo patriarcale ad imporre con la violenza questa situazione disperata: le proletarie occidentali sono parzialmente liberate dalla fatica e dagli stenti per sfruttare meglio le proletarie del pianeta. La catena dello sfruttamento è chiaro e dietro vi è indirettamente ancora una volta il reale oppressore razzista e fascista: i maschi e le femmine borghesi. LE FEMMINE PROLETARIE DEL PIANETA, NON ATTACCANDO LE FEMMINE PROLETARIE OCCIDENTALI SI LIBERERANNO DAL LORO DOPPIO SFRUTTAMENTO INTENSIVO, MA UNENDOSI AD ESSE CONTRO I MASCHI E LE FEMMINE BORGHESI! Così come le femmine proletarie sono storicamente e geograficamente determinate e diversificate, così lo sono i maschi proletari. Il discorso sui maschi proletari del pianeta resta lo stesso che abbiamo condotto nelle precedenti parti, ma questo significa allora che anche IL PATRIARCATO E’ DIVERSIFICATO E CHE ANZI E’ DEL TUTTO MULTI-FORME E DEBBA ESSERE ATTACCATO NON IN UN PUNTO SOLTANTO: MA DA MOLTEPLICI POSIZIONI E DA DIVERSI PUNTI DEL PIANETA. Quanto alle femmine proletarie del pianeta che arrivano in Occidente esse diventano da subito sottoproletarie, con tutte le conseguenze del caso. Non ci parlate di integrazione, inclusione, multi-culturalismo, sono tutte strategie reazionarie ed esplicitamente dettate da una malcelata tolleranza borghese e patriarcale. NELLA DITTATURA DELLE PROLETARIE NON VI SARANNO STATI-NAZIONE, NE’ CONFINI, NE’ DIVISIONE INTERNAZIONALE DEL DOPPIO LAVORO DELLE FEMMINE PROLETARIE. I soviet si preparano ovunque a combattere l’integrazione che implica assimilazione alla cultura di accoglienza, nessuna femmina sottoproletaria non occidentale deve essere assimilata per divenire proletaria a tutti gli effetti, essa deve pretendere ed essere supportata per restare se stessa, felice e fiera come è, in quanto autodeterminata o in quanto libera di autodeterminarsi. Così come nessuna inclusione. Vedere il mondo secondo le categorie di inclusione/esclusione è concepire un mondo ancora secondo un DENTRO/FUORI, nessuna è FUORI, nessuna è DENTRO, tutte le proletarie e sottoproletarie saranno libere di ANDARE DOVE MEGLIO CREDONO E TROVARE SOVIET CHE METTANO LORO A DISPOSIZIONE TUTTO CIO’ CHE OCCORRE PER AUTODETERMINARSI o di restare se stesse come felici e fiere. Inoltre il multi-culturalismo è stato fin dall’inizio un sistema di classificazione delle etnie che è stato utile solo al patriarcato per dominare meglio coloro che non rientravano del tutto in categorie precise e rassicuranti, in quanto meticciato. LA DIVISIONE INTERNAZIONALE DEL DOPPIO LAVORO DELLE FEMMINE PROLETARIE FINIRA’ E CON ESSA ANCHE LA DIVISIONE DELLE PROLETARIE DEL PIANETA. CONTRO OGNI FORMA DI RAZZISMO E TOLLERANZA BORGHESE: UNITA’ DELLE FEMMINE PROLETARIE DEL PIANETA!! IL PATRIARCATO RAZZISTA E’ IL RISULTATO DI MASCHI E FEMMINE BORGHESI INCONSISTENTI, SOLO LE TIMOROSE POSSONO NON RIPORRE TUTTA LA LORO FIDUCIA NELLA NOSTRA DITTATURA DELLE PROLETARIE! IMPARATE LA DUREZZA, LA FELICITA’, LA FIEREZZA DALLE FEMMINE PROLETARIE DEL PIANETA E UNITEVI SENZA ESITARE AL NOSTRO PROGRAMMA DI AUTODIFESA E ATTACCO DIRETTO!

(ii)

Abbiamo visto nel precedente paragrafo quanto sia grande il rischio di come il razzismo possa colpire anche le femministe proletarie occidentali bianche, volontariamente o no, e come queste possano esercitare attraverso la loro egemonia culturale una forma di pressione ideologica violenta sui processi di autodeterminazione delle femmine proletarie che non sono occidentali. In seguito abbiamo disvelato come dietro questo razzismo che si presenta nelle forme dell’oppressione e dello sfruttamento delle proletarie non occidentali, oppressione e sfruttamento apparentemente diretti, si celi l’oppressione e lo sfruttamento reali dei maschi e delle femmine borghesi. Occorrerà addentrarci, ora, nel ventre della bestia razzista con gli strumenti che ci offre l’esperienza della guerra di classe e lo faremo analizzando radicalmente i rapporti tra femminismo, fascismo, populismo e sovranismo. Innanzi tutto c’è da dire che il fascismo non è che la prosecuzione della democrazia con altri mezzi, quindi tutti le sincere democratiche di oggi sono le potenziali fasciste di domani. Le fasciste non contano in realtà nulla senza questo potenziale ed immenso esercito di democratiche pronte a seguirle da un momento all’altro quando i loro piccoli o grandi interessi economici sono messi a rischio. Attenzione: non si tratta di un tradimento dell’ideologia democratica, ma di una delle sue possibili forme sempre a rischio di inverarsi, per un momento, per un periodo, per un ventennio, per un intervallo indefinito. Dunque non basta combattere le fasciste, occorre anche rifiutare la democrazia, rifiutando questa togliamo l’acqua di fogna sotterranea in cui prosperano i ratti fascisti ed eliminiamo il problema alla radice. La nostra critica radicale è finora intervenuta a questo modo: individua il nemico apparente e vi trova il nemico reale. Perché chiamiamo le fasciste “nemico apparente” pur essendo quelle che più da presso ci minacciano attraverso i loro maschi arruolatisi volontariamente come cani da guardia dell’ordine borghese e patriarcale? Questi non sono i maschi proletari e talvolta addirittura borghesi più pericolosi in assoluto per noi, per la sicurezza concreta dei nostri corpi e dei nostri spazi, a causa della loro laida e brutale violenza giustificata dall’ideologia più corrotta e guasta che esista? Un’ideologia contro le nostre più elementari libertà, come l’aborto, la difesa dagli stupri e dalle molestie, che giustifica l’obiezione di coscienza e fa una guerra senza quartiere e ipocrita per la famiglia tradizionale affinché si mettano in questione le nostre forme di autodeterminazione? Iniziamo con questa provocazione perché le femmine e i maschi fascisti non recluterebbero il loro esercito dai piccolo-borghesi avidi che ambiscono al potere dei padri-padroni borghesi, ma direttamente dal bacino di tutta la cooperazione sociale de* proletar* e sottoproletar*. Vi sono delle affinità storiche tra il primo fascismo e quello che potenzialmente si delinea, ma sono comunque costitutivamente molto diversi. L’affinità sta nelle tante rinnegate di estrema sinistra che hanno abbracciato ideologie se non fasciste ma che, a livello intermedio, ne preparano il terreno come il sovranismo e il populismo. Entrambi i fascismi sono un proseguimento della democrazia con altri mezzi ed entrambi hanno visto il rinnegamento e la diserzione da parte di molte compagne della prassi di estrema sinistra. Ma la parentela si ferma qui. Oggi per affermare se ci sarà o no il fascismo va analizzata sia la fine del precariato così come spiegato precedentemente, sia il rinnegamento delle compagne, sia il motivo di perché esso faccia breccia nel proletariato e nel sottoproletariato. Il precariato abbiamo visto che da problema è diventato soluzione, non c’è possibilità nel capitalismo patriarcale contemporaneo di uscirne perché esso si regge proprio sulla gestione del rischio e dell’insicurezza della vita quotidiana di ciascuno provocata da questa nuova forma di mercato della forza lavoro. Non c’è nessuna volontà di porre fine al precariato, perché con la fine del precariato il capitale patriarcale non potrebbe portare avanti la sua nuova accumulazione originaria finanziaria che si basa tutta sulla compravendita del generazioni future in quanto merce e in quanto capitale e tale accumulazione può andare avanti solo con la crisi. Senza precariato niente crisi, senza crisi niente capitale patriarcale, senza capitale patriarcale niente democrazia e senza democrazia niente fascismo. Quindi vediamo che il nuovo proletariato è il precario e chiunque pur avendo un lavoro a tempo indeterminato è continuamente messo in una situazione di rischio e di insicurezza. Se il primo fascismo era indotto dall’ambizione piccolo-borghese, il nuovo fascismo è indotto dal rischio e dall’insicurezza della vita quotidiana, per cui le femmine proletarie fasciste si sentono fantasmaticamente minacciata da tutte le parti, da nemici immaginari di ogni sorta, senza guardare dritto in faccia a chi realmente le minaccia: i maschi e le femmine borghesi. LA DITTATURA DELLE PROLETARIE ANNIENTERA’ IL FASCISMO PER LE STRADE E NEI LORO COVI, BEN SAPENDO CHE ESSO NON SI SCONFIGGE MAI DEL TUTTO SE NON SI SCONFIGGE PRIMA LA DEMOCRAZIA DI CUI E’ LA PROSECUZIONE. Per quale ragione molte femministe proletarie hanno rinnegato le loro convinzioni per le ideologie populiste e sovraniste, da quelle marxiste brune a quelle della ex “rude razza pagana”? E’ il processo stesso della PROSECUZIONE di cui parlavamo che è fondamentamene DIALETTICO: da una parte, si nega dapprima la democrazia in cui in fondo si credeva, ingannandosi sul fatto che essa stia fallendo e che sia qualcosa di costitutivamenrte diverso dal populismo o dal sovranismo, dall’altra si nega il reale motivo della propria condizione di insicurezza e rischio, della propria situazione concretamente minacciata. Poi la negazione della negazione: UN FANTASMA, un mondo pieno di responsabili immaginari di tali minacce concrete. IL FASCISMO non è che lo spostamento di tutte la propria carica sovversiva, stavolta non colma di energie libidiche inconfessabili come nel primo fascismo, non endorfinica, ma colma di paura, angoscia, stress, quindi adrenalinica, su una guerra contro la propria stessa classe condotta su un piano del tutto emozionale. L’amigdala di tutti sarà duramente messa alla prova in futuro. Ovviamente i maschi e le femmine borghesi hanno tutto l’interesse a deludere le aspettative sulle convinzioni più ingenue delle proletarie sulla DEMOCRAZIA LIBERALE per preparare il suo statuto più duro che non ha niente di eccezionale, ma che è solo un modo di vincere temporaneamente sulla GUERRA DI CLASSE FEMMINISTA, UNICA GUERRA NEL MONDO CHE STA DAVVERO METTENDO IN CRISI, DIRETTAMENTE E INDIRETTAMENTE, IL CAPITALE PATRIARCALE SOTTO TUTTI I PUNTI DI VISTA. I maschi e le femmine borghesi stanno facendo il doppio gioco: da una parte difendono la democrazia dall’altra ne preparano la prosecuzione in altre forme per salvare la crisi, il nuovo mercato della forza lavoro, la nuova accumulazione originaria di capitale finanziario e, infine, TUTTE LE CONQUISTE DEL MOVIMENTO FEMMINISTA PROLETARIO SUL TERRENO DEL LAVORO, DELLA RIPRODUZIONE, DELLA FAMIGLIA NON TRADIZIONALE, DELL’AUTODETERMINAZIONE DI GENERE E DI TUTTI I SUOI DIRTTI CONQUISTATI ALL’INTERNO DELLA DEMOCRAZIA BORGHESE E PATRIARCALE STESSA. Ma poiché la democrazia è come il celebre riquadro in cui vi è scritto “tutto ciò che è scritto qui dentro è falso”, tali diritti sono un paradosso che se rivendicati realmente possono essere pretesi solo scontrandosi con la polizia. Per chi punta il dito sul mentitore cretese non resta che il riot. Dunque, dietro il fascismo si nasconde la democrazia e se il primo è il “nemico apparente”, il secondo è il nemico reale. Abbattendo il secondo si abbatte definitivamente il primo, se si attacca esclusivamente il primo esso verrà cacciato nelle fogne ma tonerà continuamente allo scoperto. Quanto al populismo esso non è che l’ideologia stessa della democrazia: RIFIUTANDO LA DEMOCRAZIA, LA DITTATURA DELLE PROLETARIE RIFIUTA ALLO STESSO TEMPO DI CONSIDERARE IL PROLETARIATO UN POPOLO E QUALSIASI IDEOLOGIA CHE AUSPICA IL POTERE AL POPOLO COME POPULISTA. Occorre essere parziali e partigiane, non confonderci MAI in uno sterile universalismo con le femministe borghesi, fasciste e populiste. NON FACCIAMO POPOLO CON ESSE, NOI SIAMO LA PARTE CHE RAPPRESENTA IL TUTTO. Sembrerà ingiusto, ma si tratta di rovesciare radicalmente un sistema di interessi e i nostri interessi, per il fatto stesso di essere le più oppresse e le più sfruttate, sono già gli interessi d tutta la specie umana e della stessa biosfera. LA DITTATURA DELLE PROLETARIE, INOLTRE, COMBATTE IL SOVRANISMO; PRODOTTO STORICAMENTE DETERMINATO DAL FALLIMENTO DELLA GLOBALIZZAZIONE DEMOCRATICA, PERCHE’ PRETENDE UN PIANETA LIBERO, APERTO, SENZA FRONTIERE. NON POSSIAMO DIRCI NEMMENO INTERNAZIONALISTE IN QUANTO NON RICONOSCIAMO ALCUNA AUTORITA’ AGLI STATI-NAZIONE, SIAMO INTERAMENTE DI QUESTO PIANETA E NON VI E’ SOVRANITA’ CHE TENGA SE NON LA SOVRANITA’ DELLA FEMMINA PROLETARIA!!

(iii)

Il colonialismo non ha mai avuto fine, esso è oggi ancora operante in forme ancora più aggressive, in questo senso gli studi post-coloniali rappresentano, anche nelle loro forme più radicali, una utile cortina accademica per occultarne il processo. Il colonialismo da estensivo è diventato intensivo ma come alcune femministe hanno affermato esso non ha mai cessato di “razzializzare” la vita associata, ciò che aggiungiamo noi è che gli strumenti di tale “razzializzazione” si sono annidati laddove i sinceri democratici meno se l’aspettavano, ovvero nel multi-culturalismo, nei tentativi di integrazione e inclusione culturali che hanno portato neanche troppo inaspettatamente dritti all’inferno materiale dei CIE (poi dal 2017 CPR), e nella precarizzazione planetaria dei rapporti di produzione. Il discorso materiale sulla razza dell’estrema destra è stato messo a tacere con mezzi culturali e non con mezzi materiali. Trattandosi di un discorso materialista di estrema destra come hanno già fatto notare sottilmente alcune femministe radicali qualsiasi manovra politica di estrema sinistra per annientarlo con discorsi che auspicano cambiamenti esclusivamente sovrastrutturali non lo sfiorano minimamente. Non si tratta di sopravvivenza del colonialismo e del razzismo attraverso la democrazia ma di una democrazia che ha continuato ad essere colonialista e razzista materialmente nel momento stesso in cui culturalmente si considerava oltre, post e anti-razzista. Non che la democrazia possa fare altrimenti, essa non è che una costruzione tutta culturale e politica e non può che combattere tutto ciò che la minaccia materialmente con la cultura e la politica, per questo diciamo che il fascismo è la prosecuzione della democrazia con altri mezzi. Quando la democrazia che è una sovrastruttura culturale e politica che si difende REALMENTE col fascismo dalle minacce materiali, tra cui il fascismo stesso (non vi scandalizzate dunque se polizia e fascisti si sentono tanto contigui: abbiamo ascoltato tante volte dai poliziotti appellare fascisti con frasi come “è uno di noi”), quando le minacce materiali si fanno insostenibili il fascismo cessa di costituire allo stesso tempo DIFESA E MINACCIA DELLO STATO DEMOCRATICO e si innalza anche a sovrastruttura, cioè a cultura e politica, rendendolo più solido e autoritario e allo stesso tempo mostrando il REALE VOLTO DELLA DEMOCRAZIA. Così in realtà il razzismo e la razzializzazione materiali della vita associata sono necessari alla democrazia che li combatte formalmente e culturalmente, necessari al punto che senza di essi crollerebbe con il fascismo anche la democrazia. Perché chiamiamo ancora post-coloniale il femminismo proletario che critica l’egemonia culturale del femminismo occidentale bianco accademico? La stessa esistenza di questa critica ci fa intendere che la colonizzazione sta continuando, laddove non con la guerra, contro le femmine proletarie del pianeta con mezzi più subdoli ed efficaci. Quando parliamo di materialismo, non intendiamo un ritorno al destino biologico né un ritorno all’economicismo tout court, né esclusivamente a una risoluzione della guerra di classe corpo a corpo priva di una teoria radicale che la rischiari. Quando parliamo di materialismo intendiamo sì la guerra di classe, forza contro forza, ma condotta con mezzi nuovi e mai visti prima, intendiamo che l’autodeterminazione non è un processo esclusivamente ideale ma un processo che mette in gioco e in movimento tutto un insieme di insidie e di prese favorevoli materiali e reali. Il processo di soggettivizzazione è materiale e concreto, quindi perché non dovrebbe esserlo quello di AUTODETERMINAZIONE DEL GENERE? Per questo motivo le femmine proletarie che si autodeterminano trovano molti più ostacoli di quelle parzialmente o totalmente soggettivizzate secondo il sistema di ruoli e gerarchie del patriarcato. Non si può certo dire che una femmina, seppur di provenienza proletaria, che diffonde il suo sistema di pensiero di femminista bianca occidentale attraverso un’università prestigiosa sia del tutto AUTODETERMINATA visto che ricopre un ruolo di egemonia materiale che danneggia le femmine che non sono occidentali e quindi ricopre anche il ruolo di soggettivizzatrice contro L’AUTODETERMINAZIONE DELLE FEMMINISTE PROLETARIE. Come si è autodeterminata? In quanto femminista proletaria che partecipa attivamente alla guerra di classe o in quanto femminista soggettivizzatrice che intende indirizzare tale guerra? C’è da dire ancora che la guerra di classe verrà realizzata dalle femmine proletarie e che esse si serviranno dei loro stessi saperi autoprodotti per condurla e non di quelli prodotti dalle femministe intellettuali universitarie che vogliono prendere la testa del movimento femminista planetario? Dunque ci sembra che i discorsi che abbiamo portato avanti, poiché autoprodotti dal FUNNY SOVIET, ovvero da un gruppo di femministe proletarie e maschi proletari riprogrammati secondo le regole della DITTATURA DELLE PROLETARIE, siano non soltanto i più critici verso i femminismi universitari più avanzati dell’epoca ma anche i più estremisti e conseguenti in circolazione. Dire che il femminismo post-coloniale copre le spalle al colonialismo presente tout court significa dire che esso dovrebbe rimettere al centro del proprio discorso, se non vuole risolversi in un culturalismo che danneggia materialmente le femmine proletarie, il concetto materiale di estrema destra di “razza” e quello di “razzializzazione” per analizzarli e sradicarli una volta per sempre. Il multi-culturalismo e i discorsi contro l’etnicizzazione non solo sono pie intenzioni progressiste del tutto inefficaci, ma hanno funzionato al contrario, sono fallite, costruendo le nuove differenze materiali razziali utili all’estrema destra, annettendo e classificando per la prima volta tutte le sfumature del meticciato e rendendole governabili. Abbiamo già detto che integrazione e inclusione non funzionano, ma non funzionano perché non sono una forza materiale tale da potersi opporre alla forza materiale del razzismo e della razzializzazione dell’estrema destra. Chiunque creda nella democrazia non può non avere forme di razzismo più o meno involontarie, perché la democrazia si basa sulla tolleranza e l’accoglienza, l’integrazione e l’inclusione, invece che sulla libera circolazione senza frontiere delle persone piuttosto che delle merci. Molti sono razzisti inconsapevoli oppure sotto sotto lo sanno, pur dichiarandosi di sinistra o, peggio, di estrema sinistra, perché credono ancora nella democrazia, non sono abbastanza liberati per sentirsi oltre la sorellanza e la fratellanza, per sentire l’Alterità come incommensurabile e incondizionata dividendoci del tutto la vita quotidiana. Non soltanto il fascismo è la prosecuzione della democrazia con altri mezzi ma tutta la storia e le basi storiche dei democratici si reggono su un razzismo originario spietato e davvero poco umanitario per i loro discendenti che oggi si dicono tali. Il segreto della razzializzazione va cercato nella precarizzazione planetaria dei rapporti di produzione, segreto che non riposa in un’analisi economicista ma che fa convergere i processi di razzializzazione coloniale di oggi, l’autodeterminazione del genere, il femminismo proletario ed infine la nostra teoria strategica sulla fine del precariato. Il processo di destabilizzazione della vita quotidiana che prepara il terreno al fascismo causato dalla fine del precariato l’abbiamo già descritto, qui va aggiunto soltanto che esso non prepara solo la presa della sovrastruttura da parte del fascismo, ma realizza questa presa deviando l’attenzione dal motivo di tale destabilizzazione: la singolarizzazione assiomatica dei rapporti di produzione planetari come soluzione critica del capitale patriarcale. Questo è uno dei motivi che sono alla base del differenzialismo razziale cui si può solo rispondere favorendo in ogni modo possibile L’AUTODETERMINAZIONE INCODIZIONATA MATERIALE DELLE FEMMINE PROLETARIE NON OCCIDENTALI, METTENDOLE AL RIPARO DAI FEMMINISMI BORGHESI E ACCADEMICI POST-COLONIALI. RICONOSCENDO CHE NON C’E’ ALCUNA FASE POST-COLONIALE, CHE IL COLONIALISMO CONTINUA E SI PRESENTA NELLA FORMA DELLA RAZZIALIZZAZIONE DELLA VITA ASSOCIATA. Inoltre. DIETRO LA RAZZIALIZZAZIONE DELLA VITA ASSOCCIATA VI E’ IL VECCHIO MULTI-CULTURALISMO PROGRESSITA DI CUI NE E’ LA CAUSA. SCONFIGGENDO IL MULTI-CULTURALISMO PROGRESSISTA SI SCONFIGGE UNA VOLTA PER TUTTE ANCHE IL RAZZISMO. PER SCONFIGGERE IL MULTI-CULTURALISMO OCCORRE PORTARE AVANTI SENZA PIETA’ VERSO LA RAGIONE UMANITARIA LA GUERRA DI CLASSE DELLE FEMMINE PROLETARIE E METTERE FINE ALLA PRECARIZZAZIONE DEI RAPPORTI DI PRODUZIONE PLANETARI. QUESTI SONO TUTTI PASSAGGI NECESSARI PER ABBATTERE IL PATRIARCATO. LA FEMMINISTA PROLETARIA MIRA ALLA SUA DITTATURA E IL SUO FUCILE SEMPRE CALDO E’ LA SUA OSTINAZIONE NEL RITENERE RESPONSABILI DI TUTTO I MASCHI E LE FEMMINE BORGHESI.