Per quanto densa e chiusa sia una città, ci sono sempre un cielo e una terra che la cingono ampi, aperti – e che s'incontrano di tanto in tanto in un luogo appartato, si raccolgono in uno spazio marginale: l'Orto Capovolto, a Roma, è uno di questi. Seguendo Gilles Clement e la sua "Breve storia del giardino", si potrebbe sostenere che l'orto sia un'origine e insieme fondi il futuro, perché si regge su un equilibrio eterno tra necessità, bellezza, funzionalità, invenzione. Da esso, inoltre, sempre secondo Clement sono emersi elementi fondamentali per la nostra visione del mondo, e poi dell'arte: ordinamento, cadenza, prospettiva, una questione di misure. Prendiamo nota di queste considerazioni dedicate a un ordine vivo, organico di forme, e proviamo a ragionare un poco di una mostra che dentro l'Orto Capovolto ha riunito due artisti dalle sensibilità diagonali, capaci di prendere avvio per l'occasione proprio dal cielo e dalla terra, Ono Emiliani e Derek White.

opera di Ono Emiliani

Passeggiando per l’orto troverete disposte in ordine sparso una serie d’immagini di uccelli in volo, alcune appese a un filo, altre infisse tra i filari di verdura come improbabili spaventa-spaventapasseri: osservate queste immagini più di vicino. Gli storni, presi a combinarsi in forme fantastiche ed effimere rese in un elegante bianco e nero fotografico, sono accompagnati da una punteggiatura lieve che rende i movimenti del volo un prodigioso, ininterrotto discorso celeste. Con l’interesse di un aruspice e l’attenzione di un amanuense, Derek White si è dedicato a questo testo muto scorto attraverso lunghe osservazioni dei cieli di Roma, dotandolo di una possibile sintassi e consegnandolo infine a un libro di misteriosa bellezza sin dal titolo, { untitled: under the auspices }. Del resto, se le lettere sono segni, anche gli uccelli in volo lo sono, e vanno decifrati: si tratta d’intenderne il ritmo, ordinato qui con fantasioso rigore.          

Continuando la vostra passeggiata per l’orto troverete pure delle cartoline, piantate nel terreno come inusuali, misteriose segnaletiche botaniche: chinandovi a studiarle scoprirete una selva di forme organiche, raccolte dal pennello e i pastelli a cera di Ono Emiliani. Si tratta di un estratto, minimo e sorprendente, di un lavoro in corso di grande ambizione, Flow, composto di una serie di pitture di grandi dimensioni e altri lavori su tela tra loro componibili in giochi potenzialmente infiniti. Quanto alle cartoline, peculiare è qui l’abbinamento di una tecnica all’apparenza infantile - l’incisione su colori sovrapposti - e materiali più sofisticati, quali i colori a olio. Attraverso un flusso di segni che sviluppano reminescenze di fiori e piante (segni liberi nello spazio, anche se circoscritti dalle forme naturali), l’artista documenta qui la nascita e la crescita all’interno di semi che, divenendo fiori e di nuovo semi, percorrono il flusso della vita sulla terra. Sono memi di una natura che l’artista sa sviluppare con attenzione devota, per farli germogliare nei nostri pensieri.

Post scriptum

 Si può pensare all’artista come a un giardiniere e un indovino? Si può rispondere con una considerazione all’apparenza distinta. Gli antichi divinavano dalle immagini della natura, traevano auspici dal gioco dei semi caduti a terra e dagli uccelli in volo. Quanto a noi, ci capita più spesso di osservare le immagini dell’arte, e d’intenderne talvolta combinazioni felicemente compiute. Si tratta pur sempre di segni, da coltivare e decifrare. 

Luca Arnaudo e Andrea Caggese

[Auspici è una mostra di Derek White e Ono Emiliani, a cura di Luca Arnaudo e Andrea Caggese, organizzata presso l'Orto Capovolto a Roma nella sera di venerdì 7 settembre 2012. L'Orto Capovolto è uno spazio all'interno del parco agricolo dell'Istituto Tecnico Agrario Statale “G. Garibaldi”, realizzato nell'arco di sei anni dai numerosi studenti diversamente abili della scuola insieme agli assistenti. Particolarità dell'istituto è quella di accogliere tra i suoi 700 iscritti, 90 ragazzi diversamente abili, di cui 30 con autismo, a cui offre, oltre alle materie curricolari, lo spazio dell'Orto Capovolto quale aula a cielo aperto nella quale sperimentarsi nella cura della terra. Luogo di apprendimento ed esercizio, l'Orto Capovolto promuove anche la socialità: durante l'anno scolastico per facilitare l'integrazione tra tutti gli studenti si organizzano numerose iniziative partecipate. La rassegna in corso apre al pubblico l'Orto Capovolto, con l'augurio che ciò rappresenti un'occasione in più di accrescere il circolo collettivo dell'operosità e della solidarietà.]