LA CITTÁ ESPLICITA: OLTRE IL CADUTISMO.

PARTE II

Associazione Psicogeografica Romana

 

È ora di chiarire alle anime belle che si fanno ancora illusioni di far parte della sovversione che sta migrando senza capi né sottili ideologi tra le palle verso la Città Esplicita che essa è uno spazio incivile che è stato realizzato con lo stesso materiale con cui si esprimono le emozioni forti.  Non c’è spazio per chi lamenta degrado, oscenità e turpitudine, qui niente è intessuto della materia dei sogni né si tratta di una utopia visionaria e creativa che vi salverà il culo all’ultimo momento quando vi accorgerete che la rivoluzione è arrivata, vi sfugge di mano e vi fa orrore. Ben venga l’orrore della catastrofe, aspettiamo l’ultima guerra: quella delle emozioni fuori controllo. Noi de-gentrifichiamo i luoghi dei fighetti rendendoli insopportabili e nel facendolo rendiamo imbarazzante e molesta la vita alla sinistra radical chic e radical fake.  

LA CITTÁ ESPLICITA: OLTRE IL CADUTISMO.

PARTE II

Associazione Psicogeografica Romana

Ancora sulle città che vogliamo. Perché questa tregua che ci siamo presi dalla memoria, questo oblio che ci occorre per iniziare la nostra migrazione acefala, dispersa e che si avvicina da tutte le direzioni verso la Città Esplicita non diventi un pretesto per il ritorno degli errori e dei fantasmi rivoluzionari e urbanistici più banali. Il rischio che corriamo è una mossa scontata à la Nietzsche, autore che ben venga per gli adolescenti ma che non fa davvero più per noi dal momento in cui il numero delle nostre masturbazioni reali e mentali è drasticamente diminuito. Il rischio è di rivivere come in un eterno ritorno stessi gesti, stesse emozioni, stesse parole, stesse azioni, stesse pratiche, stesse forme di abitare la stanza, la casa, il quartiere, il covo, le barricate, la città, il pianeta. Mentre la nostra mossa è diagonale e tutta pensata per un nuovo inizio che non ripeta mai più il passato, perché si aprano spazi di invenzione e tattiche inedite per la guerra di classe mai viste prima. Accorti quindi! Intanto cominciate a riconoscervi tra di voi per la traversata verso voi stessi e non perdetevi, occorre ritrovarci.

Sono trenta anni che la retorica dello spaesamento lavora contro il kairos rivoluzionario: ritrovarsi, al contrario, lavora alla folle lucidità dell’incontro fortuito che tutto cambia e che spezza ogni forma di destinazione per cui eravate stati programmati dal Nuovo Capitale. Quella degli incontri fortuiti nella Città Esplicita dovrà diventare una scienza esatta e portare a comportamenti immediati: l’amicizia, la passione, l’intesa, l’autodeterminazione, l’autogestione. Mai più flâneur che passeggino solitari al tempo delle tartarughe e che tutto e tutti osservano senza concludere mai nulla, mai più folle che diventino l’ornamento per le festività della tua patria, del tuo sindacato o del tuo partito, mai più comunità chiuse che vincolino e limitino le libertà dell’individuo per la sua sicurezza, mai più sciami che producano una classe “plagiata” più che “disagiata”.     

È ora di chiarire alle anime belle che si fanno ancora illusioni di far parte della sovversione che sta migrando senza capi né sottili ideologi tra le palle verso la Città Esplicita che essa è uno spazio incivile che è stato realizzato con lo stesso materiale con cui si esprimono le emozioni forti.  Non c’è spazio per chi lamenta degrado, oscenità e turpitudine, qui niente è intessuto della materia dei sogni né si tratta di una utopia visionaria e creativa che vi salverà il culo all’ultimo momento quando vi accorgerete che la rivoluzione è arrivata, vi sfugge di mano e vi fa orrore. Ben venga l’orrore della catastrofe, aspettiamo l’ultima guerra: quella delle emozioni fuori controllo. Noi de-gentrifichiamo i luoghi dei fighetti rendendoli insopportabili e nel facendolo rendiamo imbarazzante e molesta la vita alla sinistra radical chic e radical fake.  

Entrata libera nell’immediato per tutti, tranne che per chi porta la pestilenza emozionale nazi-fascista, anche adesso che leggete: siete entrati nello Spazio Esplicito e rischiate di brutto di essere arruolati e sentire il richiamo della guerra di classe: a vostra insaputa. Già da tempo la combattete con virulenza spontanea: ogni volta che accelerando dietro a un branco di unicorni rosa che si suicidava giù dal precipizio, lo aggiravate, accorgendovi di non aver mai e poi mai fatto parte di alcun popolo. La guerra di classe non è costituita solo dai molti che migrano nella, dalla, verso la Città Esplicita, in una parola: presso se stessi. Ma anche da tutti coloro che vogliono espugnare le fortezze della ricca borghesia in festa. Volete una vita emozionale che fotta le miserie sentimentali e umane di questo mondo? Non restate umani allora.

Sappiate che alle emozioni occorrono passioni reali e che soltanto con il pieno di godimento della materialità si può elevare davvero il sentimento fino all’amore. Occorre, allora, un Bureau specializzato, un ufficio rizomatico, diramato e invisibile che faccia potenziare l’amore e il vizio nella Città Esplicita, abbiamo bisogno di un’intelligence fatta di individui senza scrupoli e capaci di fare il doppiogioco con l’avversario capitalista e fascista, disposti a tutto per la causa del crepacuore. È ora di avere i nostri servizi segreti per l’assalto alle feste della ricca borghesia e per l’infiltrazione di tutti i loro ambienti di ritrovo. Diffondere voci di corridoio, leggende urbane, porno-mitologie sull’esistenza finalmente dello spietato “amore burocratico”: del “Bureau delle passioni”. Alla Città Esplicita occorrono brigate anarchiche, comuniste e anti-fasciste dell’amore per prosperare e prendersi tutti i luoghi che vogliamo: e non parliamo del pallido ed esangue spazio pubblico.

“Un’altra fine del mondo è possibile” si scrive sui muri della rivolta gialla. Il giallo da colore della follia è diventato il nuovo colore dell’anarchia. Ma questa fine del mondo o la loro? Cosa ci importa se porta solo a rivendicare più spiccioli in questo mondo? Noi vogliamo l’abolizione del denaro perché tutti si viva nel lusso o pensavate che lavoravamo alla vostra sudditanza? Mentre gli accelerazionisti si contendono con il Nuovo Capitale la salvezza di questo mondo, c’è chi sguazza nella sua fine, anticipandola nella propria immaginazione malata, si racconta la favoletta che ritorna a tutte le generazioni di vivere in un nuovo medioevo 666: poveri imbecilli! Tutte le generazioni hanno conosciuto la propria Apocalisse è vero, ma questa in particolare è la più inetta perché le è stato negato anche il piacere del giudizio finale: tutto è opinione, prank, debunking, complottismo, post-verità, non potete giudicare niente dalla vostra posizione. Questi comunisti affascinati dall’esoterismo sono finiti nel comunismo per caso, presi in una conveniente rete di relazioni che non sanno può trasformarsi da un momento all’altro in una mattanza di tonni.

Questi comunisti della post-verità che chiamiamo “Cadutisti” non si mostrano mai davvero per quello che sono, si credono angeli “caduti dal paradiso” come il Diavolo invece che nati sulla terra dalla fica sforbiciata delle loro madri come tutti i compagni. In quanto Diavoli e Maligni non fanno che rappresentare in negativo la narrazione giudaico-cristiana del mondo. Si illudono di essere superiori al prossimo, facendo scontare ai più ingenui la loro meschina egemonia culturale in un’epoca in cui tutta la cultura è tenuta nella stessa considerazione della monnezza, bella, terribilmente bella, ma destinata all’inceneritore e ad inquinare il pianeta. Ed è causa loro: perché hanno diffuso tanto di quel folklore postmoderno cadaverico da venti anni a questa parte senza prendersi alcuna responsabilità della demenza senile con cui hanno contagiato l’antagonismo. Inoltre, lungi il medioevo dall’essere stato un momento di disperazione e tragedia, come loro ben sanno, più che streghe, stregoni e luciferini è stato uno dei momenti più lunghi della guerra di classe e del rifiuto del lavoro: la più grande festa che l’umanità abbia mai conosciuto. Se era per i 666, le streghe e gli stregoni eravamo ancora nei boschi a girare pentoloni e a rovesciare stigmi inutilmente nei sabba invece che a godersela dritti, espliciti e senza paura.

Il silenzio che è ben tenuto dalla polizia sulla diffusione delle città esplicite è la loro più grande vittoria. L’attenzione è distolta, ma non si potranno ignorare ancora a lungo. Si fa tanto rumore attorno a dispute esoterico-politiche che finiscono per stancare anche i più motivati tra la sinistra radical fake e a farli sprofondare nel ridicolo. Oppure a prender parte alla giostra contro il governo e la sua opposizione da parte della sinistra radical chic, senza considerare che gli abitanti della Città Esplicita sono individui che vogliono la fine della Civiltà capitalista e con essa di ogni Civiltà, che se ne sbattono da sempre dei politici, perché non hanno mai dato alcun diritto sulla propria vita al parlamento, ai partiti o agli anti-partiti. Siamo circondati di compagni che hanno voluto e ottenuto una Disneyland distopica in fondo e ora vivono dentro netflix, chiusi da tutte la parti, sotto una coltre nera, comandati da un Re del Pop Corn.

La “Teoria della classe Disagiata” di Ventura sta alla “Teoria della classe agiata” di Veblen come “Il Capitale nel XXI secolo” di Piketty sta al “Il Capitale” di Marx, trovano il tempo che trovano, sono una farsa, è proprio ciò che vogliamo evitare: la mancanza di un nuovo inizio e la stanca ripetizione del passato. Le critiche della sinistra radical fake poi a Ventura fanno ridere in quanto espressione di una classe ancora peggiore, la “classe plagiata” dal Nuovo Capitale di cui eviteremo la teoria. Il Cadutismo, ovvero l’ideologia di coloro che si sentono superiori perché caduti dal Paradiso sta per finire, eppure la Città Esplicita include già parzialmente anche loro, volenti o nolenti. Perché pur essendo dei cazzari, le loro cazzate appartengono al linguaggio dell’esplicito, anche se non ancora al suo spazio. Devono ancora iniziare la loro migrazione assieme a tutti i migranti di questo pianeta, sono ancora troppo in debito con il passato, vogliono troppo costruire il futuro senza capire che non esiste se non nella rivoluzione in processo. Come abbiamo scritto nella prima parte di questo pamphlet, la Città Esplicita, questi cazzari non hanno capito che dovrebbero fare una tregua con tutto l’immaginario che è stato. Rifiutarsi di proiettarsi troppo velocemente nel futuro come degli eiaculatori precoci.

Se rivoluzione significa soltanto sostituire un ordinamento sociale esistente con uno migliore, noi non ci saremo. Vogliamo farla finita per sempre con ogni tipo di ordinamento e logica di sostituzione. Se invece rivoluzione vuol dire realizzare nell’immediato il nostro Altrove sottraendoci dalla totalità, destituendola delle sue fondamenta, allora nella misura esatta in cui questa mossa obliqua avviene ci sarà un reale negazione del mondo così com’è. Diffondere le nostre pretese per una Città Esplicita è portare dappertutto la parola d’ordine, inventata per la prima volta da J J J, di “Create uno spazio elastico”. Ovvero uno spazio relazionale che sappia restringersi al momento opportuno e ridurre i suoi luoghi al minimo, di modo da sfuggire al nemico nazi-fascista quando attacca a sorpresa vigliaccamente con tutte le coperture politiche e istituzionali del caso o alla repressione della polizia. Oppure di modo da aumentarsi quando si tratta di travolgere il nemico e prenderne i luoghi per accrescersi la superficie e fortificarla.  Tutto il tempo che abbiamo da perdere, tutto la nostra lubricità, tutto la nostra ribellione saranno incorporate consapevolmente o no in una Città Esplicita, perché essa è ormai la città che ti sta già dicendo in questo esatto momento come ribellarti.