L’Equazione Universale di Generazione diventa finalmente un e-book, stiamo parlando del libro di Luca Arnaudo "Sic Transit", pubblicato nel febbraio 2009 dalle edizioni Nerosubianco di Cuneo che qui potete scaricare per la prima volta in pdf. Le fotografie sono state scattate a Roma nel mese di ottobre 2008 da Susana Presno Polo con una fotocamera digitale Rollei. La composizione grafica e del testo è stata realizzata da Fabian McDonald. La copertina riproduce un disegno-incisione di Nito Contreras, "S.T.", realizzato appositamente per l'edizione. Il testo del post è il nostro appassionato contributo di lettori a questi racconti che ci hanno entusiasmato dalla prima all'ultima riga.   

Sic Transit. Foto di Susana Presno Polo, Roma 2008

Questo libro lo puoi frequentare passando per la strada principale, magari, come suggerisce l’autore, in bicicletta, senza destino. Le fotografie di Susana Presno Polo invitano a fare questo viaggio sotto un cielo pluviale, attraverso i diversi racconti, e pare proprio che debba essere un viaggio felice, ma insomma sì: niente di speciale, uno dei tanti che si è già fatti con la propria bici, anche se sempre ci accompagna la sensazione che le persone che incrociamo, le diverse situazioni che avvertiamo, le atmosfere che percepiamo facciano parte di un disegno, ignoto quale esso sia. Andiamo in linea retta con la bici così come abbiamo imparato a leggere un libro, ignorando o sfiorando con leggerezza tutte le possibilità che sono ai suoi bordi. Come dice l’autore: tutto si parla e niente s’intende, e amen. Allora questo libro lo puoi frequentare anche a questo modo. A questo lettore – distratto come un camminatore assorto – potrebbero sembrare racconti leggeri, piacevoli, alle volte fantastici, qualcheduna inconcludenti, ma sempre pieni di grazia, insomma già così non sarebbe affatto male. Ma, guai alla distrazione! Qualcosa c’è sotto. Torniamo indietro e, stavolta, deviamo verso i vicoletti. Ci ritroviamo allora in un labirinto che sembra un rompicapo. Ci perdiamo. Siamo senza mappa, il racconto intitolato Bandolo ci aveva messi sul chi va là e decidiamo di zigzagare tra le pagine, di frequentare con più attenzione i bassifondi del libro, di cercare gli indizi lasciati, alle volte buttati lì come una bella frase qualsiasi. L’attenzione ai dettagli sarà decisiva. Non stiamo usando una metafora: l’impaginazione del libro, dalla scelta dei caratteri con cui è stampato all’uso originale delle note a margine con diverse soluzioni grafiche non è casuale, ma un suggerimento a immergersi in questa atmosfera di corrispondenze elastiche. C’è un mondo in questa trama di vicoletti che né il lettore in linea retta né il giocatore di sudoku sono abituati a considerare.  E a un certo punto l’euforia che ci prende è tale che pensiamo forse di essere all’altezza di cogliere il disegno di cui facciamo parte. Euforia che ci obnubila, non vediamo ancora che il bersaglio è sfuggente. Il libro improvvisamente si è aperto come mai ci saremmo aspettati: è pieno di pieghe nascoste e avvincenti. Pensiamo che questo Arnaudo ha scritto dei racconti ma ha nascosto un romanzo;  poi che questo Arnaudo ha scritto un romanzo ma ha nascosto una teoria del mondo; poi che questo Arnaudo ha scritto una teoria del mondo ma ha nascosto l’equazione per spiegarlo e così via, fino al Suono Primo – che peraltro fa passare il mal di denti - , fino alla Superiore Composizione. Un esperimento letterario, si direbbe. Ma no! In realtà per chi conosce l’opera dell’autore si tratta di esperipenti. Valle-Inclàn paragonava l’estetica degli esperipenti all’effetto deformatore dell’immagine che producono gli specchi concavi del Callejón del Gato a Madrid. Ma rispetto ad allora l’autore dopo tanti esperipenti non ha più alcun bisogno di “degradare i valori letterari consacrati”. Ha trovato una formula esatta o, forse, più di una e vi gioca a piacere per il piacere del lettore. Si è passati dalla deformazione divertente, ma pur sempre grottesca dell’esperipento alla grammatica della fantasia di Gianni Rodari. Là si ammazzava il tempo, qui si ammazza lo spazio, così come lo ammazza ogni giorno il progresso trasformandolo in junkspace, e ci si beffa - senza dire nulla al malcapitato – di chi si ostina a passare per la via maestra. Ma così come si ammazza il tempo per meglio goderselo, così è per lo spazio, e se lo si vuole ritrovare, basta immettersi sulle stradine laterali, infilarsi nelle pieghe, per imbattersi magari in un manuale o una mappa che ti possa aiutare a farti un’idea di dove sei finito a forza di pedalate qui e là. In entrambi i casi non si tratta di capire chi è l’assassino, è ovvio che sia il maggiordomo. Non è un giallo, pur essendo un gioco letterario per indizi. Faremo un solo esempio, uno solo, perché mettersi a spiegare le pieghe è come rivelare il finale nelle cose in linea retta. Il ciclista che esce di casa all’inizio del libro subito dopo essersi svegliato si ritrova in un incrocio, vede Pasquale, il matto del quartiere che si fuma una sigaretta e parla al suo amico fioraio davanti a un caffè biliardo. Alza lo sguardo e al terzo piano dell’edificio di fronte vi è un uomo, curvo come un punto interrogativo che armeggia all’esterno con una grondaia. Quell’uomo pone la domanda di questo libro. Proprio quell’uomo, in quell’esatto istante, ma in un’altra piega, guarda giù e vede il ciclista: una piccola automobile arancione con dentro un violoncellista non lo mette sotto per un soffio. Poco più in là, in fondo alla strada c’è una ragazza che esce da un ferramenta. La posizione dell’uomo, le traiettorie del ciclista e del violoncellista (e della ragazza) “corrispondono con mirabile precisione” alle linee dell’incisione che troverete sulla copertina, nella quale si era nascosto un dio. Ma neanche questo dio sa che il violoncellista giunto a destinazione eseguirà una composizione corrispondente in tutto e per tutto a quest’incisione. Alla base c’è l’Equazione Universale di Generazione appena scoperta, anticipata cinquant’anni prima da un ricercatore pazzo che cercava di trasformare le composizioni musicali in equazioni differenziali alle derivate parziali, sul modello delle equazioni di bilancio della fluidodinamica, il cui collega tiene nella tasca interna dell’impermeabile un portafogli e un quaderno di appunti… Questo transitare delle piccole e grandi cose della vita le une nelle altre, attraverso lo spazio e il tempo, come scrive l’autore “si confida almeno essere un divenire, un modo diverso di proseguire ancora e dovunque oltre cenere, polvere, traffico, eccetera”. Ma basta così. Caro lettore, dovrai darti da fare.

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