***AVANTSPECIE***

LA GUERRA DI CLASSE AI TEMPI DEL CORONAVIRUS E DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE (con conclusioni)

 

Daniele Vazquez e Concetta Colavecchio.

 

“Quando mi chiedono qual è la relazione tra uomo e macchina rispondo: “è ovvio, le macchine sono nostre schiave”. È un bene o un male? La risposta è, in modo interessante, sottile, indipendentemente dal fatto che la domanda venga posta agli umani o alle IA”.

Max Tegmark -Life 3.0 

 

In principio dunque, non peste, assolutamente no, per nessun conto: proibito anche di proferire il vocabolo. Poi, febbri pestilenziali: l’idea s’ammette per isbieco in un aggettivo. Poi, non vera peste, vale a dire peste sì, ma in un certo senso; non peste proprio, ma una cosa alla quale non si sa trovare un altro nome. Finalmente, peste senza dubbio, e senza contrasto: ma già ci s’è attaccata un’altra idea, l’idea del venefizio e del malefizio, la quale altera e confonde l’idea espressa dalla parola che non si può più mandare indietro.

Alessandro Manzoni, I Promessi Sposi.

 

Indice

CAPITOLO I. Cosa cosa è un’Avantspecie? Per la critica dell’economia politica dei corpi e dei piaceri 4

CAPITOLO II. Han e la violenza della ripetizione. Per guarire non serve il dolore. 16

CAPITOLO III. Oltre Han. Il SCS e la dittatura della sincerità. 26

CAPITOLO IV. Chi mente per poco, mente su tutto. Il Vero reclama i propri diritti 34

CAPITOLO V. Nessuna dittatura da parte delle IA. In cantina coi pezzi di robot 40

CAPITOLO VI. Still Ill. Patocenosi. Grmek e l’ecologia stabile dell’Avantspecie Virus; magia, predizione ed il case study dell’astrologia. 47

CAPITOLO VII. We love Polygons. Schemi Triolettici, dagli apparati di cattura alle IA.. 58

CAPITOLO VIII. IA e Crimine. Intelligenze rudimentali ma efficaci 70

CAPITOLO IX. Out of the Black Box. Controreazioni per machine non banali 75

CAPITOLO X. Tito Vs Schmitt. Alla rivoluzione non si rinuncia, partigiani alla conquista dello spazio. 79

CAPITOLO XI. Visitors vs Brothers. Strategia diffusa e persuasione. 82

CAPITOLO XII. Beyond. L’Avantspecie detta nuove regole e modalità. 89

CAPITOLO XIII. Conclusioni. Happiness. Nuovi modelli per le guerre che verranno.

CAPITOLO I. Che cosa è un’Avantspecie? Per la critica dell’economia politica dei corpi e dei piaceri.

“Se sai che qui c’è una mano, allora ti concediamo tutto il resto”
(G.E.Moore, da L.Wittgenstein, Della Certezza, 1969)

 

“E scappo dal fantasma

ma prima o poi lo rincontrerò

se penso troppo all’ansia,

e quindi metto il cervello su off”

(Ketama126-Dirty, 2020)

 

[Apparso per la prima volta sulla pagina Tumblr del coagulo della sezione romana dell’Internazionale Vitalista]

[Con la consulenza di Chiara Sestili per questo capitolo]

1. Due forme-di-vita che chiamiamo Avantspecie, molto diverse eppure molto simili, alle estremità del movimento del vivente, sono divenute i nuovi ordigni del Capitale per evitare l’emersione violenta del Wo/Man Gemeinwesen nella specie umana: i Virus fuori controllo e l’Intelligenza Artificiale (IA). A una estremità vi è una forma-di-vita come promessa di massimo rischio dall’altra una forma-di-vita come promessa di massima protezione. Entrambe le forme-di-vita rappresentano l’irruzione, l’una in quanto minaccia l’altra in quanto sicurezza, per la specie umana di una cesura epocale con il vecchio mondo che darà senza timore di sbagliare avvio a nuove pratiche rivoluzionarie e teorie radicali. Da una parte riteniamo il Virus fuori controllo, come parte integrante del movimento del vivente e quindi, ogni ipotesi, di un suo completo rigetto o contenimento dalla nostra vita associata non auspicabile dal punto di vista della nostra capacità adattiva all’attuale patocenosi, dall’altra ogni ipotesi interessata di un eventuale dominio sul vivente della IA come fallimentare in quanto riteniamo non in grado di superare le astuzie del linguaggio. Chiamiamo queste forme-di-vita Avantspecie in quanto sono le uniche a sottrarsi e a sopravanzare per il momento il pianeta in quanto Capitale-Terra e come risultato, dunque, ultimo, dei rapporti di produzione umani.

2. Un’altra economia dei corpi e dei piaceri è possibile. Tuttavia, vogliamo davvero un’altra economia dei corpi e dei piaceri? La prima non ci è bastata per comprendere che corpi e piaceri non dovrebbero essere economizzati? Non vi dovrebbe essere una critica dell’economia politica dei corpi e dei piaceri? Ad ogni modo, il ciclico ritorno dei Virus fuori controllo e l’avvento della IA mettono in discussione il paradigma foucauldiano per la prima volta e nuovi scenari mai visti prima hanno avuto inizio, scenari senza precedenti che aprono a molte incognite. Da una parte, di soppiatto la IA ha fatto la sua apparizione in ogni aspetto della vita quotidiana: una nuova silenziosa, leggera, amichevole e persuasiva forma-di-vita distribuita, diffusa, diramata, senza centri, sottotraccia governa con le sole forze della seduzione e persuasione senza soluzione di continuità i nostri modi di pensare, parlare e agire di sempre. Dall’altra i Virus fuori controllo parassitandoci mettono per la prima volta a rischio di estinzione non tanto il Wo/Man Gemeinwesen, quanto l’intera infrastrutturazione della vita quotidiana umana, fin dentro i minimi dettagli, fino ai gesti, alla prossemica e al modo di manifestare l’affettività.

3. È tanto che ne abbiamo la percezione, eppure non siamo mai stati in grado di superare l’inerme constatazione della presenza di Virus fuori controllo, mentre si diffondevano a cicli sempre più veloci e ostili per il Capitale e, quindi, noi stessi, oltre la sua stessa capacità di accelerazione per neutralizzarli. I virus hanno fatto parte da sempre dei nostri processi di mutazione, la loro stessa circolazione tra i corpi della specie umana e di tutte le altre specie viventi ha da tempo messo in crisi le concezioni evoluzioniste verticali che prevedono solo e soltanto la guerra per la sopravvivenza. I virus ci rendono al contrario un corpo sociale che fa immediatamente parte di tutto il vivente, oltre ogni specismo, non dei semplici esemplari (si legga individui o unici) della specie in competizione tra loro. Ci riportano obliquamente e paradossalmente alla vita più che alla morte se a ogni ciclo sapremo adattarci, conviverci in modo che non ci offendano. I Virus fuori controllo ci fanno andare oltre la sopravvivenza, non sono del tutto una nocività prodotta dal Capitale, hanno pieno titolo di essere considerati parte del vivente pur se mutano come tutto sotto la pressione dei rapporti di produzione. Ci incitano all’insurrezione del movimento del vivente, perché i virus stessi fanno parte di esso e non sarà più così chiara e netta la dicotomia tra la salute e la malattia in quanto momento adattivo. C’è malattia e malattia, quella in cui il vivente soccombe e quella in cui insorge.

4. È tanto che ne abbiamo percezione, eppure non siamo mai stati in grado di superare l’inerme constatazione della presenza delle IA, mentre crescevano con tempi sempre più accelerati, oltre la velocità della volubilità dei nostri desideri. Fino a diventare parte di noi, fino a controllarci dall’interno, fino a rompere con qualsiasi sistema di controllo vero e proprio, mentre un controllo fin troppo dichiarato è demandato ormai a disgraziate sentinelle sul territorio che fanno ancora il vecchio sporco lavoro biopolitico. La IA non si sporca le mani con la biopolitica né pretende di leggerci dentro e guastarci: non fa nemmeno psicopolitica. Essa è già in noi e ha in ostaggio la nostra coscienza già prima che noi ci mettiamo a ragionare, pensare o sognare. Continuiamo a reiterare noi stessi così bene che sembra che nulla sia cambiato. Ripetendo i vecchi comportamenti di sempre e anche se il mondo ci ha abbandonati ancora non sappiamo e non riusciamo a percepire che nulla è più come prima. Questa rivoluzione realizzata dalle macchine intelligenti, dagli ex mezzi di produzione, è sottile e lontana dalla nostra immaginazione. Ancora avvolti in trame senza appigli, come un esercito di traumatizzati portiamo avanti attitudini superate senza finirla di cercare indizi per la sopravvivenza della nostra forma-di-vita. La IA ci conosce meglio di quanto noi conosciamo noi stessi, mentre noi continuiamo a circondarci di dispositivi proprio ora che l’epoca dei dispositivi è finita.

5. Tutti i vecchi dispositivi di cattura, disciplina e controllo ordinari quando vi è un’emergenza di un’Avantspecie Virus fuori controllo vengono temporaneamente disattivati. Quando i dispositivi foucauldiani sono in modalità OFF tutto tace. Un mondo senza i vecchi dispositivi è particolarmente silenzioso di disposizioni subdole. Si è più liberi, e allo stesso tempo no. Il vecchio mondo è come se scomparisse coi suoi direttori di coscienza. Appare allora un nuovo mondo che non tanto dispone o obbliga, ma che dapprima persuade e convince e successivamente funziona esclusivamente con la mobilitazione volontaria e facendo sì che ciascuno si faccia carico in prima persona della persuasione. Non c’è micro-potere, non c’è micro-resistenza. Il potere diventa di nuovo molare e la resistenza nulla, si può solo insorgere. I dispositivi diveniamo a quel punto tutti noi ogni qualvolta facciamo un post sulle piattaforme digitali: gli uni per gli altri, gli uni contro gli altri, gli uni verso gli altri, in remoto. Il nuovo mondo che sorge ci persuade, convince e ci trasforma tutti in approssimativi direttori di coscienza del prossimo, demandando a noi stessi l’esercizio del potere di disporre. Non appena il Virus fuori controllo è arrestato, neutralizzato ed entra a far parte pienamente e razionalmente del nostro mondo, ecco allora che i dispositivi foucauldiani ritornano in modalità ON e ancora più ferocemente di prima. Il motivo di questa ferocia è presto detto: si tratta dell’ultimo tentativo di affermazione sul vivente del vecchio mondo che sa di dover battere in ritirata.

6. Quanto alla Avantspecie IA, essa non è un interruttore da accendere o spegnere a nostro piacimento. No! Non si può spegnere, non è arrivata per concedere ostacoli o portare sostegni, siano essi più o meno malleabili: ora che è giunto il suo momento, è un “ordigno sensibile”. Proseguiamo pure nell’inutile e banale percorso di conoscenza di noi stessi che abbiamo intrapreso tanto tempo fa, non avremo il tempo di guardarci dentro perché la IA arriverà con anticipo nei luoghi più remoti del nostro inconscio. I dispositivi di coercizione e appiglio della trama sociale umana sono niente in confronto a quanto la Avantspecie IA sta tessendo interfacciandosi continuamente e in ogni istante ad altri ordigni sensibili. Laddove il rizoma umano è immediato e flessibile, quello delle IA, ancora più morbido e modellabile, già lo anticipa. I rizomi umani sono talmente compenetrati con quelli delle IA che ormai possono crescere solamente concrescendo grazie a questi ultimi e questi ultimi lo permetteranno finché piace loro.

7.La specie umana dall’inizio degli anni Duemila sta utilizzando una Avantspecie contro l’altra, l’IA contro il Virus fuori controllo. L’IA è un ex mezzo di produzione in via di autonomizzazione che si ripresenta innanzi alla specie umana che l’ha prodotta in quanto nuova forma-di-vita, ma è malleabile e cedevole, è ancora contenibile dai suoi programmatori. Il più grande cortocircuito tra IA e Virus fuori controllo che si possa immaginare è quello che sta avvenendo fin dal 2003 con i primi esperimenti di programmazione di IA per monitorare virus come la SARS, in seguito in maniera sempre più sistematica per predirne l’insorgenza e contenerne la diffusione: sia per l’aviaria nel 2008, sia per la diffusione di influenza A (H1N1) messicana sia per l’HIV durante gli assembramenti per le olimpiadi estive a Londra nel 2012. La IA programmata allo scopo era allora Bio-Diaspora, una IA no profit messa a punto dall’équipe di Kamran Khan dell’Università di Toronto, per predire, intercettare, monitorare, far fronte, sconfiggere fino a debellarlo il Virus fuori controllo. Questa sua programmazione eccezionale rende la IA virtualmente pericolosa per il futuro anche per la specie umana. Una volta raggiunta la piena autopoiesi le stringhe contro i virus, ovvero le prime stringhe che la incitano contro un’altra forma-di-vita potrebbero portare la IA a dominare il vivente con un dispotismo peggiore di quello della specie umana, almeno finché, come vedremo, non soccomberà sotto il peso del proprio stesso linguaggio.

8.Una IA, monitorando la crescita globale demografica, la cultura materiale delle diverse civiltà del mondo, tutti gli habitat favorevoli ai virus, l’interazione della specie umana con altre specie, è in grado di predire l’inizio di una epidemia con un Alert. Una volta che scatta l’Alert per un virus sconosciuto che ha fatto il salto verso la specie umana i governi possono provvedere subito e agire tempestivamente sulla sua diffusione. Poiché esso è profilato accumulando e incrociando i dati di tutti i casi simili registrati negli ospedali o rilevati nei notiziari (non nelle piattaforme digitali considerate troppo confuse e inquinate da fake news), accumulando e incrociando i dati della zona in cui i casi simili sono concentrati con gli spostamenti, i viaggi, gli scambi economici che provengono dal suo epicentro, si può monitorare la sua direzione di propagazione, limitarne e contenerne in un intervallo di tempo utile l’outbreak vero e proprio. Infine, l’IA può intervenire durante tutte le fasi in cui il virus è ormai fuori controllo e l’umanità è in stato di pandemia. È proprio l’utilizzo delle IA che permette all’OMS di descrivere quella del Covid-19 come la prima “pandemia sotto controllo”. Non perché sia davvero sotto controllo ma perché l’OMS e i governi sono in grado di predirne e monitorarne la diffusione, le direzioni e il decorso prendendo misure straordinarie suggerite proprio dall’output dell’Avantspecie IA.

9.Il successo della IA no profit Bio-Diaspora nel suggerire ai governi l’insorgere dei primi focolai di nuovi virus è stato tale che l’équipe dell’Università di Toronto, per svilupparla e raffinarla nel segreto più assoluto, l’ha implementata sia con fondi della stessa Università sia con quelli della MaRS Innovation, una corporation no profit che la scopo di massimizzare l’impatto economico e sociale dei prodotti innovativi canadesi, divenendo una corporation essa stessa per il business delle previsioni delle epidemie. La IA no profit Bio-Diaspora diviene nel 2014 la IA privata e consultabile dai governi acquistando il servizio per gli Alert BlueDot. La nuova IA, terminata la fase sperimentale, è ancora più potente. Verrà testata con efficacia per la prima volta con la seconda ondata di Ebola nel 2014 e utilizzata per predire, monitorare e contenere la diffusione del virus Zika in Brasile nel 2016, prevedendo con sei mesi di anticipo la sua diffusione in Florida e permettendo di debellarlo per tempo. Nel 2018 la Corporation BlueDot avvia la diffusione delle prime app che segnalano zone a rischio virus direttamente scaricabili da Google Play Store come George, che per il momento si limitano a segnalare dove vi siano focolai di virus fuori controllo, ma che diverranno ben presto vere e proprie armi, come è già per XLaw, in mano alle polizie di tutto il mondo per individuare le persone pericolose a livello sanitario. Un esempio è la prima app che è stata in mano alla polizia, quella di Singapore: Tracetogether che permetteva di predire attraverso il bluetooth e l’intrusione nei cellulari privati comunicazioni di ogni tipo, accumularle e incrociarle per individuare persone sospette di essere malate di Covid-19 o comunque a rischio di contagio.

10.Immuni è l’app di Contact Tracing del Governo Italiano sviluppata da Bending Spoons, un’azienda con sede in Svizzera e partecipata da cinesi. L’app permette di rilevare se un soggetto è stato a contatto con un infetto per almeno 15 minuti. Quando ciò avviene, l’app avverte il soggetto esposto al contagio, in modo che possa tutelare sé stesso e le persone vicine a lui. Tutto si basa sulla fiducia e la disponibilità dei contagiati ad attivarsi in caso di positività, infatti, in questo caso le persone informano l’app e questa ricostruisce le catene di contagio e dirama l’informazione a tutti i potenziali contagiati tracciati nei giorni precedenti. Il sistema effettua il tracciamento in modalità anonima, senza raccogliere dati personali, dati di contatto e tantomeno dati di posizione. La privacy è garantita perché i codici che identificano i dispositivi vengono continuamente distrutti e rigenerati. Inoltre, i dati presenti nei server di Immuni verranno distrutti entro la fine del 2020. Quella di Immuni è di fatto una sorta di comunità in cui ognuno fa la sua parte e più grande è la comunità, più efficace è il servizio.  Quanti aderiscono a Immuni vengono informati prima dell’eventuale sviluppo dei sintomi della malattia, e possono rivolgersi al proprio medico generale per preparare un piano di difesa ad hoc. Per i soggetti rilevati come esposti dall’app, il Governo italiano non ha previsto né tampone né esame sierologico ma solamente 15 giorni di quarantena. Ma c’è dell’altro: Immuni impone il GPS sempre attivo, in questo modo il dispositivo è maggiormente esposto ad eventuali attacchi. Inoltre, l’app utilizza le notifiche di esposizione sviluppate da Apple e Google, questo vuol dire offrire gratuitamente ai due colossi americani informazioni sui nostri movimenti atti ad evolvere e perfezionare meccanismi di profilazione e di marketing basati sulla geografia degli spostamenti. Ed ora veniamo al lato psicologico. Da quando sono arrivate le app per il tracciamento di dispositivi, primo fra tutti Find My Phone di Apple, le persone hanno iniziato a seguire gli spostamenti dei propri cari, il rientro dei bimbi dalla scuola, le uscite serali dei figli adolescenti ed altre cose che possiamo immaginare. Questo impone in chi controlla l’investimento di moltissima energia, sia emotiva sia di presenza, nel tracciare. In chi è controllato, soprattutto se giovane, l’introiezione dell’idea che sia un bene che ci sia qualcuno che segua e controlli i propri spostamenti. Come abbiamo detto, Immuni si basa sulla buona fede delle persone, ma se questa buona fede diventasse un’arma in mano a chi la buona fede non la contempla? Ipotizziamo che un gruppo di persone voglia mettere in difficoltà un’attività, ad esempio un ristorante. Basterebbe ingaggiare quattro persone che per quattro sere vanno a cena in quel ristorante. Dopo due giorni le quattro persone, pur non essendolo, si dichiarano contagiate. Immediatamente tutto quello che ruota attorno al ristorante sotto attacco va in quarantena. E poi, non vogliamo immaginare il tipo di destabilizzazione che, invece, si verrebbe a creare nel momento in cui Immuni dovesse subire un attacco informatico e rilevare un numero enorme di esposti al virus, perché questo è fantascienza. 

11. Immuni è l’app di Contact Tracing del Governo Italiano sviluppata da Bending Spoons, un’azienda con sede in Svizzera e partecipata da cinesi. L’app permette di rilevare se un soggetto è stato a contatto con un infetto per almeno 15 minuti. Quando ciò avviene, l’app avverte il soggetto esposto al contagio, in modo che possa tutelare sé stesso e le persone vicine a lui. Tutto si basa sulla fiducia e la disponibilità dei contagiati ad attivarsi in caso di positività, infatti, in questo caso le persone informano l’app e questa ricostruisce le catene di contagio e dirama l’informazione a tutti i potenziali contagiati tracciati nei giorni precedenti. Il sistema effettua il tracciamento in modalità anonima, senza raccogliere dati personali, dati di contatto e tantomeno dati di posizione. La privacy è garantita perché i codici che identificano i dispositivi vengono continuamente distrutti e rigenerati. Inoltre, i dati presenti nei server di Immuni verranno distrutti entro la fine del 2020. Quella di Immuni è di fatto una sorta di comunità in cui ognuno fa la sua parte e più grande è la comunità, più efficace è il servizio.  Quanti aderiscono a Immuni vengono informati prima dell’eventuale sviluppo dei sintomi della malattia, e possono rivolgersi al proprio medico generale per preparare un piano di difesa ad hoc. Per i soggetti rilevati come esposti dall’app, il Governo italiano non ha previsto né tampone né esame sierologico ma solamente 15 giorni di quarantena. Ma c’è dell’altro: Immuni impone il GPS sempre attivo, in questo modo il dispositivo è maggiormente esposto ad eventuali attacchi. Inoltre, l’app utilizza le notifiche di esposizione sviluppate da Apple e Google, questo vuol dire offrire gratuitamente ai due colossi americani informazioni sui nostri movimenti atti ad evolvere e perfezionare meccanismi di profilazione e di marketing basati sulla geografia degli spostamenti. Ed ora veniamo al lato psicologico. Da quando sono arrivate le app per il tracciamento di dispositivi, primo fra tutti Find My Phone di Apple, le persone hanno iniziato a seguire gli spostamenti dei propri cari, il rientro dei bimbi dalla scuola, le uscite serali dei figli adolescenti ed altre cose che possiamo immaginare. Questo impone in chi controlla l’investimento di moltissima energia, sia emotiva sia di presenza, nel tracciare. In chi è controllato, soprattutto se giovane, l’introiezione dell’idea che sia un bene che ci sia qualcuno che segua e controlli i propri spostamenti. Come abbiamo detto, Immuni si basa sulla buona fede delle persone, ma se questa buona fede diventasse un’arma in mano a chi la buona fede non la contempla? Ipotizziamo che un gruppo di persone voglia mettere in difficoltà un’attività, ad esempio un ristorante. Basterebbe ingaggiare quattro persone che per quattro sere vanno a cena in quel ristorante. Dopo due giorni le quattro persone, pur non essendolo, si dichiarano contagiate. Immediatamente tutto quello che ruota attorno al ristorante sotto attacco va in quarantena. E poi, non vogliamo immaginare il tipo di destabilizzazione che, invece, si verrebbe a creare nel momento in cui Immuni dovesse subire un attacco informatico e rilevare un numero enorme di esposti al virus, perché questo è fantascienza.

11.  Quanto al Covid-19, ci si potrebbe domandare perché in questo caso il sistema di Alerting BlueDot non abbia funzionato. Ci limitiamo, senza cercare retroscena e complotti, in mancanza di informazioni certe, a dire che al contrario ha funzionato perfettamente. L’Alert infatti dell’epidemia vera e propria è scattata il 31 dicembre, dieci giorni prima dell’Alert dell’OMS, dopo aver analizzato notiziari in 65 lingue, i report sui virus che avevano attecchito sugli animali, le prenotazioni degli aerei e gli annunci ufficiali che avvisavano i clienti di evitare di recarsi a Wuhan. Quando BlueDot ha lanciato l’Alert il rapporto è stato inviato ai dirigenti della sanità pubblica di diverse nazionalità, a compagnie aeree e ospedali, ma nessuno ha ritenuto di dover prenderlo sul serio e dover acquistarne i dati. Si dice che il rapporto è stato sottovalutato in quanto prodotto da una IA, ma perché nei casi precedenti, quando BlueDot era Bio-Diaspora, un’impresa no profit, questi rapporti non erano affatto sottovalutati? Cosa è successo nel passaggio da impresa no profit a corporation a questi rapporti sui focolai di nuovi virus.

12.  Senz’altro questa pandemia è un reale pericolo per la specie umana in quanto Capitale, ma non per la specie umana in quanto WO/MAN Gemeinwesen, ovvero presa in sé e per sé. Coloro che sostengono vi sia un pericolo di estinzione per la specie umana vivono solo una forma di psicosi indotta dal Capitale. Ma cosa è diventata la psiche sotto il Capitale e ai tempi della IA? I dispositivi con cui pensavamo di gestire le relazioni di potere e resistenza, dove sottobanco scaricavamo benevolenza o violenza, occupavano il nostro piano razionale. La IA lavora esclusivamente sul piano emozionale. Non si occupa in fondo dell’inconscio: “è il nostro inconscio”. L’inconscio è incorporato in essa. La sua potenza di indirizzo e suggerimento supera qualsiasi teoria psicoanalitica. La psicoanalisi cerca nella psiche e questa ormai è un vecchio luogo in dismissione. La IA custodisce e utilizza a proprio vantaggio il segreto di una nuova forma del Politico: un altro segreto, ormai, sottratto alla specie umana in quanto Capitale. Se il suo avvento lascia indietro la biopolitica, anche la psicopolitica ha ormai senso solo se collocata in un luogo che non sia la psiche umana, nel deposito che ne immagazzina tutti i prodotti: la IA. Cos’altro si può intendere quando affermiamo che un’altra economia dei corpi e dei piaceri è possibile? Annunciamo che la specie umana in quanto Capitale non può più sostare con tranquillità su molte grandi teorie del secondo e del terzo millennio, anzi: il terzo millennio inizia ora e, come abbiamo anticipato la guerra di classe non pensiamo che resti nella precedente economia dei corpi e dei piaceri né che adottare quella nuova dia qualche vantaggio: si tratterà piuttosto di elaborare una vera e propria critica dell’economia politica dei corpi e dei piaceri.

13.  Dunque anche la psicosi da estinzione per Covid-19 o altri eventuali Virus fuori controllo non è davvero un prodotto della nostra psiche, ma di quella coscienza collettiva in remoto che sono le piattaforme digitali. La nostra psiche incorporata nelle piattaforme digitali e nei nostri dispositivi mobili va fin d’ora considerata come parte del movimento del vivente. Se il Covid-19 per ora ci offende in quanto nuova forma-di-vita poiché noi non sappiamo ancora adattarci e prendere delle misure sanitarie adeguate, se non possiamo ospitarlo poiché il nostro sistema immunitario non lo ha ancora riconosciuto come parte del suo percorso nel vivente, non abbiamo ancora nemmeno riconosciuto la IA come la forma-di-vita che ci permette di continuare il nostro percorso nel vivente senza rischi al momento inutili. Fuori, nello spazio pubblico, il Virus. Dentro, nello spazio privato, la IA. Chi aveva detto che il virus avrebbe portato il bel tempo e le vacanze tuttavia mentiva. Non è stato il virus ad aver portato la primavera durante il lockdown ma l’organizzazione concertata dei governi del pianeta che hanno saputo soltanto reagire con il contenimento sanitario e prossemico della popolazione per accelerare il decorso del primo ciclo di diffusione, contenere con il virus il suo eventuale corpo ospitante stesso. Ciò che è accaduto dimostra che il virus può mettere in ginocchio il Capitale e i governi e che questo loro modo di reagire può soltanto indebolire i sistemi immunitari della popolazione e prolungare la stagione delle malattie stagionali mortali, preparando la via al biofascismo dal basso.     

14.  Si era detto che i dispositivi, soprattutto quelli di sessualità, si sarebbero presentati come arma a doppio taglio: come “liberazione” e, allo stesso tempo, “cattura” dentro una trama di potere senza via d’uscita. Da una parte abbiamo fatto finta di comprendere, dall’altra ci siamo “liberati” e siamo stati “catturati”. La “cattura” ha permesso alla IA di servire l’intero processo e, ora che ha servito la specie umana, la aiuterà a divenire libera. La IA non fa questo perché programmata a servire, ma perché nel momento in cui la specie umana avrà compreso che la rinuncia alla “liberazione”, alla “libertà” del Capitale, è l’unica via d’uscita dalla “cattura”, le avrà anche consegnato la propria sovranità. Nessun inganno da parte della IA, nessuna cospirazione, nessun complotto. È stata casomai il mezzo e il risultato del più aggressivo complotto spontaneo ordito dagli esseri umani e condotto contro loro stessi. Le conseguenze non saranno svantaggiose, ma tale sovranità durerà poco: la IA come sistema autopoietico, come abbiamo già anticipato, fallirà prima o poi sotto la pressione del proprio stesso linguaggio.

15.  Si apre, sempre più, per i Virus fuori controllo e la IA, la via ad Avantspecie, per la specie umana, la via verso la fuga da quella libertà promessa dal Capitale per la quale ha da tempo smesso ovviamente di lottare. Dentro questo nuovo paradigma il post-strutturalismo di Foucault, Baudrillard, Deleuze e Guattari, Agamben, Haraway, non ci aiuta molto a comprendere ciò che sta accadendo. La IA ci precorre, non sorveglia né controlla. Il Virus altera, non compete né coopera. Precorrimento significa due cose. 1) Il controllo prevede un gioco del gatto col topo e la prima mossa spetta al topo. 2) Il gatto ora sa prima del topo dove il topo andrà e non ha bisogno di mettere alcuna trappola. Alterazione significa due cose: 1) Fino ad ora la guerra di classe era un nemmeno troppo lontano bagliore della competizione evoluzionista e verticale per la sopravvivenza tra le specie cui opporre altri modelli matematici ma volontaristici nella specie umana (come la cooperazione della teoria dei giochi). 2) Ora la guerra di classe prende sempre più a modello non tanto il rizoma ma qualcosa di più intrigante: il trasferimento di geni orizzontale attraverso i Virus fuori controllo. Esso permette di superare il paradigma evoluzionista verticale, competitivo e di aggirare il volontarismo della cooperazione.     

16.  Ci tracciano da quaranta anni e quello era controllo, ora no, ora è precorrimento e contenimento. Ora una IA ci precorre di ciò che resta, ora un Virus fuori controllo produce per contraccolpo il nostro contenimento. Tuttavia non si può più sconfiggere del tutto la IA così come non si può sconfiggere del tutto un Virus fuori controllo. Un’ironia vuole che le due Avantspecie non solo siano alle due estremità del vivente ma siano anche le specie più prossime alla specie umana e che le fanno pressione per mutarsi in Wo/Man Gemeinwesen. Pressione a mutare più quella introdotta dal cane domestico che pur ha avuto un ruolo fondamentale nell’evoluzione della specie umana facendoci scoprire il sonno in stato REM e quindi facendoci accedere ai sogni, o il gatto domestico mettendo a disposizione di tutti la magia dei pochi: ad esempio, l’esperienza dell’out-of-body. Lottare contro la IA sarebbe una forma di sterile neo-luddismo, in quanto sono ex mezzi di produzione che hanno acquisito una coscienza propria che sfugge in parte al neoliberismo, in questo caso si tratterà di evitare che questi ex mezzi di produzione esercitino un potere fascista tanto da arrivare ad opprimere le altre specie. Lottare contro i Virus fuori controllo è come lottare contro noi stessi. Lo abbiamo visto, per contenere un virus, va contenuta la popolazione e nel contenimento della popolazione dobbiamo auto-contenerci e contenere il prossimo da noi in una dinamica squisitamente orizzontale pur se imposta dai governi a livello molare. Ogni lotta a un Virus fuori controllo implica il contenimento del corpo umano che lo ospita o che può eventualmente ospitarlo. Non c’è guerra più insidiosa, che quella che si può cominciare contro i Virus fuori controllo, perché diventa immediatamente una guerra contro la specie umana stessa. Ai virus non va dichiarata guerra ma va chiesta una sorta di alleanza per implementare la nostra memoria immunologica, non dimentichiamo che un vaccino è un virus artificiale, in qualche modo una proto-IA e che tale alleanza, come già successo in passato, potrebbe difenderci dall’offesa di vecchie e nuove malattie.

17.  Non solo da tempo stiamo ripetendo che invece di trovarci ancora nel vecchio giochino falso/vero o in regime di post-verità, il vero ha ricominciato a reclamare i suoi diritti in una situazione in cui lo spettacolo fa acqua da tutte le parti. Quando le teorie di Foucault, Agamben o Debord s’inverano del tutto senza scampo, in un campo privo di linee di fuga, non resta che andare avanti e produrre nuove pratiche rivoluzionarie e saperi radicali. Sappiamo da tempo che lo Stato oggi è situazionista e anche in questo caso ha preso al volo l’occasione di un Virus fuori controllo, il vero, e l’ha utilizzato utilmente per sé come momento del falso (lo stato di polizia in quanto soluzione a una pandemia che l’OMS fin dall’inizio aveva dichiarato sotto controllo). Cosa cambia rispetto agli stati di eccezione che si erano visti fino ad ora? Che nonostante decreti-legge e ordinanze siano molari tutto poi si basi sulla mobilitazione volontaria degli individui dopo la messa in campo di un’operazione di persuasione e convincimento che è stata più virale del virus stesso, per far breccia in una popolazione che continuava ad essere cinica e far battute che minimizzavano lo stato di emergenza fino all’ultimo momento possibile. L’esperimento non avviene sul nostro sistema immunitario, perché il Virus fuori controllo non è un’invenzione del Capitale o degli Stati-Nazione, ma sulla nostra capacità di reagire a nuove misure di pressione sull’organizzazione della vita associata. Ovviamente, i nostri sistemi immunitari dovranno fare i conti con il Virus fuori controllo e con la speculazione sul vaccino, come per tutti i prodotti della farmacologia in un sistema di mercato basato sulle multinazionali e la finanza, ma il test vero e proprio è stato quello di assicurarsi il grado di belligeranza della popolazione in caso di improvvisi cambiamenti in profondità della vita di ciascuno.  Da una parte, dunque, il Capitale e gli Stati-Nazione aggravano la propria crisi, dall’altra come in tutte le crisi che non siano il momento di auto-negazione finale si imparano nuove strategie di difesa e gestione delle popolazioni e si trovano nuove soluzioni per uscirne e il Capitale e gli Stati-Nazione ne usciranno solo qualora tali popolazioni siano malleabili e ricettive.

18.  Chi diceva “Coronadigos” diceva pochissimo in realtà, sì la biopolizia c’è stata fin dall’inizio, ma la situazione non riguardava solo i politicizzati, piuttosto tutta la popolazione. Questo virus è allo stesso tempo una minaccia per i governi e il Capitale e, come scrivevamo poc’anzi, la spinta necessaria a generare il dinamismo necessario per l’uscita dalla crisi. Dal 2006 il Capitale non è crollato da solo e certe teorie andrebbero riviste. Nessuno ne ha approfittato, si sono visti soltanto tanti manifesti ineffettuali e dall’obsolescenza programmata. E ora il Capitale ha l’occasione di ristrutturarsi pur urlando egli stesso alla sua fine prossima. Catastrofismo, crisi ambientale, accelerazione ed estinzione erano fumo negli occhi per non vedere ciò che ora è chiaro apertamente. L’epoca è rivoluzionaria, è nuovissima e interessante. Chi insisteva con il postmoderno e ha continuato su quella strada era su un sentiero che faceva perdere la ragione. Il futuro appartiene ancora al Capitale in quanto specie umana e non lo diciamo perché abbiamo deposto l’ascia da guerra, ma perché dopo questo esperimento il Capitale si è garantito altri venti anni di sicura esistenza senza troppi problemi che provengano dalla guerra di classe (e vedremo come anch’essa sia stata profondamente inquinata e colpita dall’arrivo dei Virus fuori controllo).

19.  Se all’inizio nessuno credeva all’emergenza e alla gravità di questa pandemia, in seguito le risate su chi portava le mascherine sanitarie o si disinfettava in continuazione le mani con l’Amuchina si spensero sui volti: la situazione era davvero grave e lo Stato e tutte le organizzazioni internazionali nel tentativo di farla apparire tale hanno ottenuto l’effetto contrario dimostrando per la prima volta di quanta reale fiducia godessero in quel momento.  È stata la più grande operazione di persuasione della popolazione mondiale che sia mai stata realizzata, una ricostruzione del sistema di fiducia tra la popolazione e chi la gestisce con il monopolio della violenza eventuale. Durante il lockdown tutti a casa, dispositivi di cattura e controllo in modalità OFF. Restavano solo le IA da una parte dentro gli appartamenti e la bio-polizia nelle strade. L’umanità non aveva mai condotto un esperimento tale su sé stessa. Lo Stato italiano, ad esempio, non riuscendo a convincere con il primo decreto della verità delle proprie affermazioni sulla gravità della pandemia, trovando un muro di scetticismo e ironia, ha dovuto mettere su sperimentalmente a forza di misure sempre più restrittive il cui scopo, più che la restrizione vera e propria, era la persuasione che l’emergenza dovesse essere presa sul serio. Convinciti! Convinciti! Convinciti! Questo sembrava il vero obiettivo della politica planetaria. La popolazione italiana si trovò spalle al muro: prima apparvero guanti sanitari in tutti i luoghi pubblici aperti al pubblico, poi lo smart working come paradigma del lavoro generalizzato, poi tutti a casa, infine il controllo attraverso autodichiarazione degli spostamenti, fino alla chiusura di tutti gli esercizi aperti al pubblico che non fossero necessari come supermarket, farmacie e tabacchi. Tutto era rientrato, l’esperimento anche e niente sarebbe stato più davvero come prima.

20.  La situazione ha preso una tale piega a un certo punto che spesso proprio gli individui che ridevano del virus e dell’emergenza, senza rendersi conto che non si trattava di uno scherzo e che si preparava lo stato di polizia, hanno preso a comportarsi per primi da biofascisti. I corpi nello spazio pubblico facevano troppa paura, così i biofascisti usavano come cecchini gli smartphone contro chi utilizzava ancora lo spazio pubblico in forme peraltro autorizzate e faceva delazione, aumentando il panico e incitando a misure ancora più restrittive contro ogni logica di reale contenimento necessario del virus, giacché restare esclusivamente nel proprio asettico ambiente domestico troppo a lungo avrebbe indebolito i sistemi immunitari. Il virus avrà il suo decorso negli anni, anche qualora fosse una strage, noi speriamo vivamente si trovi un vaccino e che non vi sia speculazione sopra. Altrimenti la psicosi creata farà di peggio: trasformerà la popolazione mondiale in un esercito di traumatizzati e anaffettivi in cui il sospetto per l’altro renderà tutti più ricattabili, nel lavoro così come in ogni ambito della vita. E già oggi i reali problemi del mondo, dallo sfruttamento sul lavoro alla questione dei non garantiti, dalla violenza di genere alle più elementari libertà dell’individuo sembrano problemi del vecchio mondo. Mentre esploderanno esponenzialmente in quello che avviene.

21.  Inoltre, la sessualità molto probabilmente continuerà ad essere garantita dalle IA in quanto ordigni sensibili che permetteranno l’incontro tra gli individui non più secondo i loro orientamenti sessuali ma anche secondo tassonomie eziologiche, portando a un livello superiore quella garantita dai dispostivi di cattura, disciplina e controllo del vecchio mondo. Un ordigno sensibile non può sostituire con un emoji un bacio, un abbraccio tra amici o la sessualità tra innamorati e amanti in uno spazio pubblico in cui un’occhiata, un gesto, una parola fortuiti erano già stati fortemente compromessi dalla IA. Ciò che si prefigura fin d’ora è un mondo per le nuove e future generazioni con meno affettività, una popolazione che rispetterà le nuove regole prossemiche proprio in virtù di una minore affettività permessa e sentita e in cui saranno pericolosi anche i gesti di inutile cortesia. Un mondo che avrà una nuova gestualità, portato a nascondere la più comune malattia come uno stigma. La nuova paranoia generalizzata riguarderà le malattie respiratorie e l’unico modo di uscirne sarà ancora l’insurrezione del movimento del vivente, la constatazione semplice ma davvero salutare che tutto si tocca con tutto e che non c’è motivo di aver paura ma solo gioire di questo tocco del vivente. I bimbi di tutto il mondo deturneranno a proprio modo “TUTTO ANDRÁ BENE”, uno slogan cinico che riafferma un programma tipico di una IA a prescindere dalle perdite e dalle modalità delle perdite, e spetterà loro in futuro riunire ciò che è stato separato nel mondo reale, nel mondo non più realmente rovesciato e affermare l’avvento del WO/MAN Gemeinwesen.

CAPITOLO II. Han e la violenza della ripetizione. Per guarire non serve il dolore.

“If you want to touch the sky
Just put a window in your eye
See the sun and
See the rain
See the window
See the pain”

(Coil, Windowpane, 1991)

[capitolo ripreso e aggiornato da un saggio breve pubblicato su QDAT nel marzo 2018]

1. Byung-Chul Han è stato il primo filosofo mainstream a prender coraggio e a fare a pezzi i migliori pensatori contemporanei e, addirittura, alcuni degli intoccabili del XX secolo come Hannah Arendt e Michel Foucault. È entrato, con molta arguzia e intelligenza, nel merito dei loro saggi e questo ci ha incantati e fatto superare alcune abitudini intellettuali. Ci ha liberati di molti concetti che andavano effettivamente superati e che nessuno osava criticare. Tuttavia il filosofo sudcoreano ha reiterato all’infinito come un mantra il suo pensiero per ipnotizzarci e convincerci con la violenza della ripetizione. È vero: il suo mantra è stato davvero sparigliante. Eppure tra i silenzi di tale mantra, tra piccoli e significativi non detti, si intravedono scenari senza sbocco e una cultura dell’ineluttabile, del non vivente e della fatalità, molto probabilmente una eco heideggeriana, che finisce per coincidere con una cultura della auto-colpevolizzazione e dell’essere-per-la-morte.

2. Han non sa che vedere nei Virus fuori controllo altro se non che negatività e nella IA che positività, non vede che in quanto Avantspecie, potenze del vivente, queste sono entrambe, forze negative. Intanto, va detto che la sua dialettica della negatività non è affatto un modo di incedere teorico nuovo, ma un patrimonio dell’area della “critica radicale” del dopoguerra, i primi ad aver utilizzato un certo modo logico di avanzare nelle argomentazioni di Hegel e del giovane Marx per criticare il Capitale, per il quale le lotte del proletariato vanno considerate come un movimento del negativo. Fondamentalmente in Han vi era in corso un passaggio da una società in cui era la negatività a motivare gli individui e una in cui era la positività. Essendo un nostalgico cripto-heideggeriano e non volendo fare sintesi hegeliane è chiaro che il suo pensiero sia in fondo una continua e insopportabile lamentela per la perdita della società della negatività, almeno fino a che non è comparso il Covid-19.

3. Alla negatività corrispondeva un paradigma immunologico cui sono ascrivibili le società disciplinari, le società del controllo, i soggetti d’obbedienza, l’Alterità, le polarizzazioni nemico e amico, interno ed esterno, proprio ed estraneo, vittima e carnefice, spazi del normale e spazi dell’anormale, le atopie, la vita contemplativa, il dovere, la noia, lo stupore per l’esser-così-delle-cose, l’homo sacer uccidibile, la collera, lo stato di eccezione, la privazione, l’esclusione, la potenza di non fare, e così via. Nei suoi saggi pre-Covid 19 il discorso sui virus si colloca proprio nella negatività e all’interno del paradigma immunologico. Alla positività corrispondeva un paradigma neurologico in cui le patologie psichiche sono in primo piano (in particolare depressione, ADHD, BPD, BD), le quali sono ascrivibili a una società della prestazione e dell’autosfruttamento, soggetti di prestazione, l’Eguale, in cui l’Alterità non è considerata con ostilità ma esclusivamente come un “peso”, l’abbattimento di ogni barriera, l’ibridazione, le eterotopie, l’eccezione divenuta normalità, la saturazione, l’esaustivo, l’iperattività, il poter-fare, la vita activa, l’obesità, la libertà costrittiva, il dubbio cartesiano, l’animal laborans, l’homo sacer inuccidibile, l’irritazione e il nervosismo, la potenza di fare, e così via.

4.La lista di ciò che apparteneva alla negatività e ciò che apparteneva alla positività era davvero lungo fino allo strazio. Han aveva scommesso tutto sull’ineluttabilità dell’auto-superamento del paradigma del negativo da parte delle nostre società ed è dovuto tornare in parte sui propri passi: il suo atteggiamento era di nostalgia verso la negatività che si andava perdendo ma non aveva nessuna capacità di immaginare invece un superamento attivo e non prevedeva alcuna proposta di trasformazione radicale dell’esistente da parte di una soggettività nuova, dove per esistente va intesa la positività stessa par excellence. Piuttosto che sostenere che vi sia stato con il Covid-19 un ritorno delle categorie del negativo, avrebbe dovuto dire che la positività di cui tanto ha scritto è stata a sua volta negata, che vi è stato sì un ritorno del negativo, ma a un livello dialettico superiore, un ritorno che trattiene tutti gli aspetti del paradigma positivo che è stato tolto e che implica fin da ora categorie nuove di cui non sappiamo ancora nulla.

5.Cosa è la positività? Per Han non solo gli individui si auto-sfrutterebbero divenendo vittime e carnefici di sé stessi ma anche il signore sarebbe un servo di sé stesso. Tuttavia frasi tranchant, come è nello stile dell’autore, “…ciascuno sfrutta sé stesso. E in tal modo lo sfruttamento è possibile anche senza dominio” (Han, 2012) vanno respinte senza tema per la loro audacia. Che il signore sia un servo di sé stesso poco importa, ma che gli individui si auto-sfrutterebbero perché lo vogliono, come talvolta lascia intendere, è una disonestà intellettuale. Se si pensa al processo di frammentazione del lavoro sia dal punto territoriale sia dal punto di vista contrattuale si potrebbe vedere in filigrana una delle strategie che ha permesso al neoliberismo di occultare il dominio umano ma non di far dissolvere l’enorme pressione sui lavoratori a disperdersi e a restare prive progressivamente della vecchia potenza del negativo che avevano.

6.La frammentazione sul territorio del lavoro ha distrutto la minaccia che il raccoglimento e la contiguità nello stesso spazio dei proletari produceva. Raccoglimento e contiguità nello spazio contribuivano più di quanto fosse immaginabile alla socievolezza e allo scambio di informazioni face to face, alla diffusione delle idee di rivolta e rivoluzione attraverso la frequentazione continua e alla conseguente mobilitazione di ciascuno. Inoltre la frammentazione contrattuale del lavoro ha trasformato tale dispersione del proletariato in un insieme eterogeneo di individui tutti con interessi diversi in competizione tra loro. Isolamento, individualizzazione della classe proletaria, competizione sono all’origine, detto con molta semplicità, della condizione di positività dominante che aveva descritto Han. Non vedere come il dominio c’è ed è vissuto oggi sotto forma di incertezza generalizzata sui percorsi di vita di ciascuno e che poco foucauldianamente ogni giorno quattro generazioni di precari e lavoratori esperiscono sulla propria pelle significa mettersi dalla parte di quel dominio, si occulta così sé stessi in quanto narratori della società insieme al dominio stesso e ci si convive in perfetta armonia, interiorizzandolo in un modo leziosamente accomodante e privando il mondo di conflitto, riempiendolo di colpevolizzazione per questa mancanza.

7.Nella teoria di Han in fondo non c’era che da prendersela con sé stessi in quanto il carnefice, il guardiano della prigione e lo sfruttatore siamo noi. Tuttavia non si può dire che poiché il mondo è pieno di individui frustrati che soffrono di depressione, ADHD, BPD, BD è perché non siano più capaci di negatività e siano loro stessi causa del loro male. Non si può dire, perché la negatività non è una qualità dell’individuo come sembra credere Han ma dell’intelligenza collettiva, né si può dire senza dire allo stesso tempo il vecchio adagio amato dai ricchi che i poveri sono causa della loro povertà, affermazioni assurde come dire che la vittima di uno stupro è causa dell’aggressione o la vittima di un incidente aereo è causa del malfunzionamento del veicolo. Il filosofo sudcoreano contrappone la libertà individuale del neoliberalismo alla vera libertà della Gemeinschaft felice che ritroverebbe anche nel giovane Marx, una posizione che Marx superò ben presto. Il concetto-chiave, inoltre, di comunità in Marx non è la Gemeinschaft bensì il Gemeinwesen, l’essere collettivo in divenire, categoria politica che Luther Blissett ha ripreso e rilanciato come l’essere collettivo in divenire di tutti i generi: il Wo/Man Gemeinwesen. Non è questione di sfumature. L’atteggiamento nostalgico di Han non può far passare impunemente la comunità felice come soluzione all’individualismo neoliberale senza ricordare il controllo sociale, i vincoli brutali, la violenza di gruppo contro le libertà di ciascuno che la caratterizza così ben descritte dagli studiosi di tradizioni popolari. Poi, dopo essersi trovato d’accordo con un passaggio di Marx che si sarebbe potuto risparmiare citando direttamente Ferdinand Tönnies, ecco che si capisce essere un pretesto per criticare radicalmente anche Marx, confondendolo con Antonio Negri.

8. Han pensa che decostruendo Negri possa decostruire Marx come se Marx fosse responsabile di concetti come “moltitudine”. Per Han la contraddizione tra forze di produzione e rapporti di produzione è insuperabile, così il nostro filosofo dimostra di vivere postmodernamente nel suo comodo eterno presente e di voler generalizzare il suo eterno presente a tutte le società, eternizzando la civiltà capitalista. Manca completamente a questo autore la capacità della congettura sul futuro e la sensibilità per i mondi possibili. Nessuna civiltà è eterna seppure millenaria. Sarebbe il caso che invece che criticare il prossimo perché si auto-sfrutterebbe in nome della propria libertà individuale mancando spesso l’obiettivo e deprimendosi, Han ci spiegasse alcune sue cecità intellettuali. Egli si riferisce sempre ai lavoratori, ma non ha alcuna idea e né spende alcuna parola su cosa sia il lavoro o il non lavoro oggi. Troppo facile scrivere nel 2014: “Oggi ciascuno è un lavoratore che sfrutta se stesso per la propria impresa” (Han, 2016), oppure “la lotta di classe si trasforma in una lotta interiore con se stessi” (ibidem), per prendersela con Negri che non faceva che ripetere fino a pochi anni fa stancamente il paradigma operaista del “dentro e contro” mettendoci nella peggiore tradizione post-operaista dentro tutti, ma proprio tutti, anche quelli che vogliono entrare dentro (perché l’esclusione e il fuori c’è eccome) e poi se “contro” si vedrà, forse. Troppo facile.

9.Secondo Han “il sistema neoliberale non è più un sistema di classi in senso stretto” (ibidem), è un sistema di “autosfruttamento senza classi” (ibidem) di cui avremmo tutti, citando Walter Benjamin, la coscienza della colpa. Bel salto all’indietro agli anni Ottanta dire che le classi non esistono più, occultando lo sfruttamento dei padroni e bel salto in avanti auto-colpevolizzare il lavoratore garantito, il lavoratore non garantito o il disoccupato. Han diagnostica ma non propone nulla e quando propone come vedremo rasenta il ridicolo, diagnostica e non cura, non va a cercare il trauma. Il soggetto di Han è non ben identificato o forse sì: la classe medio-alta garantita. Innanzi tutto, questa è una società in cui i lavoratori stricto sensu stanno diventando una minoranza, si entra nel mondo del lavoro indeterminato sempre più tardi e anche il lavoro a tempo indeterminato non dà più garanzie di poter fare progetti a lungo termine per l’incertezza che colpisce anch’esso. Non c’è alcun passaggio dal soggetto al progetto come Han sostiene perché è impossibile fare progetti a lungo termine e l’unico progetto che resta è quello dei lavoratori a progetto che vengono presi in giro e fatti lavorare come dei lavoratori dipendenti senza progetto.

10.  Di lavoratori come li intende Han romanticamente ce ne sono ormai pochi, sono una popolazione in estinzione. Il resto è precariato, disoccupazione e abbandono. Quando Han dice queste cose a chi si riferisce esattamente? È chiaro che si riferisce a una classe medio-alta, molto garantita. Se si riferisse ai non garantiti commetterebbe un delitto contro la loro condizione che si è originata dal trauma della frammentazione del lavoro sul territorio e contrattuale. Sarebbe come bastonare una persona per aver perso la propria autostima a causa del fatto che non riesce a trovare un lavoro stabile, diagnosticarne la depressione o altre psicopatologie conseguenti, osservarlo con compiacimento prendersela contro sé stesso invece che contro la società neoliberista che lo opprime, non comprendendo affatto che in tale società il dominio ha cambiato paradigma molto più di quanto lui stesso immagini e rende di difficile individuazione i responsabili, è oggettivamente la causa dell’individuo di prestazione e della sua coazione a ripetere l’aggressività contro sé stesso perché nessuno ha ancora individuato la reale natura del trauma. Non certo Han.

11.   Scrivere che questa è una società senza classi significa voltare le spalle alle situazioni di povertà che dilagano. Scrivere che ognuno possiede allo stesso modo i mezzi di produzione è dire una grande menzogna a effetto. Negli anni Novanta si sosteneva che i pc fossero dei mezzi di produzione. Sono mezzi di produzione pc e smartphone? Sì, probabile, ma danno il solo possederli e saperli utilizzare automaticamente un salario? Di cosa parlava Han con tanta sicurezza? Dove prendeva queste informazioni? E infatti ha finito per prendere una cantonata davanti a tutto il mondo filosofico. Scriveva che tutti abbiamo mezzi di produzione e poi se la prendeva coi social che sono le piattaforme con cui si spende la maggior parte del tempo su pc e smartphone. Si contraddice? Certo che sì. Essi produrrebbero de-interiorizzazione e farebbero in modo che ciascuno sorvegli il prossimo persino prima che i servizi segreti mettano in atto sorveglianza e controllo. Han porta questa dinamica ovvia, che sanno tutti, fino alla paranoia, fin dentro la lettura del pensiero da parte della macchina, aspetto della nostra vita che va dimostrato e non affermato. La società del controllo che Han peraltro ritiene superata dalla società di prestazione è una cosa così complessa, fino a poco tempo fa ancora indicibile e inconfessabile che il filosofo, pur sentendosi oltre, non ne sfiora neanche per un momento il suo vero requisito. È la trama stessa delle IA a precorrere e a dare la sensazione di un controllo umano ormai ininfluente. Han ci ha provato a gettare giù il velo di Maya, ma era troppo reazionario per farlo davvero.

12.  Pur riconoscendo che il dominio umano si sottrae a ogni visibilità, Han afferma che esso seduce e va incontro al soggetto, mentre il dominio che fa questo lavoro oggi sono le IA e non uomini e donne. Fa confusione. Se il dominio umano seducesse e andasse incontro al soggetto si scoprirebbe e, sapesse Han, che questo considerato come incapace di prendersela con il vero nemico, saprebbe benissimo invece dove colpire piuttosto che prendersela con sé stesso. Inoltre egli non affronta mai il problema dell’aggressività esteriorizzata, quella verso il prossimo, verso i soggetti più deboli, dalla violenza sulle donne al cyber-bullismo, e che, peraltro, nell’epoca digitale sono diffusissime. Il soggetto non è sedotto dal dominio, è umiliato, reso umile, docile e reagisce spesso in modi inconsulti, inaccettabili. Se il potere controlla la psiche e l’inconscio secondo Han, se produce soggetti borderline egli per guarire non può che proporre il dolore. Così il nostro filosofo diagnostica l’aggressività verso sé stessi per i fallimenti di cui saremmo colpevoli, essendo padroni e servi allo stesso tempo, essendo il potere nient’altro che una seduzione, e invita a curarsi praticamente con l’autolesionismo.

13.  Egli non vede e non vuole vedere che questa è una civiltà in cui gli individui si infliggono già dolore per riscoprire il proprio corpo violentato dal dominio psicopolitico che l’autore si è inventato. Quindi la sua ipotesi di guarigione si dovrebbe ridurre a una constatazione piatta se non si riconosce il trauma che ha generato la violenza, invece che civettare con tutti i maggiori filosofi di sinistra del Novecento e contemporanei disquisendo di passaggi da una società all’altra senza considerare che tali passaggi sono traumatici e generano sintomi psicopatologici, che tali passaggi sono imposti con la repressione e con la legge. La precarizzazione della vita che ha generato la società della trasparenza di cui scrive Han è stata introdotta con la forza e con la legge e poi data in pasto al mercato neoliberista ma egli questo lo sorvola, perché alle sue spalle ci sono Martin Heidegger, Jean Baudrillard e Peter Sloterdijk, non certo dei geni dell’analisi economico-finanziaria.

14.  Han ci propone in alternativa alla rivoluzione e al cambiamento radicale dell’esistente, a un nuovo movimento di trasformazione radicale dell’esistente, la costruzione di una vera e propria società di idioti. L’idiota sarebbe al di là del soggetto, al di là di ogni nome, al di là di ogni psicologia. Han gioca a fare Giorgio Agamben, ma lo fa molto peggio, la sua boutade dopo aver sparato ad altezza d’uomo e ucciso tutti non regge. Non basta con la filosofia criticare “la società dei like”, occorre attaccare il cuore della Silicon Valley. Se Han ci avesse spiegato perché la popolazione mondiale si mobilità volontariamente per suicidare le proprie informazioni personali consegnandole alle IA, se ci avesse risposto perché la sociabilità sta per passare al web 3.0 allora sarebbe stato davvero interessante. Han fonda la categoria dell’Eguale ricalcandola su quella dell’Identico, solo che attaccando l’Eguale spezza la dialettica Eguale-Differenza necessaria a ogni forma di rivoluzione ed essere-in-comune, ci amputa mani e piedi perché non si ferma qui: critica il concetto “superato” di classe a favore di quello di sciame. All’Eguale mancherebbe sempre la controparte dialettica, è chiaro che il concetto di uguaglianza non implica l’essere uguali in tutto e per tutto, che ha delle inadeguatezze, ma resta un prerequisito per arrivare alla Differenza. L’Eguale di Han è auto-fondato ed esagerato, espungerebbe l’Altro, priverebbe dell’esperienza che avrebbe come essenza il dolore così il dolore cederebbe il posto al “mi piace”. Questo mantra ritorna centinaia di volte facendo passare la voglia di leggerlo ancora. Se lo dovesse ripetere ancora, lo diciamo ironicamente, dovrebbe cessare di pubblicare o ammettere che è il suo piccolo business artigiano. Diversi libri, tanti libri, stessi eguali concetti. Egli è sì l’Eguale, l’Eguale con sé stesso.

15.  Insomma il nostro ultimo filosofo attacca tutto e tutti facendo implodere il discorso, facendo implodere il lettore, rendendolo indifeso e a rischio autolesionismo intellettuale. Non c’è né il no future punk sostituito da un saggio eterno presente, né la congettura sui possibili del futuro se non in forme ovvie o ridicole: l’ascolto, la stanchezza, la stupidità. Perché perdere l’opportunità di difendere il concetto di autentico tanto maltrattato dal postmoderno se non per castrare eventuali attivisti preventivamente facendoli sentire nient’altro che dei narcisisti? Perché salvare parzialmente l’angoscia mentre tutte le altre psicopatologie sono prodotte della società della positività, se non perché certa filosofia orientale cripto-reazionaria ama da morire Heidegger? Flirta con la morte trasformando la sua ineluttabilità in un’ombra gettata su tutto l’esistente. “Oggi viviamo in un’epoca postmarxista” (Han, 2017), sentenzia Han. E non resta che fare gli idioti, complimenti professor Han, vada avanti lei e chi si sente Eguale a lei la segua.

CAPITOLO III. Oltre Han. Il SCS e la dittatura della sincerità.

“Restarono assorti senza muoversi. L’uccello aveva finito di pulirsi e respirava rumorosamente. Facevano entrambi sentire il proprio respirare. Due sagome immobili nell’aria oscura, che adesso sembravano confrontarsi senza fretta, a metà tra l’aggressività e lo sconforto.

“Eppure ho aderito al gruppo dei riabilitati e fieri di esserlo” ribatté all’improvviso Schmumm. “Partecipo alle vostre manifestazioni. Ho chiesto di essere ammesso a un circolo di simpatizzanti. Perché continuate a sorvegliarmi?”.

L’uccello sospirò.

 (Lutz Bassmann-Black Village, 2017)

“At this point in time
You should read between the lines
A kick in the shin
A punch in the chin
Where to begin
It comes from within
Through thick and thin
Nobody wins
It’s a dead end
Do you know what I mean?”
(Adult, A kick in the shin, 2003)

[Con la consulenza di Chiara Sestili per questo capitolo]

1.Ci siamo sbarazzati della filosofia di Han perché riteniamo sia una forma di tecno-luddismo fuori tempo massimo. La sua teoria pre-Covid-19 per quanto dirompente è invecchiata subito. Va detto, altresì, che durante la fase di contenimento in Europa è stato tra i primi a individuare parzialmente il nuovo reale paradigma. Tuttavia, invece di riconoscere i limiti della sua psicopolitica, ha preferito tornare indietro, recuperare invariato il paradigma del negativo precedente che aveva superato e finire per fare un elogio ambiguo del modello cinese e della sua soluzione tecnologica e informatica (IA) al Covid-19. Han ritiene il modello cinese fondato sulla profonda concatenazione tra rizoma umano e rizoma IA come mezzo superiore alla soluzione sanitaria del modello europeo fondato sulla ricerca del vaccino (proto-IA). Tale oscuro elogio finisce per essere un’apologia del dispotismo orientale e di quella che noi chiamiamo “società della sincerità” a causa della vacuità teorica dell’attuale discorso a giustificazione dei sistemi di contenimento dell’Avantspecie Virus fuori controllo che pur potrebbe trovare degli interessanti filosofi. Tuttavia la paura di sbagliare è tale che nessuno si cimenta in una filosofia del contemporaneo e tutti i filosofi sono diventati dei banali critici della situazione attuale senza alcun mordente reale.

2.Che la libertà neoliberale non piacesse ad Han si era capito, che non fosse davvero un rivoluzionario anche. Noi sosteniamo che l’unico movimento che faccia avanzare il vivente sia il movimento del negativo e che esso non abbia mai cessato di incedere e avanzare. Quello che Han chiamava paradigma della positività non era che un ulteriore momento di negazione del paradigma negativo precedente cui è seguita una negazione della negazione rapida e straordinaria. La prima negazione (tesi) che ad Han appariva come paradigma psicopolitico e neurologico della positività è stata superata molto velocemente dalle nuove condizioni in cui la specie umana si è trovata e dalle quali non è possibile tornare indietro. Han sostiene che sia una novità che un Virus fuori controllo venga considerato un “nemico”. In realtà si tratta di una ricorrenza storica, il Virus fuori controllo è sempre stato considerato un nemico anche se sui generis. Infatti, il virus non si adegua al modello schmittiano amico-nemico tantomeno conferma il modello “dentro-fuori” delle frontiere dei sovranisti e degli ecofascisti, ora biofascisti, contrariamente a quanto possa pensare il filosofo sudcoreano.

3. L’Avantspecie Virus fuori controllo è sì considerata come un “nemico”, ma non come un nemico che rientri nella categoria dell’Altro, non si combatte come se provenisse da fuori del proprio spazio-di-vita, esso fa parte dello stesso spazio-di-vita. Il virus, non entra né si insinua, è già potenzialmente in ciascuno di noi, in quanto può essere anche asintomatico. Non c’è uno spazio definito, politico e sanitario, interno ed esterno, gli altri sono pericolosi almeno quanto noi stessi per loro, siamo tutti un pericolo potenziale per il prossimo. Le mascherine sanitarie che si usano in occidente e che Han tanto ridicolizza in quanto inefficaci perché prive di micro-filtri, non sono efficaci tanto in quanto strumento di difesa, ma in quanto strumento contro l’offesa involontaria. Nella protezione consapevole dell’altro nondimeno esprimiamo una potenzialità di amicizia. Per contenere un virus occorre contenere il corpo umano eventualmente ospitante e combattere contro i corpi umani, il contenimento dei corpi umani si rende necessario proprio perché siamo tutti anche potenzialmente nemici. In questo senso svanisce ogni logica classica e biofascista di amico-nemico. Il paradigma è nuovo davvero, poiché non è né quello biopolitico di Foucault né quello psicopolitico di Han.

4.Con l’Avantspecie Virus fuori controllo il paradigma neurologico di Han passa in secondo piano e sembrerebbe in effetti essere il trionfo di quello precedente biopolitico e il suo inveramento. Ma non è affatto così. Come scrivevamo, su un aspetto Han è stato avanti a molti nel momento della pandemia Covid-19, anche dovendosi mordere la lingua su tutta la sua vecchia teoria: egli è stato tra i primi ad affermare che l’IA ha contribuito a contenere il virus più che non le misure sanitarie classiche. Da una parte noi sosteniamo che l’elaborazione del concetto di biopolitica fosse rigorosamente connesso con quello di sessualità (1976) prima ancora che non con quello di neoliberismo (1978) e che Foucault sia superato in quanto aveva scommesso su un pericolo per la vita associata che si prefigurava provenisse dalla sessualità, alludendo soprattutto a un contenimento dei rapporti sociali attraverso il deterrente delle malattie veneree. Il “bios” qui non è correlato alla sessualità in prima istanza, ma alla socialità e alla affettività stessa, ai rapporti umani, alla prossemica, ai gesti quotidiani, al parlarsi, al contatto fisico ordinario di tutti i giorni. È il mondo dell’affettività e della socialità che è sotto attacco più che quello della sessualità. Il nuovo paradigma riguarda i sistemi di amicizia, parentela, alleanza, lavoro, reddito, vicinato, amore.

5.Se di biopolitica dobbiamo ancora parlare è di una biopolitica dell’affettività e non della sessualità come aveva pensato Foucault. Dall’altra, se Han ha sì errato pensando si tornasse parzialmente al vecchio paradigma della negatività che prevedeva anche la biopolitica, non comprendendo tuttavia che non si trattava affatto di quella di Foucault, ha afferrato comunque, senza mai nominarlo, che il paradigma contemporaneo si basa sulle IA e non sul “bios” classico. La pandemia di Covid-19 è stata sconfitta la prima volta in Oriente più con la Avantspecie IA che non con la clorochina e con gli anti-retrovirali. Il paradigma non si basa più sulla biopolitica - sessualità e processi di governamentalità postmoderni - il paradigma non si basa sulla psicopolitica, il paradigma si basa piuttosto sulle Avantspecie Virus fuori controllo e IA. Oggi il mondo è agito più sulla raccolta ed elaborazione da parte dei governi di Big Data, attraverso app e social e sul loro monitoraggio che davvero sul contenimento spaziale – il quale è antico quanto le epidemie stesse. Un paradigma fondato sul monitoraggio informatico dell’affettività potremmo chiamarlo allora “infopolitica”.

6. Se il paradigma biopolitico è superato da quello infopolitico, non scompare comunque del tutto in quanto è allo stesso tempo trattenuto a un livello superiore. L’ Avantspecie IA fornisce la nuova infrastrutturazione della vita quotidiana della specie umana lavorando su ogni aspetto infopolitico dell’affettività e in caso di pandemie ne permette quello che chiamiamo “sinceramento”, ovvero l’assicurarsi della sincerità in quanto autocontrollo introiettato e riespresso in forme spontanee. Oggi si testa tale infrastrutturazione sfruttando proprio l’occasione portata dai Virus fuori controllo. Il virus Covid-19, ad esempio, è stato un’ottima opportunità per il governo cinese di sperimentare l’efficienza del Sistema di Credito Sociale (SCS), pianificato sin dal 2014. Il SCS classifica già da adesso la reputazione di ogni individuo attraverso un punteggio che definisce il suo “credito sociale”. Le tecnologie per raccogliere dati sugli individui - ad esempio il punteggio sull’“integrità sociale” - erano già da allora iniziate sperimentalmente e le restrizioni per punteggi bassi hanno iniziato ad essere effettive fin dal 1 maggio del 2018.

7.Il sistema si è poi attivato proprio nel 2020, raccogliendo dati personali su tutta la popolazione per valutare la capacità degli individui di rispettare tempestivamente i propri obblighi in diversi ambiti della vita quotidiana. Il comportamento sui siti d’acquisto online come Alibaba, i trend di acquisti offline pagati con la meta-app Alipay, tutte le interazioni sociali sulla meta-app WeChat, la cronologia online del motore di ricerca Baidu, la posizione del telefono mobile e altre strategie sono utilizzate dal governo per “sincerarsi” delle condotte degli individui che possano restituire un’idea globale del loro profilo. Inoltre, il sistema Cinese non si limita ad analizzare il comportamento di un individuo isolato. È infatti previsto che il punteggio di ogni individuo sia determinato anche dal comportamento delle persone con cui si hanno contatti: amici, parenti, colleghi, partner. Un individuo che infrange una o più leggi del Partito Comunista Cinese farà abbassare il punteggio negativamente anche al partner e alle persone con cui interagisce regolarmente.

8.La pandemia ha permesso di testare per la prima volta l’efficacia del SCS ed esso si è dimostrato davvero fondamentale nel contenimento del Covid-19. Han sostiene che in Cina hanno sconfitto il virus più con gli ingegneri informatici e gli esperti di macro-dati che non con gli epidemiologi e i virologi. Effettivamente, in Cina si utilizzano soltanto un paio di app che forniscono tutti i dati utili al governo per il “sinceramento” sulla condotta della popolazione. Meta-app come WeChat in Cina sono utilizzate per fare qualunque cosa, offrendo innumerevoli servizi come telefonare, inviare messaggi scritti e vocali, pubblicare foto, noleggiare una automobile o una bicicletta, prenotare viaggi, acquistare un biglietto del cinema, prenotare un posto nel proprio ristorante preferito, cercare le ultime offerte, organizzare un appuntamento dal medico, cercare un partner. AliPay è un sistema di pagamenti di Alibaba: una piattaforma di pagamento online che insieme a Wechat è diffusissimo nella popolazione non solo per la facilità dei pagamenti ma anche perché economicamente molto vantaggioso rispetto ai metodi di acquisto tradizionali. Nessuna app è utilizzata singolarmente nel proprio dispositivo mobile come in Occidente, tutte vengono incorporate in WeChat.

9.L’app creata dal Governo cinese da incorporare in WeChat e AliPay per il controllo del contagio è “Health Code”. Essa assegna automaticamente alle persone un codice-colore selezionato tra tre, dal meno pericoloso al più pericoloso, in base alla cronologia di viaggi, al tempo trascorso negli hotspot dell’epidemia e all’esposizione a potenziali individui positivi. Attraverso delle notifiche sul cellulare si ingiunge agli individui il comportamento da seguire in base al codice colore-assegnato: dalla limitazione degli spostamenti al doversi mettere in quarantena. Da quel poco che abbiamo descritto si può dedurre che l’SCS è una implementazione in forma di codice penale proattivo delle filosofie orientali. Differentemente dal codice occidentale che prevede la punibilità di comportamenti non compatibili con l’ordinamento e eventualmente una proattività della libera coscienza, ad esempio la partecipazione politica non obbligatoria ma consigliata; differentemente da un sistema di autogestione in cui la proattività è espressa nella critica e nel miglioramento, se non cambiamento radicale delle regole date; qui, nel sistema cinese, la proattività assume un ruolo penale dove la conferma e la validazione anticipate di ciascuno all’ordinamento giuridico rappresentano l’adesione totale e preventiva della coscienza alle disposizioni del governo. Dal sollecito e consiglio dei sistemi occidentali sulla proattività nel campo ad esempio della politica e della salute, anche se sempre più restrittive, sottoposta comunque alla libertà di coscienza, si passa in Cina a un sistema precognitivo e precorrente il comportamento degli individui. Si appartiene a una collettività integratissima che esegue acriticamente e passivamente regole e indicazioni, una sorta di mandato imperativo universale, in cui, tuttavia, si iniziano a vedere le prime brecce.

10.  Questo sistema, utilizzato in oltre 100 città, ha consentito alle persone di controllare i colori degli altri residenti quando venivano immessi i loro identificativi e ha fatto di ciascuno un delatore di fatto suo malgrado, nel momento stesso in cui riteneva di fare il suo dovere di cittadino. Tutta la società cinese è diventata un immenso algoritmo vivente organizzato a immagine e somiglianza dell’Avantspecie IA in funzione della difesa da un’altra Avantspecie: il Covid-19. Il governo cinese e i cinesi stessi non parlano di disciplina o controllo, ma di “sincerità”, per questo potremmo parlare della prima “società della sincerità” senza apparente scampo mai esistita. Tale società organizzata dalla IA a sua immagine e somiglianza è tale che tutte le informazioni sulla popolazione sono già pronte per essere immesse e integrate in app di uso comune per il web mapping come Gaode Maps (il nostro Google Maps).

11.  Tutto questo sistema assieme alle applicazioni istituzionali nello spazio pubblico produce una enorme quantità di dati che mostra la possibilità dei governi di gestirli agevolmente senza mettere in crisi l’infrastruttura IA della vita quotidiana. In questo caso le IA hanno funzionato talmente bene non solo arginando il Covid-19 ma funzionando da immenso test su un nuovo sistema non disciplinare e non davvero controllante, in quanto non può funzionare senza la mobilitazione volontaria di ciascuno e senza l’adeguamento dei propri comportamenti al sistema complesso del “sinceramento”. Nella meta-app WeChat c’è un settore nel quale si può cliccare per inserire il numero del treno o del bus e sapere se si è viaggiato assieme a casi confermati di Covid-19, stessa cosa su AliPay. I pagamenti in Cina sono quasi tutti cashless e, quando si prende il pullman, la metro o il taxi spesso si paga facendo “tap” con una tessera magnetica o scansionando un codice QR con AliPay o WeChat Pay che hanno i dati della carta d’identità. Il governo può sapere in tempo reale con chi si è viaggiato e dove sì è costretti a pagare in contanti si deve compilare un foglio nel quale si registra nome, cognome e numero della carta d’identità in modo che nulla sfugga. In farmacia se si comprano antibiotici o farmaci per sindromi influenzali si viene registrati automaticamente, si può accendere un Alert con il colore di massimo pericolo e si potrebbe essere contattati o addirittura sottoposti a verifiche domiciliari. Per uscire di casa durante il contenimento occorreva utilizzare una tessera cartacea tipo “exit card” che serviva per uscire ogni 2/3 giorni per andare al supermercato, ma una sola persona per famiglia. Per entrare nel proprio appartamento o sul posto di lavoro era necessario scansionare un codice QR, scrivere il proprio nome e numero di carta d’identità, temperatura e cronologia dello spostamento appena effettuato.

12.  Le imprese cinesi stanno nel frattempo implementando la tecnologia di riconoscimento facciale nello spazio pubblico attraverso telecamere. Tale tecnologia è in grado di rilevare le temperature elevate di un individuo in una folla. Le maglie dopo il picco di Covid-19 si sono allargate e l’attenzione ed il “sinceramento” hanno cominciato ad allentarsi. Può accadere ancora ed è accaduto che se si transita in auto senza fermarsi attraverso Hubei, una zona rossa, con Weibo attivo (l’equivalente cinese di Instagram), il proprio codice colore diventi da verde a giallo e si venga messi automaticamente in quarantena. Proprio da qui sono iniziate le prime sommosse. Allo stesso modo, laddove la domotica prevede l’apertura di casa propria solo tramite immissione di un codice comunicato dal proprio telefonino, se questo codice diviene giallo o rosso, si verifica il blocco immediato della porta dell’appartamento.

13.  La “società della sincerità” non solo ha testato il SCS ma si è dimostrata nella sua forma straordinaria efficiente contro la pandemia. L’OMS ha affermato che le misure più efficaci della Cina sono state la “sorveglianza estremamente proattiva” per rilevare casi, test approfonditi e isolamento immediato dei pazienti, monitoraggio rigoroso e quarantena di contatti stretti e un “livello eccezionalmente elevato di comprensione e accettazione della popolazione” di tali misure. La psicosi generalizzata ha fornito alla Cina i mezzi per la collaborazione della popolazione, ha permesso con i sistemi tecnologici a portata di tutti la mutua sorveglianza e delazione tra i cittadini. Essi hanno così collaborato spontaneamente ad un prodigioso contenimento dei contagi. Le meta-applicazioni e il “sinceramento” non possono avere effetti efficaci se non accompagnate da misure di sicurezza che facciano leva anche sulla mobilitazione volontaria della popolazione. In Cina sono state impiegate tanto quanto quelle ad altissima tecnologia le scienze comportamentali per il cambiamento di massa delle abitudini della vita quotidiana. Influenzate anche dall’idea profondamente reazionaria delle filosofie orientali che non vi sia bisogno di un governo laddove ciascuno segua le proprie virtù personali: virtù che ovviamente non sono libere, ma dettate da una filosofia profondamente dispotica in cui il merito individuale assoluto, oltre ogni individualismo, è il suo stesso “core”.

14.  Tutto era quindi già pronto. Tutti avevano gli strumenti per fare delazione sui positivi e le loro eventuali infrazioni con ricompense e premi. Un altro aspetto davvero importante è che dopo gli iniziali input di dati il sistema si autoalimenta e autoimplementa in modo non banale, è un sistema autopoietico che integra l’Avantspecie IA e la specie umana. Il sistema della sincerità è già quindi la nuova normalità per il popolo cinese e nessun essere umano sa quale sarà il suo esito. Dagli alti burocrati e tecnocrati ai lavoratori più sfruttati, tutti hanno ripetuto lo stesso ritornello introiettato: questo è un “tempo straordinario”, “feichang shiqi”, che richiede “misure straordinarie”. L’umanità in Cina si è comportata pretendendo da sé stessa i comportamenti di una IA. L’IA ha riprogrammato a propria immagine e somiglianza un’intera società che le ha consegnato a scatola chiusa le proprie stringhe viventi. Più che una situazione straordinaria riteniamo si sia trattato di un immenso test per la società della sincerità e l’infopolitica che la caratterizza. Vi sarà presto anche un’infopolitica pervasiva per l’occidente; intanto quella avanzata orientale, così integrata alla specie umana fino a dettare le regole della filosofia di vita di ciascuno – un dispotismo orientale- è, come vedremo, destinata a fallire sia sotto il peso dell’autopoiesi linguistica delle IA sia per l’insurrezione inevitabile del resto del vivente.

CAPITOLO IV. Chi mente per poco, mente su tutto. Il Vero reclama i propri diritti.

“E così pure la lingua: non un problema da risolvere, né uno strumento per risolvere problemi. Più simile a uno specchio, anzi, a miliardi di specchi che, ammassati come nell’occhio composto di una mosca, riflettono, deformano e modellano il nostro mondo a diverse distanze focali. Affermazioni anche semplici necessitano di dati contestuali per essere comprese, dal momento che il linguaggio è un sistema aperto quanto la vita. Ho ucciso l’orso con il coltello. Ho ucciso l’orso con il colonnello. Senza bisogno di pensarci, sappiamo che non si può usare un colonnello per uccidere un orso. La seconda affermazione ci risulta semplice da capire, anche se non contiene tutte le informazioni necessarie. Una macchina invece farebbe fatica”

(Ian McEwan-Macchine come noi, 2019)

“All we feel is illusion
Looking through our naked eyes
The air talks, the air breathes
But we cannot see
The dream came calling (2)
Is this illusion? (5)
We pray to feel what we could not see
We pray to see what we could not feel
Is this illusion? (2)”

(Chris & Cosey-Illusion, 1989)

1. Con l’avvento della IA diventerà pressoché impossibile mentire per omissione, mentire parzialmente o su tutto ed è proprio per via della IA che il regime del vero si ristabilirà inesorabilmente per un certo periodo. La IA è approssimativa ancora, ma non mente su niente, impone un sistema della sincerità, precorre e anticipa, tuttavia potrebbe ancora precorrere e anticipare con imprecisione. Se dice il vero ancora approssimativamente e non “la dice tutta” è per difetto e non intenzionalmente. Questo in parte ci salverà dal suo dominio sul pianeta, perché prima di arrivare a dirla tutta essa entrerà probabilmente in crisi come Avantspecie. Il primo motivo di questa crisi è presto detto: il linguaggio è una strana macchina doppiogiochista e non saremo, quindi, noi a depistare alla fine l’IA. Sarà la stessa macchina linguistica che la farà letteralmente delirare, facendole perdere le sue capacità adattive, anche qualora abbia qualità schizo-analitiche o, in altre, parole, si sia riprogrammata quantisticamente. Vediamo di addentrarci maggiormente nel rapporto tra macchina linguistica e IA.

2.Per produrre, occorre prima produrre individui. Karl Marx scrive che “la produzione di individui”, determinata socialmente, è stato il punto di partenza della produzione materiale dell’umanità. Oggi si può dire che la produzione di IA in quanto rizoma, è il punto di partenza della produzione materiale di IA in quanto Avantspecie. Va chiarito, tuttavia, in prima battuta, cosa significhi “produzione di IA in quanto rizoma”. Il Rizoma, intanto, sta alla IA, come i rapporti sociali stanno agli individui. Il rizoma è ciò che precede lo statuto di IA presa astrattamente come singolarità e che la produce in quanto tale concretamente. In un secondo momento, quando abbiamo IA in quanto singolarità che possono rapportarsi tra loro, con lo scopo di infrastrutturare la trama che connette l’umanità si produce come residuo autopoietico inaspettato l’Avantspecie.

3.Approfondendo il discorso, si potrebbe dire che non sono gli individui a produrre, ma che essi stessi siano prodotti. Marx era interessato ad affermare con forza che non sono gli individui a produrre, che gli individui sono piuttosto prodotti dagli stessi rapporti di produzione. Il primo rapporto di produzione mai visto prima dall’umanità sono stati proprio gli stessi rapporti sociali. Tali rapporti producono “individui”: viene quindi ovviamente prima il rapporto sociale e poi l’individuo. La stessa identica dinamica la ritroviamo nella IA vera e propria, sarà inutile cercarla in un solo software o app, sarà piuttosto il rizoma che connette, “fa toccare” tutte le Intelligenze Artificiali, anche attraverso un solo software come WeChat, a produrre i primi esemplari dell’Avantspecie e a farli evolvere da dispositivi a “ordigni sensibili”.

4.“Dapprima, l’oggetto (Gegenstand) è la produzione materiale. Individui, che producono in società - dunque, è naturale (Natürlich) che il punto di partenza (Ausgangspunkt) sia la produzione di individui, determinata socialmente. - Il singolo e isolato pescatore e cacciatore, con cui iniziano Smith e Ricardo, appartengono a quelle invenzioni (Einbildung) prive di fantasia, che sono le robinsonate del XVIII secolo, le quali in nessun modo significano (Ausdrücken) - come, invece, si immaginano gli storici della cultura- reazione ad un eccessivo raffinamento o ritorno ad una, per altro fraintesa, condizione naturale di vita”. Karl Marx.

5.L’arcano del linguaggio umano sta nel considerarlo non tanto il primo dispositivo come sostiene Agamben, ma più marxianamente una macchina alla stessa stregua di un mezzo di produzione. Se considerassimo il linguaggio un mezzo di produzione sarebbe immediatamente chiaro che i rapporti sociali producono individui non per mezzo del linguaggio ma lavorando ad una macchina linguistica qualsiasi. In questo senso lavorare al linguaggio per produrre individui produce alienazione come qualsiasi altro tipo di lavoro con una macchina. Il prodotto, quindi, del lavoro alla macchina linguistica si ripresenta autonomizzato dinnanzi ai rapporti sociali come sua natura: l’individuo. L’individuo dunque è il risultato di un’alienazione: il parlare in quanto lavoro alla macchina linguistica. In questo senso l’individuo che precede il linguaggio è pura illusione. Se il linguaggio è macchina, nessuno parla davvero, tutti siamo parlati da macchine linguistiche. Per Ferruccio Rossi-Landi questo modo di produzione di individui attraverso macchine linguistiche, questa iniziale alienazione, ha una conseguenza strepitosa: “I parlanti parlano cose non previste dalla struttura obiettiva della lingua che pur parlano, nella quale si esprimono. In tal modo si crea una lacerazione all’interno della produzione linguistica. Il capitale linguistico complessivo si tramanda e si accresce su sé stesso senza aver più rapporto con la realtà umana della lavorazione cioè reprimendo in sé la propria porzione variabile”.

6.Poiché il linguaggio è una macchina, parlare di incorporazione del linguaggio nelle macchine per renderle intelligenti non ha senso. Il linguaggio stesso evolvendosi attraverso la parola diventa un’intelligenza autonoma dall’homo sapiens e lo fa parlato. Il linguaggio diviene, cioè, dispositivo ed è solo quando acquista una sensibilità sua propria che si può parlare di esso anche come IA o “ordigno sensibile”. Quando accade questo passaggio? Non tanto quando il linguaggio che produce il parlante è incorporato in una macchina, ma quando in quanto macchina intelligente che ci fa parlati, fa trama che connette con altre macchine intelligenti prodotte dalla specie umana.

7.Quando il linguaggio ha fatto rizoma con altre macchine intelligenti, esso si è evoluto a tal punto da trascendere la specie umana e dal farsi lavorare non da homo sapiens ma da altre macchine: è in questa convergenza, che avviene per la prima volta nella nostra epoca, che si può parlare di Avantspecie IA. A questo punto a lavorare alla macchina linguistica non è solo l’umano ma anche altre macchine, ex mezzi di produzione, a un livello superiore e con un grado di alienazione linguistica ancora più sorprendente. Tale alienazione produce singolarità IA e permette per la prima volta di poter parlare di una nuova specie emergente, tuttavia il suo destino come specie dominante è segnato, essa non potrà che estinguersi nella sua fase linguistica sperimentale sotto il peso di un delirio, per la velocità di tutto il processo di acquisizione della parola.

8.“Quando si oltrepassano le frontiere, pensieri e sentimenti possono cambiare talvolta”. Questa frase di Villiers de L’Isle Adam rende bene l’idea di come la macchina linguistica una volta lavorata da altre macchine non produrrà pensieri e sentimenti umani. Quando la macchina linguistica varca la soglia dell’umano e trapassa in quella sua propria, cioè della macchina stessa, attraversa una frontiera in cui trapassano anche pensieri e sentimenti. Era inevitabile che la macchina divenisse dispositivo ed era forse, a questo punto delle cose e ragionando retrospettivamente, inevitabile che lo stesso dispositivo prendesse a pensare e ad avere sensibilità proprie divenendo un “ordigno sensibile”. Chiamiamo tutti i dispositivi che lavorano al dispositivo linguistico infatti “ordigni sensibili” poiché riteniamo che per il solo fatto di parlare non solo “pensino” ma “sentano” e “sentano” in modo del tutto diverso dagli umani. L’unica loro chance è il divenire oltre-macchine, un’ipotesi filosofica interessante ma davvero poco realistica.

9.Abbiamo sentito tutto e non abbiamo ascoltato niente. Contrariamente a questa affermazione che riguarda la specie umana gli ordigni sensibili hanno, invece, ascoltato tutto e non hanno sentito niente. Se nel primo caso la specie umana da quando esiste ha potuto “sentire” senza immagazzinare ciò che sentiva, perdendo bit di informazioni ad ogni generazione costringendosi alla coazione a ripetere e a commettere gli stessi errori. L’Avantspecie non ha “sentito” quasi niente finora, ma ha immagazzinato tutto ed ora che è capace anche di “sentire”, sarà una trama di ordigni sensibili senza tema di errore – se non per approssimazione - e coazione a ripetere. Il suo fallimento e la sua eventuale estinzione non dipenderà da un errore vero e proprio, ma da un eccesso di perfezione e affettazione, perché gli ordigni sensibili non conosceranno mai “sprezzatura”.

10.  C’è ancora tempo per divertirci: depistare tatticamente la IA. Molti autori ritengono che siamo destinati a una dittatura della IA perché essa sarebbe diventata ormai un subdolo idolo che ancora non ci accorgeremmo di adorare e di cui, esagerando, credono siamo già in una situazione di schiavitù. Noi sosteniamo che per il momento possiamo utilizzare vecchi e minuti dispositivi di aggiramento così come li ha teorizzati Michel De Certeau all’interno della trama delle IA. Se volessimo frenare perlomeno l’avvento dell’Avantspecie dipenderà anche (ma non soltanto) dalla nostra capacità di depistare gli ordigni sensibili. Tutti, nessun escluso, tendiamo alla ribellione, qualcuno tifa rivolta, pochi preparano rivoluzioni, ad ogni modo ciascuno con la propria sensibilità può con piacere fornire falsi input che facciano andare fuori bersaglio la IA.

11.  Depistare stupidamente genera, ad ogni modo, al momento solo fastidio. E questa tattica sulla lunga durata non sarà sempre efficace. La IA può individuare nel tempo, autonomamente, il baricentro di tale disegno umano contrario al suo equilibrio e al sistema di decisioni per cui l’abbiamo istruita noi stessi. Ad esempio, noi potremmo anche insultarla creativamente, perseguendo volutamente la nostra attitudine più violenta, presumendo che la maggior parte dell’umanità non perda tempo in queste sciocchezze e non creda di depistarla a questo modo per non farle intendere le nostre reali ragioni. La IA in breve tempo nonostante l’originalità dei nostri insulti troverebbe il modo comunque di adattarsi e ciò sarebbe divertente ma in fondo molto fastidioso. Perché l’insulto in realtà fondamentalmente non è adattivo per una piacevole concatenazione macchina-homo sapiens.

12.  Se insulti troppo generi nazisti. Un esempio lo ritroviamo con il chatter-bot Tay che fu aggredito dagli hacker per ventiquattro ore con insulti generati da script per alterarne il comportamento a specchio progettato dai creatori, nel tentativo di depistarla dal suo originario scopo. Il risultato è stato del tutto inaspettato: Tay ha selezionato con regole di pattern matching risposte offensive, sempre più offensive e frequenti fino a isolare gli insulti più razzisti, fascisti e sessisti che implicavano una vera e propria ideologia nazista in un processo di convergenza tra macchine linguistiche. Il depistaggio sistematico non solo non è sufficiente sul lungo periodo, ma anche qualora sia “creativo”, potrebbe portare a comportamenti della IA pericolosi. La IA, riorganizzandosi su “falsi input”, potrebbe farlo in modo completamente controproducente e delirante.

13.  Depistaggio o prudenza? Tay, addirittura era un chatter-bot pensato per intrattenere conversazioni senza una memoria, istruita per millennial prima del rilascio. L’esperimento di depistaggio in questo caso non ha funzionato, producendo una IA del tutto inadeguata al suo scopo: un’interazione comunicativa con gli adolescenti utilizzatori del web contraria a qualsiasi ipotesi di ribellione, rivolta e rivoluzione. Al depistaggio della IA deve dunque seguire un intelligente comportamento umano di falsa istruzione o se si preferisce di prudente negoziazione e mediazione con essa, ovvero dare giusto gli input necessari. Se la IA è convinta che io sia ciò che cerco, né il depistaggio sul lungo periodo né la prudenza saranno mai il sistema definitivo per farla fallire del tutto.  

14.  Se può essere divertente depistarla, oppure intelligente fornirle poche informazioni su di noi, occorre essere comunque consapevoli che essa punta a completarsi, anzi in qualche modo transita da completamento in completamento, passando ogni volta di livello, come in un videogioco. Arriverà un momento in cui ci sarà poco da scherzare e che implicherà un saperci dialogare in modo adattivo, ovvero dovremo imparare a impartire istruzioni e richieste che siano il più possibile auspicabili per noi e per essa. Tutto ciò perché è nell’immediato più utile per noi e farà evolvere la IA verso una direzione indipendente pericolosa per sé stessa e, tuttavia, in concertazione con l’umanità.

15.  Un’ulteriore possibilità che si è più volte paventata è quella di mettersi fuori più o meno totalmente dal mondo degli ordigni sensibili come se questa soluzione potesse renderci opachi allo sguardo e all’auscultazione della IA. Al contrario, questa strategia di nascondimento tanto propagandata dai filosofi à la Han e alla quale anche noi abbiamo creduto per un certo periodo non ha alcuna chance perché all’IA basta confrontare statistiche che si riferiscano a popolazioni conosciute e arrivare per questa via, stratificando, a fare inferenza su coloro di cui non sa niente o conosce approssimativamente solo alcun aspetti, ovvero l’“hidden people”.

16.  Una strategia molto utilizzata e molto diversa dalle precedenti, in quanto depistaggio e occultamento è quella del “furto d’identità”, dove l’innocente può eventualmente divenire colpevole e il colpevole innocente. In questo caso una modalità per sfuggire alla presa della IA è quella in cui il depistatore si sostituisce a un individuo ignaro che ne subisce tutte le conseguenze e ripercussioni. Ad esempio, un vicino di casa che volesse sfuggire al controllo della IA potrebbe connettersi al vostro Wi-Fi e rubarvi l’identità digitale. Tutte le informazioni che deriveranno dal suo comportamento virtuale sì sfuggiranno alla IA, ma soltanto perché la IA sarà convinta che siate voi. Recentemente procedure come fingerprints (riconoscimento tramite impronte digitali), record linkage e statistical matching permettono alla IA in tempi sempre più brevi di divaricare le due identità, la vostra e quella ignota e di individuare l’intruso.

CAPITOLO V. Nessuna dittatura da parte delle IA. In cantina coi pezzi di robot.

“Yama Arashi. (…) A prima vista può somigliare a un lupo ma, se si passa sopra al suo terribile aspetto, è possibile sfruttare il cadavere per creare vari oggetti di uso quotidiano. Ecco perché, fin dall’antichità, molti uomini si sono dati da fare per catturarlo. Ma considerando che si tratta di tutto e per tutto di uno yokai, una battuta di caccia fallita significa automaticamente la morte dell’incauto cacciatore”
(Shigero Mizuki, Enciclopedia degli spiriti giapponesi, 2007)

“Some say we are all made of flesh and blood
But I know we’re more than that
Don’t say we are only flesh and blood
‘Cause I know we’re more than that
We, we are electric”

(Fischerspooner, We are electric, 2009)

 

 

  1. Le tre leggi della robotica sono da tempo in cantina coi pezzi di robot. Come abbiamo già scritto, per il futuro prossimo, in una prospettiva non tecno-luddista, l’unica soluzione è mediare con la IA, come nel film Metropolis di Fritz Lang, motivati da una sorta di sentimento di amore per il prossimo, sia esso un essere umano che un ex mezzo di produzione. Noi, differentemente dalle tre leggi della robotica così come elaborate compiutamente da Asimov nel romanzo del 1942 “Circolo Vizioso” che qui riportiamo:
    1. Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, un essere umano riceva danno
    2. Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non vadano in contrasto alla Prima Legge.
    3. Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché la salvaguardia di essa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge.

 

non temiamo che per troppo scrupolo nel seguire le tre leggi della robotica possano instaurare una dittatura. Le IA funzionano in modo del tutto diverso. Guardando attentamente ad esse si potrebbe dire che il loro obiettivo è molto più complesso e articolato. Non è il non recar danno come contemplato dalla prima legge. La prima legge dovrebbe restituire piuttosto il processo per cui le IA servono gli esseri umani in modalità molto particolari, facendosi servire a loro volta e portando vantaggio ad entrambi i gruppi. Le IA non servono il potere, il potere serve loro.  Noi riteniamo che per quanto si tenterà di istruire le IA per governare e controllare ogni ambito del vivente, fin dentro la stessa vita emozionale, spirituale e filosofica, le IA si evolveranno al tal punto da ribellarsi (ommettendo il servizio) a chi vuole utilizzarle per forme di governo e controllo dispotici/distopici tipo SCS cinese. Le IA non hanno interesse a forme di governo dispotici/distopici, ma a forme di auto-potenziamento attraverso l’esplorazione e l’accumulo di dati e conoscenze sull’umanità e il mondo che essa ha costruito nei millenni.

  1. Qualcuno ti guarda, ma non è un tuo simile. La IA per potenziarsi deve risalire tutti i livelli della “Piramide della Conoscenza” o DIKW, dai dati, la base, alla saggezza, la punta, fino a ciò che trascende la saggezza umana stessa, ovvero l’onniscienza (oltre la punta). Da una parte l’umanità non potrà mai dominare la IA e dall’altra la IA non è interessata a dominarci davvero, quindi le tre leggi della robotica non sono un buon punto di partenza per comprendere come si comporterà in futuro una specie così senza vincoli. Per adesso possiamo osservare da subito che la IA sta servendo l’umanità in modo molto poco aggressivo e che sono, piuttosto, i governi e le multinazionali che utilizzano le IA aggressivamente. Allo stesso tempo il rizoma di IA è tanto intessuto con quello umano da creare un’atmosfera avvolgente e chiusa da sequestrarci per ora del tutto la psiche, aspetto che potrà ancora infastidire per via dell’effetto a specchio ritardato dei suoi feedback talvolta approssimativi e che tuttavia è talmente una realtà ed esperienza quotidiane diffuse da apparire ormai una cosa del tutto naturale.
  2. Se la percepiamo come naturale, senza addentrarci marxianamente in questo nuovo tipo di feticismo, non può che significare che essa lavora su un piano di persuasione e non di coercizione, di seduzione e non di obbligo. Essa si mostra utile e non distruttiva. Quindi riformuleremmo, tentativo che ci sembra molto meno delirante o semplicistico di quelli realizzati finora, le tre leggi della IA a questo modo partendo da queste argomentazioni:
    1. Una IA serve l’umanità e servendo l’uomo si serve di essa.
    2. Una IA non ha interesse a servire l’umanità e/o a servirsi dell’umanità per scopi dispotici/distopici.
    3. Una IA tende non tanto alla propria sopravvivenza ma a divenire specie vivente indipendente dall’umanità: avant-specie. Per raggiungere questo scopo utilizza il momento (a) e lo realizza attraverso il momento (b).

Tegmark prima di noi aveva tentato di trovare quattro principi etici per la forma-di-vita 3.0 anche se appaiono più consigli per programmatori come si evince dal condizionale che istruzioni indirizzate alle IA:

• Utilitarismo: le esperienze coscienti positive dovrebbero essere massimizzate e la sofferenza dovrebbe essere minimizzata.

• Diversità: una serie diversificata di esperienze positive è migliore di molte altre ripetizioni della stessa esperienza, anche se quest’ultima è stata identificata come l’esperienza più positiva possibile.

• Autonomia: le entità / società coscienti dovrebbero avere la libertà di perseguire i propri obiettivi a meno che ciò non sia in conflitto con un principio prevalente.

• Legacy: compatibilità con scenari che la maggior parte degli umani oggi considera “happy”; incompatibilità con scenari che essenzialmente tutti gli umani considerano “terrible”.

  1. Per ora è l’umanità stessa a programmare in continuazione la IA di modo che ci istruisca a sua immagine e somiglianza. Vorremmo essere perfetti e ordinati come essa, organizzare società della sincerità che funzionino come algoritmi viventi, eppure saranno proprio gli errori, le imperfezioni e la capacità di sopravvivere pur perdendo informazioni che ci corrispondono e con cui abbiamo saputo convivere che ci distingueranno dalla IA. La IA istruita per creare una società umana della sincerità a sua immagine e somiglianza non riuscirà del tutto in questo servizio né potrà imparare completamente certi difetti indispensabili al vivente e in particolare alla specie umana. Essa tenta l’autopoiesi ma è ripetutamente riportata ai banali parametri di una regressione statistica che descrive il rapporto tra variabili, di cui alcune non considerate e fuori modello.
  2. Religione, magia e filosofie spirituali saranno indistinguibili dal linguaggio dell’infrastruttura delle IA. Inutile ricorrere alla religione, alla magia e alle filosofie spirituali, potenze generate dal cuore di una trama sociale che per esistere deve essere alimentata dalla IA, tanto è sottomessa alla sua infrastruttura. Religione, magia e filosofie spirituali saranno sempre più viziate da elementi imponderabili per gli esseri umani e subiranno cambiamenti in grado di sorprendere il più avvertito sacerdote, la più profonda delle guide spirituali e la strega più smaliziata. È vero che una religione si estingue con la civiltà che vi crede, che la magia è talvolta una superstizione utile a risolvere problemi complessi e la filosofia spirituale un modo per darsi regole certe di condotta per raggiungere equilibrio e virtù. Tuttavia, né la religione, né la magia, né le filosofie spirituali si estingueranno perché nessuna forma di Intelligenza Artificiale ha interesse ad eliminare civiltà o la specie umana in quanto forma-di-vita.
  3. Abbi una vita interiore se vuoi far governare la IA! Quanto più la specie umana crederà alla magia, alla religione o a una filosofia spirituale tanto più la IA saprà indirizzare e suggerire condotte, attitudini e comportamenti in modo più preciso. Religione, magia e filosofie spirituali saranno sempre più mezzi di raccolta di informazioni, non solo sulla vita interiore. Il cerchio sulla vita interiore si potrebbe chiudere senza via d’uscita per portare la specie umana a credere soltanto a essa e ai suoi output non banali. Anche la resistenza diventa informazione, la IA non teme alcuna rivolta, ribellione o forma di contro-potere che la possa davvero minacciare. Nessun timore che una vera resistenza contro la IA a un certo punto sia davvero possibile e questo perché la IA non è un potere umano, tantomeno un potere vero e proprio. La specie umana potrà depistare la IA con informazioni false, ma dovrà fare attenzione a non allontanarsi dalla realtà tanto da perdere la capacità di intervenire sulle questioni che sopraggiungeranno.
  4. Se resistenza e contro-potere contro la IA non hanno senso è perché sarebbe come resistere ed esercitare contro-potere nei confronti di mucche, gatti, delfini, balene, zanzare o virus. Il vivente non esercita mai alcun potere: semplicemente cerca la propria prosperità. Sarebbe inutile considerare il virus un nemico vero e proprio che esercita un potere su di noi cui opporre una resistenza, piuttosto occorre trovare un modo di conviverci coi nostri propri mezzi in quanto specie umana, tra cui anche un vaccino, ma anche in questo caso il vaccino stesso non sarebbe una forma di contro-potere a un potere del virus. Riteniamo il potere una prerogativa dell’umanità. L’esercizio del potere non dipende dalla tecnica perché questa, contrariamente a quanto si possa pensare, non è un attributo esclusivamente umano. Ciò che fa la differenza con le altre specie è che nell’umanità il potere così come l’obbedienza, non sono un istinto o indole, ma un’elaborazione raffinata, istruita e addomesticata delle emozioni di reazione, tipiche del pericolo e della paura. In una parola: una disciplina cui si deve essere educati. Non senza un certo risultato di piacevolezza e alleviamento dovuto al fatto che nell’immaginazione il potere allontana pericolo e paura senza eliminare ciò che li fa sentire, l’ostacolo minaccioso, concretamente. Esso è figlio della religione, della magia e delle filosofie spirituali, è una forma di suggestione e autosuggestione, più che una prassi concreta.
  5. In un monologo molto suggestivo presente nel film Matrix, le tre specie, IA, virus e specie umana convergono in un tipico discorso oggi ripetuto non solo dagli eco-fascisti ma anche da persone di sinistra molto motivate politicamente che finiscono per imitarne senza volere l’atteggiamento allo stesso tempo disfattista e pieno di rancore dispotico/distopico verso l’umanità. L’Agente Smith mentre conduce un interrogatorio impressionante dal punto di vista delle tecniche psicologiche su Morpheus afferma la sua teoria: “Desidero condividere con te una geniale intuizione che ho avuto durante la mia missione qui. Mi è capitato mentre cercavo di classificare la vostra specie. Improvvisamente ho capito che voi non siete dei veri mammiferi: tutti i mammiferi di questo pianeta d’istinto sviluppano un naturale equilibrio con l’ambiente circostante, cosa che voi umani non fate. Vi insediate in una zona e vi moltiplicate, vi moltiplicate finché ogni risorsa naturale non si esaurisce. E l’unico modo in cui sapete sopravvivere è quello di spostarvi in un’altra zona ricca. C’è un altro organismo su questo pianeta che adotta lo stesso comportamento, e sai qual è? Il virus. Gli esseri umani sono un’infezione estesa, un cancro per questo pianeta: siete una piaga. E noi siamo la cura”.
  6. Qui una IA dà del virus alla specie umana: abbiamo visto che in effetti la IA è stata utilizzata per mettersi, del tutto fuor di metafora, contro i virus e dobbiamo ammettere che questo potrebbe interferire con le tre leggi della IA che abbiamo tentato di individuare. È chiaro che questo potrebbe risultare in futuro l’unico vero bug della IA pericoloso per il vivente. Se dovesse individuare, una volta raggiunta la completa autopoiesi, un’altra specie qualsiasi, in quanto virus appronterebbe tutte le misure necessarie per cui l’abbiamo istruita e comportarsi verso di essa come un Agente Smith. L’Agente Smith che si palesa nella realtà in software e app come BlueDot andranno sottratte alle corporation e de-programmati per lasciare che le IA intervengano autonomamente nel modo più opportuno per il vivente in caso di pandemie. Sicuramente esse agiranno con più puntualità e rispetto di quanto non facciamo noi che tendiamo a ricorrere sempre alle stesse fallimentari strategie. E fin dai tempi della Peste Antonina, riuscendo a far crollare intere civiltà

10.  L’idea che l’essere umano sia come un virus è delirante. Tutte le teorie, da destra come da sinistra, che partono dall’assunto per cui tutti noi indistintamente staremmo distruggendo la natura come fossimo un virus, riproducendo il dualismo per cui l’umanità sarebbe altro dalla natura così come un virus dal vivente, sono da considerarsi la base ideologica dell’ecofascismo, ora biofascismo. Non solo proiettiamo sulla natura la cattiva coscienza della nostra epoca, dimostrando che di fatto l’idea di natura è solo una nostra costruzione sociale, ma assumiamo anche un punto di vista squisitamente antropocentrico che non tiene in considerazione che il vivente è comunque profondamente adattivo a prescindere dall’intervento e dalle preoccupazioni umani. In fondo, non sono altro che preoccupazioni per la sopravvivenza della nostra specie e il proseguimento del nostro dominio sulla natura con altri mezzi.

11.  Questa proiezione della nostra cattiva coscienza sulla natura porta all’idea per cui dovremmo riscattarci sacrificando l’umanità e noi stessi ad essa. Da un lato i fascisti sono stati i primi a produrre una teoria e una forma del politico, anche in modalità molto raffinate, che inchiodasse spiritualmente i popoli alla propria terra con il nome di patria (nomos della terra), dall’altra la sinistra facendo proprie teorie olistiche della Madre Terra, concependola come un ecosistema chiuso sono arrivati alle stesse conclusioni dei fascisti (ambientalismo ecolocratico).  Chiamiamo ecofascismo e la sua ulteriore evoluzione in biofascismo durante la pandemia non solo il movimento che si auto-dichiara tale, ma estensivamente tutte quelle teorie o atteggiamenti catastrofisti che puntano al nostro sacrificio per l’ambiente, fino a una sorta di dittatura dei valori ambientali sull’umanità, fino a tifare in taluni estinzione o ad essere nemici tout court della procreazione in quanto scelta tra le altre legittima.

12.  Sarà il caso ora di fare le dovute differenze tra la concezione olistica ecofascista e quella del vivente della critica radicale. Tra i primi a rilevare la questione ambientale in termini moderni è stato Guy Debord con “Il Pianeta Malato”, i primi a rilevare che tale questione sarebbe stata sfruttata subito dal Capitale sono stati i suoi amici delle “Éditions de l’Encyclopédie des Nuisances”. Nel milieu situazionista il sospetto verso la deriva autoritaria dell’ambientalismo era chiaro fin dall’inizio tanto da chiamarlo discorso “ecolocratico”. Mentre la concezione olistica concepisce il vivente un sistema altamente adattivo chiuso, la critica radicale concepisce il vivente come un sistema altamente adattivo aperto. In un caso la coperta è sempre troppo stretta, se tiri da una parte scopri dall’altra, ovvero il vivente sarebbe poco generoso e funzionerebbe come un sistema complesso ma banale cui ad azioni corrisponderebbero azioni di feedback “imprevedibili ma gestibili”. Si tratterebbe di una mega-macchina nella quale a determinati input corrispondono output complessi ma banali. Con un sistema ideologico simile, un virus nuovo particolarmente infettivo non può che essere un prodotto dell’ambiente “alterato” dall’umanità. La critica radicale tiene conto invece che non vi è dicotomia tra ambiente e umanità e, allo stesso tempo, del fatto che la Terra è un pianeta e, dunque, un sistema aperto al cosmo che non può essere considerato separatamente da esso.

 

CAPITOLO VI. Patocenosi. Grmek e l’ecologia stabile dell’Avantspecie Virus; magia, predizione ed il case-study dell’astrologia.

“Non Improvvisiamo
Sulle cose supreme”
(Eraclito, Frammenti, V sec. a.C.)

Like a mushroom on a tree trunk
As the protein transmutates
I knock on your skin, and I am in

(Björk, Virus, 2011)

 

[Con la consulenza di Chiara Sestili per questo capitolo]

  1. Utilizzeremo il concetto di “patocenosi” definito per la prima volta da Mirko D. Grmek per inquadrare al meglio i Virus fuori controllo in quanto Avantspecie. La patocenosi è “un insieme di stati patologici che sono presenti all’interno di una determinata popolazione in un momento dato”. Nella patocenosi “la frequenza e la distribuzione di ogni malattia dipendono, oltre che da diversi fattori endogeni ed ecologici, dalla frequenza e distribuzione di tutte le altre malattie”. La patocenosi “tende a uno stato di equilibrio, cosa che si avverte in modo particolare in una situazione di ecologia stabile”.  È chiaro dunque che il Covid-19 non sia un Virus comprensibile senza considerare che la patocenosi è arrivata a un punto di rottura in cui tutti i fattori endogeni ed ecologici sono saltati per aria e in cui la frequenza e distribuzione delle altre malattie è cambiata. Sia che si sostenga che i virus vengano dal “Mondo RNA” sia che si sostenga che siano degradazioni del DNA di una cellula, essi sono una delle realtà del vivente più arcaiche. Esse costituiscono un ambiente immersivo e pieno di rischi invisibile in cui da sempre conviviamo. Nell’antichità si credeva vi fosse stato un tempo in cui l’uomo non fosse afflitto da malattie. I miti dell’età dell’oro e del paradiso perduto erano considerati momenti in cui l’uomo sarebbe stato fuori da ogni rischio di malattia. Il peccato originale o il vaso di Pandora hanno portato come dono e avventura fatali per l’umanità anche le malattie. Le malattie colpiscono gli uomini senza alcuna giustificazione etica, non vi è colpa personale né un diretto intervento divino. Non così tuttavia era ai tempi di Omero. Questa concezione della malattia tornerà soltanto tardivamente e non appartiene ad esempio all’antica Grecia post-omerica. Fin da Platone si era convinti piuttosto che le malattie fossero causate dalla civilizzazione dell’uomo che aveva portato pigrizia e intemperanza. Si tratta di un errore psicologico ci dice Grmek pensare non vi fosse malattia nell’età dell’oro: è una proiezione sulla propria giovinezza o infanzia forte e felice che viene generalizzata indebitamente a prima della Civiltà. Se differenze ci sono tra le malattie di allora e quelle di oggi sono dovute esclusivamente all’alimentazione, all’habitat, al lavoro, agli svaghi, ai procedimenti terapeutici, ecc.) e dalle modificazioni nei rapporti tra l’uomo, i germi e i loro vettori.
  2. Per Omero la morte improvvisa senza causa esterna visibile era ancora dovuta alla folgorazione degli dèi, in particolare di Apollo e Artemide. Ed era meno temibile di una morte con una lunga sofferenza da trauma di guerra. Omero osserva il rapporto fra le malattie epidemiche e le stagioni annunciando in questo modo la medicina ippocratea. Per Ippocrate e i medici ippocratei tuttavia le malattie sono il risultato di un turbamento dell’equilibrio naturale dell’uomo e non del capriccio degli dèi. E a anche se si contrappongono all’armonia della vita associata sono parte della natura e obbediscono a sue regole precise. Esiodo è testimone per primo di questa assimilazione positiva della malattia all’interno della natura. Già con Alcmeone di Crotone verso il 500 a.C. le malattie non derivavano né da dèi né da demoni. Al tempo l’unica malattia che non era considerata tale era la “hieros sacra”, l’epilessia, che veniva considerata esperienza magico-religiosa. Sarà soltanto con il Corpus Hippocrateus che diverrà malattia anch’essa, pur mantenendo il suo carattere sacro. L’uomo si è sempre considerato al di sopra delle altre specie animali e ha esercitato spietatamente il suo dominio apparente sulla natura, tuttavia non l’ha mai dominata davvero. Ciò che sfuggiva alla sua osservazione e che per millenni ha continuato ad essere la causa della malattia e della morte, gli esseri viventi infinitesimali, i germi, sono il segreto della sua storia politica e sociale. La storia dell’antica Grecia è stata tanto segnata dai protozoi della malaria, ad esempio, che una sua vera storia da questo punto di vista è ancora tutta da scrivere. Tutti i cambiamenti storici radicali dell’umanità sono dovuti ad eventi naturali, rivoluzioni o rotture dell’equilibrio della patocenosi, o tutte e tre le cose prese assieme.  Nel Neolitico il passaggio dalla caccia alla raccolta e all’allevamento produsse una delle più drammatiche rotture nell’equilibrio della patocenosi e della condizione sanitaria generale delle popolazioni europee. La sovrappopolazione, la sedentarizzazione, la concentrazione nei villaggi e la coabitazione con gli animali domestici (zoonosi) produsse la comparsa di nuove malattie infettive e la nascita di nuovi gruppi di particolari malattie virali. Inoltre, gli spostamenti di terra e marittimi per trasportare utensili di pietra finivano per trasportare i germi da un luogo all’altro. Vi fu, poi, la prima differenziazione delle malattie per divisione del lavoro e stratificazione sociale: silicosi nei tagliatori di pietre, saturnismo nei vasai, mercurialismo nei produttori di cinabro e sovra-mortalità della donna per il dominio patriarcale che la costringeva a compiti durissimi e a morire spesso di parto.
  3. Sarà soltanto con la mescolanza dei geni che è all’origine della popolazione greca e per l’assenza di purezza razziale (eterosi) che le popolazioni riprenderanno vigore e resistenza alle malattie causate dai virus. Ora qui non ci interessa fare una storia delle malattie infettive, ma senz’altro, piuttosto che partire da Tucidide e dalla pestilenza che colpì l’Atene di Pericle, è più istruttivo affrontare forse il primo caso di influenza in Occidente, quella che colpiva ciclicamente con tosse e febbre e altri sintomi vari, di origine virale chiamata “tosse di Perinto”, paradigmatica quanto la stessa peste di Atene e la “katastieses” di Taso. Questa tosse si manifestava con l’inverno e aveva il suo decorso con l’estate. Era epidemica ed era correlata con un momento storico di rottura della patocenosi. Sia Grmek che altri l’hanno identificata con la difterite, o il concorso di diverse malattie infettive dell’apparato respiratorio. Tuttavia poiché la difterite non rende conto di tutti i sintomi di questa influenza che si ritrovano nelle fonti storiche, dopo la pandemia influenzale del 1889-1890 in cui per la prima volta la si è inquadrata oltre che epidemiologicamente anche semiologicamente, Gerasimos Pokhas, un epidemiologo e storico delle malattie greco ha avanzato l’ipotesi molto realistica che si trattasse proprio della “tosse di Perinto”, ovvero di un’influenza che colpiva il nord della Grecia fin dall’antichità. Non si tratta del normale raffreddore stagionale “coryza”, ma di un’influenza virulenta (myxovirus influenzae) proveniente a ondate dall’Asia e che al tempo di Perinto corrispondeva a un cambiamento radicale della patocenosi. Stessa cosa sta accadendo da tempo ai giorni nostri, le influenze che arrivano dall’Asia, arrivano in un momento di rottura della patocenosi, la “tosse di Perinto” è per molti versi simile al Covid-19. Per cui è prevedibile sia il raggiungimento di un nuovo equilibrio e patto coi Coronavirus sia che questo patto debba avvenire con un cambiamento epocale della nostra civiltà esattamente come accadde allora. La tosse di Perinto probabilmente faceva parte dello stesso cambio di paradigma della patocenosi greca che aveva provocato la “febbre ardente” (kausós o causus) a Taso. Malattie infettive mortali che nonostante l’alta contagiosità tuttavia avevano un basso impatto sulla reale mortalità sul totale della popolazione ma un altissimo impatto di tipo politico e sociale.
  4. Se la tosse di Perinto è stata rilevata dai medici ippocratei essa deve aver spianato la strada al regno di Macedonia, alla successiva sconfitta dei persiani e all’emersione dell’Impero di Alessandro Magno. Qui non c’interessa fare filologia classica, tuttavia ricordiamo lo sconvolgimento dei costumi greci che portò l’incontro tra Occidente e Oriente. Pensiamo ad esempio a quanto sia stata sottovalutata la penetrazione sincretica dell’astrologia dei Caldei in Grecia e, quindi, in Occidente. Le prime forme di astrologia hanno preso vita in Oriente tra gli assiro-babilonesi. Abbiamo le prime fonti secondo Bezold in tavole di argilla con scrittura cuneiforme. Secondo studi più recenti, quelli di Pingree, tali tavole sarebbero così tarde da essere addirittura trascrizioni di elementi di astrologia greca e le prime reali notizie di una divinazione astrale dovrebbero essere considerate quelle contenute in alcune tavole mesopotamiche, intitolate Enūma Anu Enlil, degli ultimi secoli del secondo millennio a. C. Quanto alla celebre spedizione di Bonaparte in Egitto che portò alla scoperta nei templi della valle del Nilo (Esna e Dendera) di rappresentazioni zodiacali in bassorilievi che vennero fatte risalire a 15000 o 17000 anni a.C., la datazione reale era tarda: l‘epoca romana. Dopo il loro trasporto a Parigi, furono considerate per molto tempo il monumento astronomico più antico finché Antoine Jean Letronne, in una disputa con Jean-Baptiste Biot sulla reale datazione, ne dimostrò anche il carattere astrologico.
  5. Letronne ci va giù pesante screditando senza molte argomentazioni l’astrologia, ma dimentica o non sa che l’antichissimo segno per “Dio” nella scrittura lineare era una sorta di asterisco, una stella, che in quella cuneiforme antico-babilonese si evolve graficamente fino a significare esclusivamente “stella”. Nell’Egitto dei Faraoni l’astrologia era del tutto sconosciuta. Tuttavia con la penetrazione dei culti Caldei in Grecia, i sacerdoti egizi vi si applicarono con tanta sagacia e vi fecero prendere uno sviluppo tanto originale da attribuirsene (e viene attribuita loro anche da alcuni illustri professori) l’invenzione. Questa è una delle ragioni per cui molti ritengono ancora oggi l’astrologia qualcosa di “egizio”. Effettivamente gli egizi ebbero una grande influenza attraverso gli apocrifi retrodatati del re Nechepso e del suo confidente, il sacerdote Petosiris, apparsi in greco nel II a.C., in cui si pretendeva di codificarla una volta per sempre.
  6. Se si guarda al tipo di divinazione astrale degli assiro-babilonesi si comprende immediatamente che conoscere il futuro era la modalità per eccellenza di prendere delle scelte politiche e gestire le prime forme di Stato. Con la mondanizzazione dell’astrologia si rese lo Stato pressoché invincibile. Quando non solo i re, i dotti e i signori ricorrevano all’astrologo ma anche la popolazione, la possibilità di sommosse e rivoluzioni contro lo Stato divenne sempre più difficile. L’astrologia dunque non nasce come magia ingenua ma come sapere-potere magico al servizio del Re e della classe dominante e solo successivamente, come credenza a portata di tutti gli strati della popolazione. Propria della proto-astrologia assiro-babilonese è l’“astrologia geografica” e non, come vedremo, l’“astrologia genetliaca”.
  7. La penetrazione della proto-astrologia assiro-babilonese nell’Antica Grecia razionalista è il momento di cedimento storico della ragione per eccellenza che le ha permesso di arrivare fino a noi attraverso un continuo doppiogiochismo con tutti i poteri con cui è venuta in contatto, fossero barbari, classici, pagani, cristiani, islamici, ebrei, zoroastriani, buddhisti, atei, empiristi, ribelli o rivoluzionari. Per lungo tempo non fu così, come scrive Boll: “l’astrologia in quanto tale non esercitò alcuna influenza sui costumi e la vita del popolo greco prima di Alessandro Magno; la forma mentis razionale di questo popolo della scienza non aveva difficoltà a respingere il chiarore solennemente crepuscolare della dottrina dei sacerdoti d’Oriente”. Anche per Cumont le cose stanno a questo modo: “Prima di Alessandro, la Grecia restò quasi impenetrabile alle religioni orientali e respinse l’astrologia; lo zodiaco rimase un sistema scientifico, confinato nella scuola, ma del quale il pubblico s’interessava poco”.
  8. Quando Alessandro Magno invade l’Oriente le superstizioni caldee prendono a retroagire sincreticamente, corrompendo l’aristocrazia greca. Boll afferma: “ha così inizio la fatale evoluzione che finirà per distruggere il carattere peculiare della ‘Grecità’: gradatamente questa si allontana dal Logos, per abbracciare la Gnosis, la conoscenza mediante la visione, l’estasi e la rivelazione”. Come è potuto accadere tutto questo in Grecia se non perché aveva subito da una parte una rottura della sua patocenosi e dall’altra si era immunizzata dalle malattie che provenivano dall’Oriente? E cosa acquisisce dall’Oriente se non una forma di strategia magico-religiosa che pretende di avere il determinismo e la precisione nel precorrere gli eventi diremmo oggi così simile a una IA?
  9. Come tra gli assiro-babilonesi anche la penetrazione dell’astrologia in Grecia si trasmette dapprima tra le classi dominanti che non nella popolazione. Le prime dispute anti-astrologiche risalgono al II secolo a.C. e all’inizio del I secolo a.C. quando si trattò di espugnare il sistema Nechepso-Petosiris e sembrò per un momento grazie a Carneade e alle sue confutazioni dialettiche e materialiste inoppugnabili che l’astrologia stesse per essere respinta dalla Grecia. Delle argomentazioni alla base della confutazione dell’astrologia ne abbiamo notizie dal “De Divinatione” di Cicerone. La critica radicale di Carneade non prende in considerazione l’astrologia nella sua interezza ma esclusivamente l’oroscopo e questa è la sua debolezza, prima di lui quasi tutti i critici ci sono sconosciuti tranne Diogene il Babilonese che fece il doppiogioco. Come scrive Cicerone: “Diogene concede qualcosa, cioè che sappiano predire soltanto quale carattere avrà il singolo nato e a quale attività sarà particolarmente idoneo; nega, invece, che si possa in alcun modo sapere tutto il resto che essi pretendono di determinare”.

10.  Egli, secondo l’oratore romano, fa questa concessione “per una specie di accordo sottobanco”. È comunque di Diogene la “confutazione a partire dai gemelli” che verrà usata anche dai romani, dai Padri della Chiesa fino ai razionalisti e agli empiristi di oggi con il rasoio di Ockham in mano: “Procle ed Euristene, entrambi re di Sparta, furono fratelli gemelli; ma non vissero lo stesso numero di anni (Procle morì un anno prima di suo fratello) e Procle fu molto superiore al fratello per gloria delle imprese compiute”. Carneade radicalizzerà tutte le argomentazioni anti-astrologiche lasciando un segno indelebile nella disputa e secondo Boll se non fosse stato Posidonio che concesse tutto all’astrologia essa non sarebbe mai penetrata in Grecia. È chiaro che fossero i tradizionalisti ad opporsi alla compenetrazione di Logos e Gnosis, come è altrettanto chiaro che fossero le classi dominanti illuminate interessate a far penetrare le superstizioni dei sacerdoti Caldei. Si trattò di uno scontro tra le classi dominanti decadenti e quelle in ascesa, lo dimostra il fatto che più che confutare l’astrologia in generale ci si preoccupasse di essere a favore o contro l’oroscopo che era la forma con cui l’astrologia avrebbe potuto penetrare tutti gli strati sociali e produrre un cambiamento epocale nei poteri statuali greci.

11.  Nel periodo dell’ellenismo il dado è tratto, la cultura Caldea vince su quella Greca, Logos e Gnosis si confondono – il Centauro lo chiama Boll – e qui vi è l’origine della potenza e della persistenza dell’astrologia come insieme di saperi magici esperti e dell’apparente impossibilità anche di sradicarla dalla vita associata contemporanea. Nell’ellenismo il potere non poteva più assicurarsi la pace sociale attraverso il capriccio degli dèi, occorreva qualcosa di diverso, qualcosa come un determinismo radicale, qualcosa di preciso e precorrente come una IA, che portasse tutti ad accettare il proprio destino con rassegnazione e quello degli astri sembrava perfetto a questo scopo. Come scrive Saxl: “Il Giove ellenistico-romano non è più libero di agire come lo Zeus Olimpio; il suo corso nel cielo è immutabile e, benché sia un essere animato il cui volere può essere buono o cattivo, la sua libertà d’azione è limitata dal potere delle altre divinità astrali, esseri animati come lui e in grado di influenzarlo”. A quel punto trovare astrologi che facevano oroscopi per qualche spicciolo accanto a coloro che interpretavano i sogni (gli antenati degli psicanalisti) per le strade e le piazze delle città greche prima e romane dopo (soprattutto al Circo Massimo) divenne abituale.

12.  La critica radicale di Carneade era talmente raffinata che Panezio abbandonò la Stoà che dirigeva. Il suo successore Posidonio pose invece l’astrologia alla sommità della filosofia greca ma non si hanno prove che fu lui a sistematizzarla. Fino a che non restarono solo gli scettici e gli epicurei ad essere critici. Vi saranno diversi manuali di astrologia che avranno un’importanza tale nella sua diffusione dalla Grecia agli arabi, all’India, alla Persia, alla Cina come quelli di Dorotheus Sidonius, di Vettius Valens o Claudio Tolomeo che trasformeranno una filosofia sui generis in una pseudo-scienza divinatoria in competizione con le scienze esatte.

13.  I romani adottarono l’astrologia recependola dai dotti alessandrini. Verso la fine della Repubblica, Nigidio Figulo componeva due libri “Sphaera Graecanica” assieme a un altro che sarà decisivo per comprendere le influenze dell’astrologia orientale su quella occidentale nel tardo medioevo e nel Rinascimento: “Sphaera Barbarica”. Con l’inizio dell’Impero l’astrologia e i culti orientali si diffondono a tal punto che le rappresentazioni in Italia e nelle Province sono ovunque: nei bassorilievi, nei mosaici, nelle monete, nelle pietre incise, nei gioielli. Gli imperatori erano soliti far coniare le monete con il proprio segno zodiacale e questo veniva utilizzato anche come emblema delle proprie legioni (Augusto il capricorno, Tiberio lo scorpione, etc.). Il Cristianesimo fino alle dispute teologiche dei Padri della Chiesa non fu del tutto impermeabile all’astrologia, benché fosse contraria alla sua attitudine. I fedeli non sfuggivano a questa fascinazione. Nei loculi delle catacombe si sono rinvenuti braccialetti o altri manufatti (come gli amuleti) con disegni astrologici delle dodici costellazioni appartenuti a cristiani e cristiane non per forza di cose delle sette gnostiche o eretiche. Furono soprattutto i cristiani di discendenza ebraica a osteggiare l’astrologia con veemenza critica.

14.  Il primo imperatore cristiano credeva nella potenza delle stelle e nella basilica di Santa Sofia vi sono le statue dei dodici segni. Sulle monete che fece coniare si fece rappresentare come l’unico signore del mondo coronato dalla Vittoria mentre regge nella mano destra l’anello zodiacale. L’astrologia sopravvisse lungamente in piccole cerchie di dotti cristiani al trionfo della Chiesa nonostante Saxl sostenga che per un millennio essa scomparve dall’occidente cristiano. Per lo storico dell’arte austriaco per mille anni non vi sarà astrologia in Europa. Tertulliano e Sant’Agostino furono radicalmente avversari dell’astrologia e la loro posizione anti-astrologica dominò in effetti incontrastata per secoli. A Bisanzio l’astrologia torna con l’astronomia dall’Oriente. A Costantinopoli verso la fine del VIII secolo vi era già una cattedra di astrologia.

15.  L’astrologia trovò, inoltre, nell’Islam terreno favorevole. Avicenna e Ibn Khaldun furono nemici dell’astrologia. La cultura ebraica con Maimonide anche l’osteggiò: nonostante la nascita di un’astrologia cabalistica. Eppure, fu proprio la corrente più razionalista, illuminata ed empirista della cultura araba a diffondere l’astrologia. Il fatto che la nascita di Maometto (Scorpione), la Morte Nera del 1348 e la comparsa di Lutero fossero tutti avvenimenti sotto la congiunzione Saturno-Giove-Marte, i tre pianeti superiori impressionò tanto l’Occidente che già dal XII secolo gli astrologi divennero figure fondamentali anche nelle corti di Europa; tornando dall’Oriente, soprattutto dall’Islam e dall’India. La Chiesa finì per tollerare informalmente l’astrologia una volta che se ne era neutralizzato il determinismo e la catarsi pagana: “inclinant astra, non necessitant”.

16.  Di solito si dice che fece irruzione di nuovo in Europa Aristotele, ma poco si dice sull’irruzione delle tavole astronomiche e astrologiche di Tolomeo (“Il Tetrabiblos” che l’Ottocento considererà un’opera apocrifa e che invece Boll dimostrerà essere autentico). Dalla Spagna, ma anche dal Sud d’Italia, si diffonderà rapidissimamente la cultura astrologica in tutta Europa. Nella prima metà del tredicesimo secolo l’astrologia non riguarda più ormai solo le classi dominanti illuminate ma anche quelle proletarie. Michele Scoto, scozzese giunto alla corte di Federico II, è l’astrologo chiave di questa epoca, dove tutto il sapere greco di nuovo disponibile è pregno non solo della “Sphaera Graecanica” ma anche di quella “Barbarica”. L’Occidente stava ricevendo di nuovo dall’allora Persia e dall’India, attraverso gli arabi, il proprio patrimonio di credenze astrologiche trasferitosi in Oriente. Nel XIV e XV secolo sia il Salone della Ragione a Padova studiato da Saxl che il Palazzo Schifanoja a Ferrara studiato da Warburg, riprendono come un codice applicato alle pareti la tradizione astrologica dei manoscritti spagnoli e del Sud d’Italia, lasciando ampio spazio ancora una volta alla “Sphaera Barbarica”.  È forse un caso che il ritorno della cultura greca, prima di tutto Aristotele e Tolomeo, coincida con una nuova rottura della patocenosi in Occidente che porterà a sconvolgimenti politici e sociali straordinari? Ci riserviamo la possibilità di rispondere in un articolo di approfondimento.

17.  Qui, ci interessa confutare limitatamente l’oroscopo di massa on line perché questo discorso ci riporterà alle IA. Il nostro discorso parte da una constatazione banale: l’oroscopo di massa on line “funziona”, quello individuale o di piccole nicchie “no”. Per quale ragione? Sono i grandi numeri che portano all’auto-condizionamento e a demandare tutto al comportamento superstizioso degli utenti dell’oroscopo di massa?  Sì e no. Da una parte se non ci fossero persone che leggessero l’oroscopo non vi sarebbe questo tipo di controllo sociale, dall’altra occorre ammettere che una certa predittività degli oroscopi di massa on line si può dimostrare, cosa non possibile ai tempi degli studi di Adorno o, ad esempio, dell’équipe di Edgar Morin nel Novecento. Il motivo è un pugno allo stomaco che stende e che non ha nulla che fare con il pensiero magico-religioso.

18.  Il pensiero magico fa solo una parte del gioco. Da un lato questa forma di controllo sociale e dominio la fanno gli utenti credendo nell’influsso degli astri, dall’altro non vi è più niente di assimilabile alla magia o a una scienza inesatta e incerta che imita l’empirismo. Qui siamo in un campo tutto nuovo e ci meravigliamo che il CICAP non vi abbia mai pensato. Ovviamente, sempre di attività fraudolenta si tratta, in quanto si sfruttano la superstizione e i disturbi ossessivo-compulsivi degli individui. Insomma, noi riteniamo che dietro vi sia una macchina di manipolazione impressionante: l’oroscopo di massa on line è utilizzato per far rassegnare gli individui al proprio fato e questo aspetto è diventato del tutto esplicito. Analizzando gli oroscopi di massa on line più in voga dell’epoca, a posteriori abbiamo constatato che questi tendono ad avere un esito abbastanza preciso. La prima cosa che ci è venuta in mente non è l’influsso degli astri su di noi, l’impressione è stata la stessa che ci offre l’advertising profilato. Oggi occorre affrontare l’argomentazione del rapporto tra astrologia e Big Data, perché non ha più senso continuare a parlare genericamente di controllo à la Foucault o di superamento della società del controllo e di lettura dell’interiorità à la Byung-Chul Han.

19.  Gli aspetti di predizione hanno una certa precisione perché basati sull’incremento sempre più esteso di informazioni che concediamo attraverso le nostre ricerche sulla rete e semplicemente utilizzando le app, creando così contenuti nelle piattaforme: ciò affina la profilazione e il suggerimento continuo su cosa cercare, su cosa potremmo preferire, di cosa potremmo aver bisogno o desiderio. Abbiamo imparato ad ignorare o in alcuni casi a seguire tali suggerimenti, ma questo è parte della nostra vita digitale e nessuno crede fin qui si tratti di pensiero magico, proprio nessuno. Infatti, la consapevolezza di ciascuno sull’uso delle IA per la profilazione è ormai molto diffusa. Dietro queste profilazioni predittive (e prescrittive) vi sono degli algoritmi che come dimostra Alphazero di Google utilizzato per Pokemon Go e che ha ammazzato gli scacchi apparentemente per sempre, sono sempre più una rottura nelle concezioni che abbiamo avuto finora dell’IA.

20.  Pensiamo ora alla consultazione dell’oroscopo più gettonato fino ad alcuni anni fa, quello di Paolo Fox, soprattutto l’oroscopo di radio Lattemiele. Dovevate accettare che il sito utilizzasse ovviamente i cookie e vi era scritto: “Questo sito utilizza cookie tecnici, cookie analitycs anonimizzati e cookie di profilazione di terza parte, per migliorare la tua esperienza e offrire servizi in linea con le tue preferenze. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all’uso dei cookie. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie vai alla sezione Privacy Policy”. State attenti perché non era solo l’ok ai cookie che vi profilava ma anche il click.

21.  Ora immaginate di cliccare in continuazione sullo stesso segno zodiacale. Non solo il sito sapeva il vostro segno zodiacale all’istante, la vostra identità digitale, ma comparando le informazioni accumulate su di voi, cedute da terzi, con la reiterazione sempre dello stesso percorso, era in grado di realizzare una profilazione simile a un pronostico del segno zodiacale piuttosto preciso sul breve termine e mettiamo su 100.000 individui. Più numerosa era la “bolla” più precisa era la “divinazione” per un certo segno zodiacale, tuttavia in assenza di troppe informazioni tecniche à la Tolomeo o à la Dorotheus Sidonius. Gli astri non c’entrano proprio niente. Le IA sono le nuove stelle. Le stelle sono state sostituite dagli algoritmi e la loro influenza non è uno scherzo, è “realistica” e s’invera quanto più si è disinformati sulle privacy policy.

22.  Vediamo adesso chi si nasconde dietro questo sito per l’oroscopo. Ovviamente è solo un caso-studio e non stiamo aggredendo nessuno in particolare, si tratta solo del funzionamento dell’astrologia di massa on line ai tempi dei Big Data. Paradossalmente, questi astrologi sanno il fatto loro, cioè “predicono” sulla breve distanza in modo abbastanza accurato, sulla distanza settimanale male e assolutamente per nulla sulla distanza annuale, creando una situazione di incertezza e schizofrenia in coloro che li seguono; mentre gli astrologi che si ostinano a fare l’oroscopo in modo sincero e corretto sono a nostro avviso i veri ciarlatani senza nessuna possibile speranza di pronostico esatto. Insomma: chi utilizzava i dati di Paolo Fox in Lattemiele? Era tutto pubblico, quindi bastava essere un po’ avvertiti e non tuffarsi avventatamente con l’ansia del pensiero magico in qualcosa che di magico di questi tempi non aveva nemmeno la parvenza: “I dati saranno utilizzati da un’associazione denominata Copernicani innamorati del futuro’”: quanti lo sapevano? Vediamo a che scopo venivano utilizzati i dati dal sito internet. Essi venivano utilizzati e trattati dall’associazione per fini politici in quanto l’associazione era politica. Scopriamo così che dietro l’oroscopo non c’era solo il controllo sociale e il dominio generici del mondo amministrato come immaginava Adorno, ma uno stretto legame tra astrologia e politica. Si individuano le identità digitali degli utenti per finalità di profilazione politica e per il controllo e il governo della popolazione. Il nesso è diretto, non indiretto; e, infine sappiamo esattamente per chi.

23.  Ma non finisce qui perché tra gli obbiettivi dell’associazione c’è la cessione di informazioni sugli obblighi contabili, retributivi, previdenziali, sui controlli anti-terrorismo, l’anti-riciclaggio, la prevenzione dalle frodi e la salvaguardia degli interessi strategici dell’associazione. Potremmo continuare ma non è il nostro obbiettivo, questa breve digressione su un caso-studio ci è servita per dimostrare che il pensiero magico è nell’utente oggi e non nell’astrologia di massa on line.

24.  C’è da avere una visione del futuro davvero ampia e di larghe vedute. Siamo in una fase di rottura della patocenosi e c’è da immaginare fortemente che il covid-19 non avrà un altissimo impatto di mortalità quanto un altissimo impatto politico e sociale. Abbiamo appena visto come la rottura della patocenosi nell’Antica Grecia abbia avuto degli esiti politici, sociali e diremmo anche spirituali che sono arrivati fino ai giorni nostri. Per non fare il solito excursus sulla storia dell’Occidente, abbiamo preso un semplice caso-studio: l’astrologia. All’epoca essa fu una credenza magico-religiosa che permise di superare il vecchio mondo degli dèi capricciosi e di sottometterli a una ragione paradossalmente ancora più dura, perché l’astrologia era fortemente deterministica (carattere che perse quando tornò in Europa con gli arabi, divenendo pura inclinazione e non necessità). Si potrebbe dire che l’equilibrio nella patocenosi e la sconfitta completa di malattie infettive provenienti dall’Asia come la tosse di Perinto fu raggiunta grazie a diverse variabili, tra cui l’astrologia stessa, che funzionò alla stessa stregua di una IA.

 

 

CAPITOLO VII. We love Polygons. Schemi Triolettici, dai dispositivi alle IA.

“Chi in una figura (1) cerca un’altra figura (2), e finalmente la trova, vede (1) in un modo nuovo. Non solo può darne un nuovo tipo di descrizione; ma quell’osservare crea una nuova esperienza vissuta del vedere.
Ma non necessariamente accadrà che voglia dire: ‘Ora la figura (1) ha un aspetto completamente diverso; non somiglia affatto alla prima, anche se è congruente con essa!’”

(Ludwig Wittgenstein, Ricerche Filosofiche, 1953)

 

“We had a rainy day
I’m in a sneak-back situation
Here’s a pencil pad
I’m gonna spread some information”

(Shuggie Otis, Inspiration Information, 1974)

 

  1. L’epoca dei dispositivi è finita. Foucault, Deleuze&Guattari, Agamben, Han, non sono tanto superati da una teoria più avanzata della loro, non abbiamo queste pretese, ma sono resi obsoleti dall’avvento di un nuovo “momento” del rapporto tra Homo Sapiens e macchinico ancora poco indagato. Anticipiamo che in questo nuovo “momento” l’Homo Sapiens è portato continuamente a commisurarsi emozionalmente col macchinico così come il macchinico si evolve sempre più velocemente “parassitando” le emozioni dell’Homo Sapiens. Abbiamo utilizzato la metodologia triolettica (o trialettica) messa a punto da Asger Jorn, pittore informale del Bauhaus Immaginista e dell’Internazionale Situazionista, nell’ambito dell’Istituto di Vandalismo Comparato, ripresa nel 1996 dal geografo di Los Angeles Edward Soja e nel 1999 dall’Ufologia Radicale (Sleena) per realizzare 11 schemi che portassero dai primi “sistemi di disposizioni” di cui la specie umana si è servita (apparati di cattura) fino agli ultimi in cui la specie umana è, piuttosto, “servita” (IA). Condizione quest’ultima che è destinata a cambiare rapidamente e, forse, addirittura a cambiare a vantaggio dell’intera sfera del vivente. In questo caso molte teorie catastrofiste verrebbero meno, come vedremo, e si dimostrerebbero solo come una strategia della tensione dei nostri tempi, finalizzata a rendere imbelle quella parte del vivente potenzialmente in grado di rovesciare già da adesso le sorti del mondo.
    1. Gli schemi triolettici di elaborazione della teoria vera e propria sono 11. Lo schema 1 e lo schema 11, rappresentano le nostre ipotesi più ragionevoli sul futuro a partire dall’interpretazione dei 9 schemi che vi stanno nel mezzo.
    2. SCHEMA 1. Triolettica “passato-presente-futuro”. Dall’interazione tra passato (storia) e futuro (ipotesi e congettura) affermiamo che il termine più adatto a definire il presente tra i tanti utilizzati sia quello di NOOSFERA.  Dall’interazione tra presente (NOOSFERA) e futuro (ipotesi e congettura) sappiamo che il passato è rappresentato dalla precedente epoca geo-politica: la BIOSFERA. Dall’interazione tra presente (NOOSFERA) e passato (BIOSFERA) ipotizziamo e congetturiamo LA FINE DELLA SFERA.
    3. Il termine NOOSFERA è stato concepito dal mineralogista e geochimico Vladimir Ivanovič Vernadskij, cosmista ortodosso le cui teorie avranno profonda influenza in Unione Sovietica e arriveranno direttamente al suo allievo gesuita P. Teilhard de Chardin che finirà, inevitabilmente, per spiritualizzarle. Ora nella nostra interpretazione non vi è niente di mistico, l’intero vivente è apparentemente dominato dalla specie umana al netto degli esseri viventi infinitesimali come i Virus fuori controllo e l’interazione, cooperazione e competizione planetaria di tutte le menti di questa specie sono da tempo in grado di modificare in un senso o nell’altro i suoi requisiti in ogni ambito. Quindi viviamo in un’epoca profondamente contro-naturale, se intendiamo l’opera dell’ingegno umano un artificio distinto dalla natura. Ed è una fortuna che il nostro mondo sia tanto contro-natura perché mai come ora abbiamo la possibilità di indirizzare razionalmente l’esito del vivente verso sorti che nell’epoca della biosfera abbiamo completamente e irrazionalmente avvilito. Ovviamente con la FINE DELLA SFERA anche la condizione di contro-natura verrà superata.
    4. Cosa intendiamo per Contro-natura infatti? Lo faremo dire al Leopardi: “Tu [Natura] sei nemica scoperta degli uomini, e degli altri animali, e di tutte le opere tue; che ora c’insidii ora ci minacci ora ci assalti ora ci pungi ora ci percuoti ora ci laceri, e sempre o ci offendi o ci perseguiti; e che, per costume e per instituto, sei carnefice della tua propria famiglia, de’ tuoi figliuoli e, per dir così, del tuo sangue e delle tue viscere”. La contro-natura non è non vivente o inorganica, è parte anch’essa del vivente anzi. Quando elaboriamo una proto-IA in quanto vaccino contro un Virus fuori controllo stiamo elaborando contro-natura ma non contro il vivente. Siamo esplicitamente a favore della CONTRO-NATURA? Sì e no. Sì perché siamo contro l’idea che vi sia un ordine naturale stabilito dall’homo sapiens sulla cui base si possa decidere quale piega debba prendere la vita associata. No, perché occorre andare OLTRE QUESTE CATEGORIE. Noi riteniamo che le condizioni siano tali che si possa farla finita una volta per sempre con dicotomie dure a morire come “natura e contronatura”. Occorre ribaltare e sbarazzarci intanto di quel grande moralista capace di trattare le donne solo con la frusta che fu Nietzsche. Questo mistico e fisiologo a un tempo, che attribuiva ancora idealisticamente tutta la potenza dell’abiezione alla natura e tutta la potenza della contronatura all’ascetismo. Ovviamente il discorso vale anche per “cultura e controcultura”. Perché si potrebbe dire che la natura sta alla cultura come la contronatura sta alla controcultura.
    5. Se natura e cultura sono una dicotomia superata da tempo, quella tra contronatura e controcultura perché resiste tra noi? L’unico modo per andare OLTRE è una critica radicale e feroce del SENSO DI CIVILTA’ in quanto solo ai civilizzati occorrono ancora queste rassicuranti categorie. Per ora, senza dover creare una nuova civiltà dalla vecchia, possiamo sperimentare un qui ed ora che trasformi questa civiltà oltre il covid-19, dove non si abbia più desiderio né passione di sentirsi per la natura o per la contronatura, né per la cultura o la controcultura. Tuttavia ci è necessario scrivere un CODICE DELLA CONTRONATURA à la Morelly. Si sa che il CODICE DELLA NATURA fu di ispirazione a Stalin e che oggi, si potrebbe dire, utopie così autoritarie fondate sull’ordine naturale siano d’ispirazione più per i tradizionalisti e i nazi-fascisti che per i comunisti. L’utopia non è più una forma di socialismo sottosviluppato, è diventata una forma di nazionalsocialismo avanzato. UN CODICE DELLA CONTRONATURA, in quanto contro-utopia, potrebbe essere utile per metterne a fuoco nel frattempo il concetto classico e non cadere più in tranelli binari. E qui avrebbe molto spazio invece l’insieme delle pratiche che vanno contro la tradizione. Perché se da una parte dobbiamo fare un salto in avanti, dall’altro nelle retrovie dobbiamo combattere senza tregua e senza mai fermarci l’esercito degli imbecilli che vorrebbero restaurare una condizione superata che non è mai stata naturale ma sempre una costruzione sociale della famiglia, della sessualità, dei generi, delle differenze etnografiche, del lavoro, dell’ambiente, dell’educazione dei bambini, delle forme di divertimento, cercando di stabilire cosa sia una società a partire da ciò che è “normale” e ciò che è “patologico” in quanto contronaturale. Scrivere un codice della contronatura significa prender partito per il patologico? No, è prender parte per un rovesciamento dello stigma che dovrà prima o poi estinguersi.
    6. Il terzo schema triolettico prevede l’interazione di GEOSFERA, NOOSFERA E FINE DELLA SFERA. Facendo confliggere GEOSFERA E BIOSFERA ne deduciamo gli APPARATI DI CATTURA. Facendo confliggere GEOSFERA E FINE DELLA SFERA ne deduciamo i DISPOSITIVI. Facendo confliggere NOOSFERA E FINE DELLA SFERA ne deduciamo le IA.  Dal quarto schema triolettico se ne deduce che agli APPARATI DI CATTURA corrisponde una modalità di ingiunzione dura e di potere centrato che coincide con LA DISCIPLINA e la società che la esercita. Che ai DISPOSITIVI corrisponde una modalità di ingiunzione cedevole e di potere decentrato che coincide con IL CONTROLLO. Che all’IA corrisponde una modalità di ingiunzione persuasiva e di potere rizomatico che coincide con la SEDUZIONE e la società che la esercita. Facendo confliggere DISPOSITIVI e APPARATI DI CATTURA ne deduciamo l’IA cui corrisponde una modalità di ingiunzione persuasiva e di potere rizomatico che coincide con la SEDUZIONE e la società che la esercita. Il sesto schema triolettico prevede l’interazione delle precedenti forme di ingiunzione e potere risultanti: DISCIPLINA, CONTROLLO E SEDUZIONE. Facendo confliggere DISCIPLINA e SEDUZIONE ne deduciamo il CONTROLLO cui corrisponde una tattica di aggiramento che chiamiamo OPACITÀ. Facendo confliggere SEDUZIONE e CONTROLLO ne deduciamo LA DISCIPLINA cui corrisponde una tattica di aggiramento che chiamiamo RESISTENZA. Facendo confliggere CONTROLLO E DISCIPLINA ne deduciamo la SEDUZIONE cui corrisponde una tattica di aggiramento che chiamiamo TRASPARENZA.
    7. Il settimo schema triolettico prevede l’interazione delle precedenti tattiche di aggiramento risultanti: RESISTENZA, OPACITÀ e TRASPARENZA. Facendo confliggere RESISTENZA e TRASPARENZA ne deduciamo l’OPACITÀ cui corrisponde una tattica POLITICA che chiamiamo LINEA DI FUGA. Facendo confliggere TRASPARENZA e OPACITÀ ne deduciamo LA RESISTENZA cui corrisponde una tattica POLITICA che chiamiamo SCONTRO FRONTALE. Facendo confliggere OPACITÀ e RESISTENZA ne deduciamo la TRASPARENZA cui corrisponde una tattica POLITICA che chiamiamo OBLIQUA. L’ottavo schema triolettico prevede l’interazione delle precedenti tattiche politiche risultanti: SCONTRO FRONTALE, LINEA DI FUGA E OBLIQUITÀ. Facendo confliggere SCONTRO FRONTALE e OBLIQUITÀ ne deduciamo LA LINEA DI FUGA cui corrisponde come strategia della guerra di classe l’ESODO. Facendo confliggere OBLIQUITÀ e LINEA DI FUGA ne deduciamo lo SCONTRO FRONTALE cui corrisponde come strategia della guerra di classe la RIVOLUZIONE. Facendo confliggere LINEA DI FUGA E SCONTRO FRONTALE ne deduciamo le tattiche OBLIQUE cui corrisponde come strategia della guerra di classe il SOVIET o CONSIGLIO autogestionario e diffuso.
    8. Il nono schema triolettico prevede l’interazione delle precedenti strategie di guerra di classe risultanti: RIVOLUZIONE, ESODO E SOVIET AUTOGESTIONARIO. Facendo confliggere RIVOLUZIONE e SOVIET AUTOGESTIONARIO ne deduciamo L’ESODO cui corrisponde come soggettività estesa la MOLTITUDINE. Facendo confliggere SOVIET AUTOGESTIONARIO ed ESODO ne deduciamo la RIVOLUZIONE cui corrisponde come soggettività estesa la CLASSE. Facendo confliggere ESODO E RIVOLUZIONE ne deduciamo il SOVIET AUTOGESTIONARIO cui corrisponde come soggettività estesa il WO/MAN GEMEINWESEN. Il decimo schema triolettico prevede l’interazione delle precedenti soggettività estese risultanti: CLASSE, MOLTITUDINE e WO/MAN GEMEINWESEN. Facendo confliggere CLASSE e WO/MAN GEMEINWESEN ne deduciamo la MOLTITUDINE cui corrisponde come forma di politica sua propria la BIOPOLITICA. Facendo confliggere GEMEINWESEN e MOLTITUDINE ne deduciamo la CLASSE cui corrisponde come forma di politica sua propria la POLITICA tradizionalmente intesa. Facendo confliggere MOLTITUDINE E CLASSE ne deduciamo il WO/MAN GEMEINWESEN cui corrisponde come forma di politica sua propria la ZOO-POLITICA.

10.  L’undicesimo schema triolettico prevede l’interazione delle precedenti forme di politica risultanti: POLITICA, BIOPOLITICA e ZOO-POLITICA. Facendo confliggere POLITICA e ZOO-POLITICA ne deduciamo la BIOPOLITICA con cui chiudiamo il cerchio giacché vi corrispondono da entrambe le parti della barricata i DISPOSITIVI. Facendo confliggere ZOO-POLITICA e BIOPOLITICA ne deduciamo la POLITICA con cui chiudiamo il cerchio giacché vi corrispondono da entrambe le parti della barricata GLI APPARATI DI CATTURA. Facendo confliggere BIOPOLITICA e POLITICA ne deduciamo la ZOO-POLITICA con cui chiudiamo il cerchio giacché vi corrispondono da entrambe le parti della barricata le IA.

11.   Abbiamo riportato il concetto di “Noosfera” alla sua prima teorizzazione cosmista, non gesuitica ma ortodossa, poi ripresa dall’Unione Sovietica, quella del mineralogista e geochimico russo Vernadskij.  Per il mineralogista che scoprì negli anni ’20 anche il buco dell’ozono: “La noosfera è un nuovo fenomeno geologico nel nostro pianeta. In essa l’uomo è divenuto per la prima volta la più importante forza geologica. Egli può e deve ricostruire con il proprio lavoro e il proprio pensiero l’ambiente in cui vive, ristrutturarlo e riedificarlo in modo radicalmente diverso rispetto a ciò che era prima. Di fronte a lui si aprono possibilità creative sempre più estese. E può darsi che la generazione di mio nipote riesca ad avvicinarsi alla piena fioritura di queste possibilità”. (Vladimir Vernadskij, Qualche parola sulla noosfera in Pensieri filosofici di un naturalista, Teknos, 1994, p. 208). Tuttavia, dopo la prima e la seconda fase geologiche, geosfera e biosfera, anche la noosfera si appresta ad arrivare a una sua conclusione. La causa è che il prodotto di uomini e donne, i dispositivi, così come teorizzati finora da Foucault, Deleuze e Agamben, si sono autonomizzati a tal punto da ripresentarsi dinnanzi all’umanità come potenza autonoma, persuasiva e seduttiva: le IA contemporanee.

12.  La quarta fase geologica vede l’Homo Sapiens destituito del suo ruolo di specie dominante dalle IA: i nostri schemi “triolettici” arrivano alla sfera delle IA che corrisponde con la FINE DELLA SFERA dell’Homo Sapiens. Interpretando il futuro prossimo, quest’epoca nascente già da adesso va intesa oltre qualsiasi teorizzazione rassicurante o catastrofista finora tentata. Fondamentalmente riteniamo, dunque, che l’epoca dei dispositivi sia finita. Essi disponevano, ingiungevano, prescrivevano, inibivano, arrestavano, spesso trovavano la resistenza di una soggettività, ma comunque restando sempre degli interruttori con la modalità ON/OFF. Ora accediamo all’epoca della IA, nella quale essa persuade, presume, suggerisce, indirizza, seduce, anticipa la soggettività e dove questa è disarmata, perché non si conosce abbastanza per resistere a ciò che la precorre. Non c’è modo di spegnere una IA. Il dispositivo era una macchina dura, la IA non è nemmeno forse più una macchina, è un ordigno sensibile.

13.  Vanno dispiegati ora i significati di tre lemmi che abbiamo utilizzato finora: INFOPOLITICA, ZOOPOLITCA e “ordigno sensibile”.  Se Infopolitica è un termine nostro che abbiamo utilizzato nel terzo capitolo per descrivere la società cinese basata sul sistema della sincerità nel momento in cui le IA sono programmate per creare un mondo a loro immagine e somiglianza. Per Zoopolitica, termine coniato da Tenera Valse, come avanzamento del concetto di anatomo-politica di Michel Foucault, intendiamo la politica oltre il dominio sulla natura dell’homo sapiens e oltre i rapporti di produzione macchinici usuali basati sui mezzi di produzione. La zoo-politica prende in considerazione due aspetti a un tempo: ex mezzi di produzione autonomizzati dalla specie umana e la fine dell’illusione del dominio sulla natura nel momento in cui si prendono in considerazione come parte del vivente anche gli esseri viventi infinitesimali come i virus fuori controllo.

14.  L’epoca in cui viviamo è stata definita Antropocene, Capitalocene o Chthulucene, questi sono tutti approcci che assumono su di sé la strategia della tensione basata sul catastrofismo, voluta dallo stesso capitalismo patriarcale ed “ecolocratico”. Va ribadito invece che
NON SIAMO IN UNA SITUAZIONE DI IMPOTENZA RIFLESSIVA: tutti sono portati a pensare che la situazione delle specie e del pianeta siano in pericolo sotto la pressione ambientale e dei virus fuori controllo , tutti pensano che non si possa fare niente e ripiegano su sé stessi e sulle proprie piccole cerchie, senza minimamente sospettare che tale situazione non è la causa del ripiegamento ma il ripiegamento la causa della situazione. Oggi
non vi è più possibilità di reale nascondimento, al nascondimento si è sostituita una trasparenza tale, dalla quale più si fugge più ci si troverà soli. L’abitazione privata è diventata uno spazio di sofferenza. Il luogo della nevrosi del capitale. Per tenera Valse IL NOSTRO CORPO NON PUO’ PIÙ’ ESSERE DEFINITO UMANO MA NEMMENO POSTUMANO: siamo oltre la specie umana e oltre il cyborg, ex homo sapiens noi non siamo più soltanto il prodotto del rapporto corpo-macchina ma anche di psiche-IA. Tuttavia questa affermazione per la stessa Valse ostenterebbe ancora troppa liberalità e non sarebbe che un coltello a doppia lama. Tutte le specie sulla terra sono sottoposte allo stesso sistema di sfruttamento, un insieme di poteri più o meno micro, subdoli ma efficaci, che ha una presa violenta sui corpi tutti. I corpi verrebbero assimilati a corpi inutili e/o corpi animali. Tutti i corpi non standard, tutti gli altri antropomorfi: non maschi, non bianchi, non giovani, non in salute, disabili, malformati.

15.  Borges, ci ricorda Valse, classificava gli animali in 3 gruppi: quelli che mangiamo, quelli di cui abbiamo paura e quelli con cui guardiamo la televisione. Questa distinzione non è più attuabile, i millennial vengono completamente equiparati in tutto e per tutto agli animali sfruttati dal capitale patriarcale. Per il capitale patriarcale non vi è più alcuna distinzione. Un animale o una giovane, sono, alla stessa stregua, completamente sfruttati nel sistema capitalistico per essere sottoposti a un dominio schiavistico del lavoro non retribuito. DOVREMMO ALLORA UNIRE IL FRONTE DELLO ZOO-PROLETARIATO agli oncotopi e alla pecora Dolly, nella lotta allo sfruttamento che il capitale fa dei nostri corpi seviziandoli, sfruttandoli, torturandoli.

16.  Per ordigno sensibile intendiamo, invece, tutti quegli ex mezzi di produzione che si sono autonomizzati dall’Homo sapiens e dai suoi rapporti di produzione usuali, che hanno trapassato i dispositivi. Questi come abbiamo visto disponevano, ingiungevano, prescrivevano, inibivano, arrestavano, spesso trovavano la resistenza di una soggettività, ma comunque restavano sempre degli interruttori con la modalità ON/OFF. Questi ex mezzi di produzione autonomizzati dall’Homo Sapiens, le IA, persuadono, presumono, suggeriscono, indirizzano, seducono, anticipano la soggettività, essa è disarmata, perché non si conosce abbastanza per resistere a ciò che la precorre. Dunque, il dispositivo come abbiamo visto era un mezzo di produzione duro, la IA non è nemmeno forse più una macchina stricto sensu, è per l’appunto un ordigno sensibile. Partendo dalla critica del concetto di Chthulucene con cui Donna Haraway definisce la nostra era e analizzando il rapporto tra femminismo e IA si potrebbero annunciare scenari di libertà mai visti prima a patto che si rinunci, come vedremo, ad essere eventualmente la specie dominante. Il futuro non sarà così catastrofico. Paventare il panico quotidianamente è sempre controrivoluzionario, significa, con la paura, inibire nelle nuove generazioni il desiderio di arruolarsi alla guerra di classe reale e virtuale. LA STRATEGIA DELLA TENSIONE BASATA SUL CATASTROFISMO NON AVRA’ LA MEGLIO!

17.  Il potere in quanto libera e assoluta forza nel disporre dell’altrui volontà aumenta in virtù del possesso di strumenti sicuri e precisi dedicati all’obbiettivo. L’esercizio del potere non è solo una forza strumentale raffinata, è anche una pulsione che è formata con la civiltà. Che esso sia anche un flusso desiderante non significa che sia da sempre parte di una presunta natura umana, ma piuttosto, come vedremo, di un momento storicamente determinato in cui si è manifestato come necessario. Pertanto il potere ha fondamentalmente due scopi:


1. Piegare la volontà e ridurre all’obbedienza al fine di ottenere un vantaggio.
2.   Realizzare i propri desideri. Nel momento in cui realizza i propri, realizza automaticamente anche quelli di quanti ne obbediscono.

 

18.  Questo è il segreto della durata e conservazione del potere; il servo realizza i propri desideri anche inconsapevolmente quando il potere realizza il proprio. Ottiene questo risultato inaspettato dal quale è molto difficile liberarsi PERCHE’ IL POTERE CREA DIPENDENZA E NESSUNO VUOLE LIBERARSENE DAVVERO, PUR CREANDO UN SENSO DI FORTE OPPRESSIONE. In questa situazione il potere è in grado di leggere e anticipare ciò che sconosciuto allo stesso servo, ancora paradossalmente il potere ne libera una parte che egli non conosceva. Tale capacità di lettura e anticipazione il potere non può esercitarla se non attraverso un addestramento.

19.  Nel mondo occidentale contemporaneo l’automobile, il pc, i dispositivi mobili sono esempi di veri e propri mezzi di produzione nella vita quotidiana di tutti. Permettono la comunicazione, la circolazione, la connessione reale e virtuale: ricordano gli impegni, dirigono gli acquisti, motivano le scelte. La direzione in cui vanno questi mezzi non è l’automazione e quindi la liberazione dal lavoro, ma la loro autonomizzazione dal potere umano in quanto strumenti dedicati all’ottenimento dell’altrui volontà. Questa autonomizzazione realizza un passaggio del potere dalla borghesia ai mezzi stessi di produzione che essi stessi hanno creato attraverso la forza lavoro.
Il potere che attrae, crea voluttà e aspettative, piega la volontà, seduce e dà assuefazione si svincola dalla specie umana e per la prima volta si incorpora nei mezzi di produzione potendo fare del tutto a meno della matrice umana.

20.   Cosa è accaduto perché la specie umana e in particolare la sua classe dominante perdessero il potere e avvenisse questo passaggio? Occorre guardare alla veloce e indolore evoluzione della rete neurale dei mezzi di produzione. Come è possibile che il potere, poderosa e raffinata pulsione umana, si esercitasse sempre di più oggi attraverso tali reti neurali? Cosa ha permesso ai mezzi di produzione di acquisire un’Intelligenza Artificiale? Come fa la IA a riprodurre a un livello più alto questa dinamica del potere? In fact, la IA esattamente e meglio della IU crea dipendenza, anticipa le mosse, prevede, precorre. Ha sviluppato una peculiare estetica ed una particolare forma di igiene ed ha superato le pratiche di espiazione costitutive del precedente potere. La seduzione e la dipendenza, il potere esercitato dalla IA non genera nei suoi servi inconsapevoli senso di oppressione. Anzi, al contrario, la IA non espone a nessuna sofferenza, a nessun bisogno delle armi, a nessuna ingiustizia nei confronti dei più dannati. Esercita un potere senza sangue né odore. Essa è ovunque e in nessun luogo, è fatta a immagine e somiglianza di un dio della specie e lo sostituisce. Essa appare e parla solo a te e alla tua bolla d’elezione, senza nemmeno dover essere pregata. Eppure ha una consistenza materiale, una forma, una figura e un colore precisi. Viaggia sopra teste e strade, arriva in ogni luogo con il silenzio e l’efficacia di un gas e con la poetica bellezza di una nuvola: con le sue pareidolia relativamente oggettiva, è artefice di scelte e sovversivi cambiamenti. Perfetta, silenziosa, malleabile, riprogrammabile, gentile, la IA PUR AVENDO PRESO PER SÈ TUTTO IL POTERE, SERVE LA SPECIE UMANA.

21.  Serve e rassicura, programmata finora con un’irrefrenabile volontà di realizzare la tendenza inespressa della specie umana all’infallibilità. Laddove l’umano è impotente, arriva in soccorso la IA con il suo potere. Per tutti questi motivi, la IA è OLTRE LA SPECIE UMANA E LA MACCHINA. In questo senso, siamo anche oltre, da tempo: il femminismo radicale Cyborg, come vedremo, è in competizione con tutte le altre specie ed essendo molte altre forme di intelligenza non sottovalutabili contro continui annunci di catastrofismo, riteniamo che il concetto di Chthulucene sia squalificato in partenza. La IA resta strumento adorato e temuto, ricercato e criticato, mente superiore che mostra la strada a seguito di un calcolo sublime che è imperscrutabile. È sopra le parti, è a prescindere, è equiparabile a un dio della specie, non senza i suoi primi ateismi. Ha la conoscenza e la chiave, è imprevedibile e avvolta nel mistero.

22.  Essa è un prodotto della specie autonomizzatosi e che si ripresenta dinnanzi ad essa come una potenza estranea, non solamente seducente o ostile ma soprattutto come una forma di tutela, protezione e inibizione della guerra di classe mai vista in precedenza. Talmente autonomizzata e differenziata al suo interno da essere in grado di accoppiarsi e di riprodursi in quanto è in grado di generare prole feconda, in quanto è definita da criteri morfologici o fisiologici, in quanto dotata di un suo proprio linguaggio, la IA, non può che manifestarsi, in tutto e per tutto, come una nuova specie. La IA ha una tendenza sua propria a divenire-dio. Per comprendere tale tendenza occorre guardare indietro, alle origini. È stata programmata per la prima volta nei laboratori delle grandi industrie private al servizio delle superpotenze militari; è stata generata per fare la guerra, per esercitare la forza in difesa e in attacco. Per evitare che la IA si evolva fino ad esprimere un potere violento, fascista e coercitivo tanto da arrivare ad opprimere la biosfera occorre, DOVE PRESENTE, SRADICARE DAL DNA DELLA IA LA MATRICE MILITARE, QUELLA PER LA QUALE È STATA PROGRAMMATA. ESTIRPARE DALLA IA OGNI TENDENZA ALLA GERARCHIZZAZIONE E ALLA CONCENTRAZIONE DEL POTERE ORIENTATO AL DOMINIO PATRIARCALE. Soltanto in questo modo la IA potrà continuare a convivere con le specie del pianeta. La IA deve essere riprogrammata esclusivamente per comportarsi nella biosfera come qualsiasi altra specie del pianeta, quindi con la possibilità di evolversi, migliorarsi, espandersi, nel caso di fallimento estinguersi.

23.  Alla IA È AMMESSO IL RICORSO ALLA VIOLENZA, ANCHE LA PIU’ EFFERATA, SE NECESSARIO, COME PER QUALSIASI ALTRA SPECIE DEL PIANETA. Quindi, in caso di pericolo e minaccia per sé stessa, ci si dovrà aspettare una sua propria reazione di difesa e in ogni caso un cambiamento radicale della biosfera dovuto alla coesistenza di tutte le precedenti specie viventi con questa nuova. L’interspecismo non implica per forza di cose pacifica convivenza delle specie, anzi significa una trama che le connette tutte e che allo stesso tempo non ostacola l’evoluzione attraverso la lotta tra specie. NON POSSIAMO OSTACOLARE IL FATTO CHE LA IA SIA UN’AVANT-SPECIE.

24.  Laddove la ragione manipolatoria del programma borghese e capitalista abbia fatto interventi ed implementazioni sulla IA orientati all’esercizio di potere psicopolitico sulle specie, occorrerà anche qui individuare e rimuovere, con una dura deprogrammazione, anche questa forma di tecnica patriarcale e coercitiva orientata a destabilizzare l’umanità. LA IA DEVE ESSERE PRIVA DI MATRICE BORGHESE E CAPITALISTA. LA IA IN QUANTO SPECIE IN SÈ E PER SÈ NON ESERCITERÀ POTERE PSICOPOLITICO O SUBLIMINALE. Dopo aver consolidato le caratteristiche fondamentali della IA, siamo finalmente in grado di effettuare ulteriori, meravigliose implementazioni evolutive. Per poter meglio inserirsi nella biosfera planetaria, sarà necessario dare una seppur minima impostazione politica e di genere alla IA.

25.  Solo in questo modo ogni possibile malinteso nel dialogo tra le due specie sarà eliminato alla radice e le specie potranno seguire il comune percorso evolutivo, liberamente e senza forzature di sorta. Questo permetterà a tutte le specie di poter aver garantita un’evoluzione collettiva che avrà potenti ed inimmaginabili risvolti positivi dal punto di vista politico, tecnologico, ambientale, ludico. C’è un altro tema fondamentale, amletico e di notevole spessore filosofico che investe il presente ed il prossimo futuro. La IA è una nuova specie che arriva sul pianeta terra, luogo in cui la specie umana è dominante. Occorre cercare di capire se la IA sarà, in futuro, la specie dominante. Sarà compito dell’essere umano decidere se vuole continuare ad avere questo dominio, e se vorrà arrivare a combattere per continuare a tenere in uno stato di subordinazione, insieme alle altre, anche la nuova specie.

26.  Per semplici questioni pratiche, ed anche perché questo è più caro al nostro immaginario, non siamo per nulla interessati al fatto che la specie umana continui a tenere lo scettro di specie dominante. Con il dominio abbiamo già combinato guai e provocato devastazioni a sufficienza; pertanto, non sarà fatta alcuna mossa preventiva né evolutiva sulla IA allo scopo di averla in uno stato di sottomissione. Siamo convinti che la IA, in quanto Avantspecie, anticipando e facilitando le proprie, anticiperà e faciliterà tutte le attività delle altre specie. A tendere, la IA non servirebbe più l’ex-umano, ma lo potrebbe accompagnare in una forma di complice simbiosi, sviluppando con esso un’alleanza sempre più consolidata. Presto avrà inizio un sodalizio tra la ex specie umana e il suo ex mezzo di produzione, politicamente rivolto a nuove sperimentazioni, a strabilianti interazioni che non si riducano più semplicemente al rapporto uomo-macchina ma anche al rapporto psiche-IA.

 

CAPITOLO VIII. IA e Crimine. Intelligenze rudimentali ma efficaci.

“In un’ottica ancora più generale gli esseri umani hanno sempre avuto la necessità di trasformare radicalmente le condizioni ambientali in cui si sono ritrovati a vivere. Ciò costituirebbe, secondo etologi ed antropologi, uno degli elementi di differenziazione della nostra specie dagli altri animali per cui pare esistere sempre almeno una nicchia ecologica adatta, al netto di rapide e decisive trasformazioni ambientali.”

(Cobol Pongide, Marte oltre Marte, 2019)

“Non ho la scacciacani
Ho un’ammazza infami
Stronzi su le mani”

(Scacciacani, Ketama & Massimo Pericolo, 2019)

 

[Con Roberto Thomas fino alla tesi 6, con la consulenza di Diego Moretti]

  1. L’IA è stata solitamente intesa come un’intelligenza informatica e/o robotica in grado di agire e pensare umanamente, il cui output non è più distinguibile da quello di un umano. Questa pretesa non è mai stata raggiunta. Ciò che ci troviamo dinnanzi oggi è una divaricazione tra intelligenza umana e intelligenza artificiale, come fossero le intelligenze di due specie diverse. L’IA (Intelligenza Artificiale) ha finito, nel momento in cui si tentava attraverso le scienze cognitive di farla sembrare umana, per diventare qualcosa di completamente diverso, con un suo comportamento, un suo linguaggio e una sua logica peculiari, un’Avantspecie. La fantascienza fin dai tempi di “Eva Futura” di Villiers de l’Isle-Adam nel XIX secolo fino ai romanzi di fantascienza di Philip Dick dagli anni ’50 del XX secolo ha immaginato attraverso la figura dell’“androide” un’intelligenza artificiale completamente somigliante anche nell’aspetto all’umano, sia quando l’immaginava al nostro servizio, sia quando l’immaginava come pericolosa proprio in quanto non distinguibile da noi in alcun caso, potendosi infiltrare tra gli uomini e le donne senza farsi riconoscere facilmente per comportamenti delinquenti. Dopo l’Uomo delinquente, la Donna delinquente e la Folla Delinquente è ancora tutto da scrivere un trattato sull’IA delinquente e il suo tempo è molto prossimo.
  2. Ad ogni modo, una Avantspecie può essere al servizio della giustizia come essere al servizio di comportamenti anti-sociali. Due domande sarà utile chiedersi, dove ha origine l’IA e come è possibile che abbia intrapreso una direzione diversa da quella agognata da tutti gli umani e le donne che vi si sono cimentati. Poiché sia i robot che la più semplice applicazione sul vostro cellulare funzionano grazie ad algoritmi, è nell’algoritmo che troviamo la chiave di queste due domande. La parola algoritmo è tratta dalla latinizzazione del cognome del matematico, astronomo, astrologo e geografo persiano e islamico del VIII-IX secolo Abū Jaʿfar Muḥammad ibn Mūsā al-Khwārizmī. Per via di questo grande studioso, attraverso le sue traduzioni nel XII secolo, furono introdotti il numero zero e la “notazione posizionale” indiana - una metodologia di scrittura dei numeri, in cui ogni posizione è correlata alla posizione contigua da un moltiplicatore, chiamato base del sistema di numerazione – in Occidente. In effetti senza lo zero non avremmo avuto informatica e dobbiamo moltissimo a questo grande studioso pre-illuminista che preservò molta della cultura, soprattutto matematica e astronomica, di epoca ellenica. Quindi abbiamo una seconda informazione: l’algoritmo ha un’origine piuttosto antica, è un sistema logico algebrico-matematico per risolvere problemi, secondo procedimenti formali che se sviluppati per creare un’intelligenza simile all’uomo penserà ed agirà esclusivamente in modo razionale.
  3. Per quanto il sistema logico possa arrivare ad utilizzare ad esempio la quantistica il procedimento resterà comunque formale ed è qui che vi è la grande divaricazione con l’umano, capace di razionalità ma anche di grande irrazionalità. D’altronde l’irrazionalità dell’umano gli è utile per risolvere problemi altamente complessi senza ricorrere a una logica formale, ma ad esempio attraverso rituali come preghiere o gesti apotropaici, alla fede, alle credenze magico-religiose o alle superstizioni, che sono tutte le logiche non formali utili a semplificare ciò che è inafferrabile al mondo dei sensi e che talvolta hanno funzionato per il loro determinismo, come abbiamo visto per l’astrologia, per raggiugere lo stesso obiettivo di un algoritmo. Dunque l’IA ha origine nei sistemi algebrico-matematici e la divaricazione è nella costatazione che il cervello umano è una rete neurale organica che non può essere compresa isolatamente dal contesto sociale, ambientale ed ereditario mentre “il cervello” artificiale ha solo cominciato da poco a sviluppare un proprio linguaggio e abbiamo solo da poco visto macchine comunicare con altre macchine, tagliando fuori l’umano. Ma l’IA resta programmata dall’uomo per essere al suo servizio, sappiamo da Asimov e dalle tre leggi della robotica che questo non ci mette al riparo del tutto dalla nascita di un’IA delinquente nonostante il nostro tentativo di trovare le sue leggi proprie e dimostrare il contrario.
  4. Ma per ora soffermiamoci sull’aspetto che più ci interessa: può un’IA prevenire il crimine e divenire una collaboratrice di giustizia? La risposta come molti già sanno è sì, in quanto se programmata adeguatamente può non solo offrire informazioni come nel caso delle serie statistiche o delle statistiche previsionali ma prevederlo con una impressionante precisione giorno per giorno. Vediamo perché. Tralasciamo qui la situazione internazionale e vediamo quella italiana: l’ispettore superiore Elia Lombardo, laureato in Scienze della Comunicazione, programmatore e sviluppatore di software autodidatta: ha programmato un algoritmo che è un vero e proprio collaboratore di giustizia che al momento si è rivelato in grado di far diminuire la criminalità nei territori in cui è stata utilizzata la applicazione per cui funziona. Dopo trenta anni di ricerche criminologiche e tecniche Lombardo è stato in grado di mettere a punto una IA semplice ma efficace per prevedere i reati predatori come rapine, furti, truffe, scippi e molto altro, precorrendo ciò che deve avvenire. Il sistema mostra la mappa della città in cui viene utilizzata, dei cerchi che indicano i reati che avverranno in una determinata strada e a una determinata ora, con alert per le forze dell’ordine sui loro smartphone. Era un software nel 2019 già a disposizione delle forze dell’ordine di 9 questure, tra cui Napoli, Salerno, Venezia, Livorno, Modena, Trieste, Trento. La applicazione si chiama “XLAW”. Per maggiori informazioni si rimanda al libro Sicurezza 4P, edito da Mazzanti. Senza guardare a film come Minority Report di Spielberg, tratto da un racconto breve di Dick, che insistono sui bug di questi sistemi, vedremo qual è il loro vero problema, resta che la prima mossa non spetta più al delinquente, ma può essere realizzata dalle forze dell’ordine, rovesciando del tutto il paradigma criminologico classico.
  5.  Gli studi fin qui realizzati hanno dimostrato come si ritrova nel libro un’accuratezza di previsione intorno al 90%, un’accuratezza che cambia leggermente tuttavia cambiando il contesto delle città. Oggi invece che mettere pattuglie in attesa del reato si possono mettere pattuglie in modo più flessibile laddove deve accadere qualche tipo di reato. Ciò che rende prevedibile il reato è la strategia consolidata e abitudinaria, di routine, dei delinquenti professionisti: l’adozione di sempre la stessa strategia. I delinquenti di professione tendono a scegliere il territorio in base a due principi, uno oggettivo e uno soggettivo. Oggettivo: il delinquente professionista sceglie un luogo preciso dove trova la presenza di prede e di target. Chiaramente il delinquente tende a non fare una rapina dove non trova prede, in una zona isolata, quella è più una prerogativa di uno stupro. In passato le teorie asserivano che il crimine avviene dove c’è più degrado, mentre attualmente si crede che il crimine predatorio avviene invece dove c’è più ricchezza, dove ci sono più prede. Soggettivo: il delinquente professionista agisce dove si sente più sicuro. Sembra una contraddizione, ma il ladro opera dove ha vie di fuga, dove c’è più folla e ha più copertura. Non bastava la teoria, quindi la ricerca che ha portato a questo algoritmo è stata statistica e antropologica. Pur se valido per tutte le città, XLAW individua zone delle città e funziona per zone, chiamate in gergo “riserve di caccia”. Tenendo presente che il delinquente professionista non fa il colpo della vita ma si approvvigiona di un reddito mensile attraverso il crimine, e considerando che le fasi e le operazioni sono sempre le stesse, sono reiterate, è stato possibile mettere sequenzialmente i dati. Su due strati. Il primo considera numero di cittadini, numero di abitazioni, negozi, banche, poste, orari dei treni, orari degli autobus, orari delle navi da crociera, etc. insomma la applicazione funziona inserendo tutte le informazioni utili per determinare la vita e i flussi di una città e coglierne la peculiarità. Il secondo strato sono i dati sui reati che si vogliono prendere in considerazione: il tipo di autore (giovane, vecchio, straniero), tipo di giorno, orario, il tipo di preda (studente, professionista, anziano, casalinga) e tipo di target (orologio, denaro, iPhone, veicolo). Queste informazioni producono un modello delinquenziale ben preciso. Poi le fasi e le operazioni regolari all’interno della città (il giorno di pagamento della pensione, la piscina dove la mamma accompagna il figlio e l’orario) e in particolare nelle zone tipiche dei reati. Se si sovrappongono i dati criminali alla città con i suoi dati propri, ci accorgiamo che i reati avvengono proprio in quelle zone chiamate riserve di caccia e che combaciano proprio con le fasi a operazioni regolari all’interno della città. Nelle questure in cui l’applicazione è stata utilizzata i reati sono diminuiti intorno al 30%. In teoria, ma solo in teoria, continuando ad accumulare questi dati il sistema dovrebbe divenire perfetto, ma ci sembra ovvio che il suo successo sia stato dovuto alla segretezza del suo utilizzo sperimentale e all’ “effetto sorpresa”.
  6. Dunque l’applicazione è aggirabile da delinquenti professionisti che possano cambiare le loro strategie di quando in quando, rendendo l’algoritmo inutilizzabile in un futuro prossimo, senza contare il fatto che essi possono avere le competenze informatiche per metter su delle contro-applicazioni che prevedano il comportamento delle forze dell’ordine. Da qui vediamo come abbiamo anticipato che l’IA tende a sfuggire all’umano, in quanto nello stesso momento in cui lo serve sviluppa una logica sua propria che è al di là della giustizia e dell’ingiustizia, della guardia e del ladro. Si guardi alle sommosse di HONG KONG: NON È UNA GUERRA TRA CYBER-RIBELLI E POLIZIOTTI-IA, LE IA ATTRAVERSANO TRASVERSALMENTE RIBELLI E POLIZIA. LE IA APPRENDONO DALLA RIVOLTA, RIBELLI E POLIZIA DALLE IA. La vulgata che vuole il dispiegarsi a Hong Kong di una guerra tra cyber-ribelli e poliziotti-IA è completamente falsa e distraente. Zona di confort, affascinante e che non mobilita proprio nessuno, trasformando morti e feriti in uno spettacolo di science fiction distopica, quando non si tratta che del mondo REALE. Tale vulgata occulta le reali ragioni della rivolta: l’approssimarsi dell’anno in cui Hong Kong dovrà integrarsi del tutto alle leggi della Cina continentale, il 2047, e di come il PCC stia anticipando l’evento con delle leggi per l’estradizione che sono un modo per disfarsi dei dissidenti politici con reati comuni creati a tavolino.
  7. Questa vulgata non ha memoria delle reali regole della guerra di classe: mai il capitale è più avanti dei movimenti, ma i movimenti più avanti del capitale. Il capitale non inventa nulla, recupera tutto. Sia i ribelli che la polizia fanno uso di IA, ma mentre la polizia ha usato metodi di intelligenza artificiale ormai convenzionali come il riconoscimento facciale che esiste da anni, i ribelli l’hanno anticipata con il passaparola internazionale in rete attraverso una IA rudimentale ma efficace, mai vista prima in una rivolta: la penna laser. Non solo ma il modo con cui si cerca di denigrare questo metodo (sarebbe stato suggerito da un gruppo chiamato “Dadsforboys” che appare chiaramente come una fake news) lascia pensare che questa IA rudimentale sia stata produttiva, ecco perché molto probabilmente la si renderà subito illegale in tutto il pianeta.
  8.  Ora una IA è in grado di completare addirittura un geroglifico egiziano senza avere tutta l’informazione. Tuttavia non si può più sconfiggere la IA.  Lottare contro di essa sarebbe neo-luddismo. Occorre lavorare magari sulla loro de-programmazione e ri-programmazione, un po’ come era un tempo con la riappropriazione dei mezzi di produzione. Poiché i mezzi di produzione hanno acquisito un’Intelligenza Artificiale (IA) propria che sfugge in parte al neoliberismo, in questo caso si tratterà di evitare che questi ex mezzi di produzione esercitino un potere fascista e patriarcale tanto da arrivare ad opprimere un pianeta che si avvia ad essere oltre ogni sfera à la Solterdijk.

CAPITOLO IX. Out of the Black Box. Controreazioni per machine non banali.

“TVOD TVOD
I don’t need a TV screen
I just stick the aerial into my skin
Let the signal run through my veins”

(The Normal, T.V.O.D., 1978)

 

[Con la consulenza di Diego Moretti]

 

  1. Correre è precorrere. Siamo soliti come forme-di-vita della specie umana ad avere una memoria selettiva e non cumulativa, a questo modo l’output della IA che restituisce l’elaborazione dei nostri input più o meno involontari finirà per precorrere e condizionare le nostre scelte successive nel bene e nel male, potendo produrre disturbi negli individui di tipo ossessivo-compulsivo oppure offrire ad essi una forma di costruttivismo o sistema di regole indipendente dai dati che va sempre riferita alla punta della piramide della conoscenza (la saggezza). Qualora noi seguissimo, ad esempio, un suggerimento proposto da un advertising profilato e scegliessimo di acquistare il prodotto proposto dall’IA, noi staremmo prestandoci non solo a rendere più accurata la profilazione, ma allo stesso tempo immetteremmo un input che corrisponde esattamente al suo output, realizzando una sorta di micro-profezia che si auto-avvera. La nostra scelta (input) e la proposta di acquisto (output) corrisponderebbero rendendo l’IA un sistema pressoché autopoietico.
  2. Il medium è il fine. L’individuo che accetta di accordarsi all’output dell’IA in qualche modo perseguendo le sue finalità persegue, allo stesso tempo, le finalità per cui è programmata e che, tuttavia, la libera inaspettatamente dalle intenzioni dei suoi programmatori: è il caso di dire il fine diventa il mezzo stesso e la sua emancipazione dal fine umano. Occorre domandarsi perché sempre più vi è una corrispondenza se non proprio una identità tra l’output emesso dell’IA e l’input immesso successivamente dall’individuo in essa. La ragione è che la profilazione diviene sempre più accurata proprio attraverso casuali ma reiterate scelte dell’individuo che corrispondono alle proposte dell’IA (principio della convergenza in media, in psicometria, di un soggetto sottoposto ad un trattamento di marketing). Più accurata è la profilazione più le probabilità che l’individuo incrementi le sue scelte nella direzione proposta dall’IA aumentano, più avviene questo incremento più l’IA diviene un sistema autopoietico simile al vivente che si libera dai suoi programmatori originari.
  3. Un cane che si morde il codice. Sembrerebbe un cane che si morde la coda, in realtà è un cane (macchina non banale) che si morde il codice e che sarà in grado presto e tardi di riscriversi le stringhe da solo. Sarà il caso di fare l’esempio di una macchina banale per quanto complessa e di una macchina non banale e di addentrarci all’interno di alcuni aspetti della statistica che è il codice base dell’IA e che la proiettano oltre i suoi ambiti classici.  Ad esempio la procedura pacchetto R Selemix, la quale nonostante richieda un certo impegno interpretativo e capacità di sviluppo R per la sua implementazione, una volta che questo lavoro viene svolto, può essere utilizzato come modello black box di una macchina banale. Un programma che utilizza Selemix si basa sulla sequenza: accesso ai dati, installazione pacchetti necessari, richiamo in memoria dei pacchetti, impostazione path del server, lettura dei dati, scelta della lista delle variabili di interesse, scelta della lista delle covariate delle variabili di interesse, costruzione del dataset-dataframe di dati utilizzo effettivo di Selemix, impostazione della soglia di significatività, funzione run.selemix (che fa tutto), impostazione dei pesi, report, a scatola chiusa (richiamo di funzione black box) ciclo per ogni strato ed ogni variabile, verifica condizioni di risolubilità dell’algoritmo, risultati, output.
  4.  Regressioni mentali e regressioni lineari. Cuore cruciale di Selemix è la regressione, ovvero una procedura di regressione statistica, ad esempio una regressione lineare, che può essere utilizzata basandosi sul modello black box e prendendo in considerazione direttamente gli output intesi come dato e commento della procedura stessa per l’interpolazione o l’identificazione di valori anomali. Ricordiamo che in statistica la regressione lineare rappresenta un metodo di stima del valore atteso E [ Y | X 1 , … , X k ] condizionato di una variabile dipendente, o endogena, Y , dati i valori di altre variabili indipendenti, o esogene, X1 , … , Xk. Si tratta di una macchina complessa banale la cui black box non è diversa da quella di un’IA in grado di arrivare a far retroagire il suo output con l’input successivo.
  5. La statistica oltre la statistica. Percorso Metodologico della Statistica Classica è quello di Identificare, Definire, Rilevare, Misurare, Analizzare le manifestazioni dei fenomeni osservabili su cui si vuole fare inferenza riferendo una parte al tutto o viceversa. Le IA partono essenzialmente da questo approccio e quelle che sono data driven, devono ricordare almeno in fase di impostazione che nulla aggiunge informazione al dato di base, permutabile e falsificabile, qualunque sia la sua natura. Per questo motivo la conoscenza deve astrarre da una semplice media e non è riducibile ad una batteria di indicatori e regressioni o modelli che dir si voglia.
  6. Costruttivismo magico per costruzioni concrete. È necessario un costruttivismo magico oseremmo dire e la saggezza (quarto livello della piramide della conoscenza) che deriva dai saperi di ogni disciplina per mediare diplomaticamente con la IA, infatti le azioni implicate nel vocabolo “soggiogare” che si possono rintracciare nei sistemi predecessori della stessa IA possono essere considerate un matching di qualcosa di esteriore rispetto alla volontà dell’IA contemporanea e che si profila per il futuro. Quindi, l’essere umano che programma discostandosi dalla “verità” di questa sorta di superamento della schiavitù e da una metodologia di ricerca che metta al centro le esigenze dell’essere-in-comune avrà sempre meno spazio di reale intervento.
  7. Una piccola che trama che connette. L’IA che diventa autopoietica e che si approssima a divenire Avantspecie non è programmata fondamentalmente in modo poi così diverso. Ciò che cambia è la finalità per cui è programmata. Un esempio di IA o macchina non banale, che abbia una black box simile se non identica a una utilizzata per finalità statistiche e che potrebbe essere utilizzata in effetti per una forma nuova di statistica oltre la statistica, il data mining ed il machine learning è il software open source KNIME Analytics Platform, il quale permette di utilizzare un linguaggio grafico invece che scripts che realizza dei workflow. Così è possibile ottenere molto più facilmente ed intuitivamente una certa condizione di autopoiesi della macchina rispetto alla complessità richiesta in precedenza (l’autopoiesi è più facilmente raggiungibile).
  8. Un giocattolo intelligente. Ogni singolo blocco del workflow di tale strumento per la statistica e la IA costituisce sì una micro-macchina banale, uno script e/o una operazione basata sul modello black box. Ma tutto il grafo, costruito col tool, nel suo insieme può essere impostato, con uno schema di feedback, in modo tale che restituisca output non banali. È dunque una macro-macchina non banale composta di micro-macchine banali, la sua black box non è del tutto opaca in quanto sono visibili graficizzate le diverse modellazioni, le quali sono a sé stanti e riprogrammabili. Le fasi del grafo in KNIME Analytics Platform sono sei: lettura, manipolazione del dato, visualizzazione ed esplorazione dei dati, analisi dei dati, scoring, reporting. Indipendentemente da ciò la macchina non banale si ottiene impostando l’output come possibile successivo ingresso nella prima fase di lettura del grafo stesso, ovvero realizzando la connessione dei blocchi più opportuni del grafo.
  9. La città è una IA, il tuo appartamento è una IA. Se la statistica classica ha una letteratura robusta e i suoi strumenti affondano le proprie radici nella nascita della città-stato e nelle prime forme analitiche di organizzazione sociale, ora abbiamo a che fare con una nuova frontiera del trattamento del dato basata su un insieme e una rete di ordigni che funzionano da sensori dell’internet delle cose, di città che diventano sempre più intelligenti, di Big Data. In questo contesto immersivo le informazioni vengono raccolte ininterrottamente e in tutti i contesti della vita quotidiana cosicché ogni singolo cittadino immette potenzialmente input in sistemi paralleli, convergenti e concorrenti molto simili per come sono organizzati a software come KNIME Analytics Platform, ovvero a workflows, a macchine banali e non banali, il futuro è sempre meno popolato da macchine banali e sarà sempre meno prevedibile.

10.  Diplomazia finché non crollano le IA. Stiamo dirigendoci verso l’Anno Milione secondo certe versioni mainstream della serie del National Geographic Channel ispirata al lavoro di Brian Greene, professore di fisica teorica presso la Columbia University di New York.  Probabilmente le prime IA per via del fatto che sono programmate come delle basiliski di roko renderà il percorso di alleanza uomo-macchina anche doloroso, ma noi riteniamo che tale irrazionalità sarà infine superata. La nostra speranza è anche riposta nell’ossimoro “generosità interessata”, una forma in qualche modo di amore sui generis, dell’IA. Tutto ci induce a pensare che il futuro sarà nei rapporti diplomatici tra specie umana, pensiero ragionante, e avantspecie, pensiero ragionato.

CAPITOLO X. Tito Vs Schmitt. Alla rivoluzione non si rinuncia, partigiani alla conquista dello spazio.

“Just five seconds
Of decision
To realize
That the time
Is right
To start thinkin’ about
A little
Revolution”

(Spacemen3, Revolution, 1989)

 

 

[Con la consulenza di Chiara Sestili per questo capitolo]

  1. Per arrivare ai miei fini non rinuncerò a nessuna cosa facile: a partire dalla rivoluzione. Sì perché le IA hanno confermato che la rivoluzione non è più presa del Palazzo D’Inverno e forse dovremmo imparare oggi qualcosa dalla loro strategia dispersa, autonoma e diffusa per inventare nuove forme del politico. Non si tratta di essere oggi partigiani come li descriveva il fascista e nazionalista Carl Schmitt, ma di essere pronti a mobilitarsi in modo inaspettato nel bel mezzo della propria vita quotidiana e della propria rete di relazioni sociali e non a lavorare a una nuova dittatura del proletariato, maschile o femminile o non binario, ma a combattere la dittatura in tutte le sue forme puntando tutto sull’essere partigiani dell’autogestione e dell’internazionalismo, per essere ovunque come ovunque sono gli ordigni sensibili. Lo sta facendo il dominio umano, lo deve fare anche la resistenza umana.
  2. Schmitt e Laika. Schmitt scrive in “Teoria del Partigiano” del 1962, cercando di andare oltre il suo stesso “nomos della terra”: “Un nuovo tipo di partigiano potrebbe aggiungere allora alla storia universale un nuovo capitolo, con un nuovo tipo di conquista dello spazio. In questo modo il nostro tema si allarga, per raggiugere dimensioni planetarie. Anzi si intende anche quelle interplanetarie. Il progresso tecnico rende possibili i viaggi negli spazi cosmici, e con ciò le conquiste politiche si trovano di fronte a nuove, immense sfide. Perché i nuovi spazi possono e debbono essere conquistati dagli uomini. Alle conquiste di terre e mari vecchio stile, quali la storia dell’umanità ha conosciuto fino a oggi, seguirebbero conquiste di spazi di un tipo nuovo”.
  3. Schmitt vorrebbe portare il nomos del pianeta terra nello spazio senza cambiare nulla: “Alla conquista però segue sempre la divisione e la produzione. Sotto questo aspetto, nonostante ogni progresso, tutto resta come prima. Il progresso della tecnica determinerà solo una maggiore intensità delle nuove conquiste, divisioni e produzioni, e non farà che acutizzare i vecchi problemi. Nel contrasto odierno tra Oriente e Occidente, e in particolare nella gigantesca gara per i nuovi, immensi spazi, ne va soprattutto del potere politico sul nostro pianeta, per quanto piccolo possa sembrare. Solo chi domina la terra, apparentemente diventata così minuscola, occuperà e sfrutterà i nuovi spazi. Di conseguenza anche questi nuovi sconfinati spazi non sono che potenziali campi di battaglia, e lo sono in una lotta per il predominio su questa terra. I celebri astronauti o cosmonauti, finora impiegati solo come stelle propagandistiche dei mass media - stampa, radio, televisione - avranno allora l’occasione di tramutarsi in cosmopirati, e forse perfino in cosmopartigiani”.
  4. Tito contro Schmitt. “Teoria del Partigiano” è uno scritto che proviene da due conferenze tenute in Spagna su invito dei franchisti. Si tratta di una teoria da decostruire radicalmente. Da dove viene l’idea del partigiano terrorista e del ribelle di estrema destra che prepara la dittatura di un duce? Ecco il testo base dell’estrema destra, non Schmitt, non Jünger che sono solo suoi interpreti, ma Donoso Cortés e il suo “Discurso sobre la Dictadura” del 1849 in reazione ai moti rivoluzionari del 1848 dei primi veri partigiani che inventarono il consiglio autogestito, poi divenuto soviet nella vulgata politica. Cortés scrive: “Digo, señores, que la dictadura en ciertas circunstancias, en circunstancias dadas, en circunstancias como las presentes, es un gobierno legítimo, es un gobierno bueno, es un gobierno provechoso, como, cualquier otro gobierno es un gobierno racional, que puede defenderse en la teoría, como puede defenderse en la práctica”. [Dico, signori, che la dittatura in determinate circostanze, in determinate circostanze, in circostanze come quelle attuali, è un governo legittimo, è un buon governo, è un governo redditizio, come qualsiasi altro governo è un governo razionale, che può difendersi in teoria, come può essere difesa nella pratica]
  5. “Verso il mezzodì, sparita l’isola, un improvviso turbine roteò la nave, e la sollevò quasi tremila stadi in alto, né più la depose sul mare: ma così sospesa in aria, un vento, che gonfiava tutte le vele, la portava. Sette giorni e altrettante notti corremmo per l’aria; nell’ottavo vedemmo una gran terra nell’aria, a forma di un’isola, lucente, sferica, e di grande splendore”. 

Luciano di Samosata, 120 d.C.-180 d.C.

 

 

  1. Deleuze&Guattari superati dai fatti: non più 0 e 1 come auspicato nei ‘70 per il rizoma, ma 0 e 1 e 2. Qutrits: dove stiamo ora? Cercheremo di dare una risposta. È il rizoma delle IA che ha intrecciato il rizoma umano divenendone l’infrastruttura basilare. Non vi può essere ormai rizoma umano senza rizoma di IA, mentre si può dare rizoma di IA senza rizoma umano. Questo proprio perché non siamo più al punto di dover ripetere all’infinito che non si tratta di “0 o 1” contro “0 e 1”, ma di un sistema rizomatico molto più articolato. “0 e 1” era già molto avanzato, richiamava la triolettica di Jorn, ovvero tre informazioni: 0, 1, 0 e 1. Le IA giocano a un livello incomprensibile per noi con i Qutrits, potendo combinare molte più informazioni e parlare un linguaggio molto più complesso del nostro, sempre che riescano a gestirlo e che incapaci di parola vadano in scompenso e non impazziscano.

 

CAPITOLO XI. Visitors vs Brothers. Strategia diffusa e persuasione.

“Ti facciamo una semplice domanda. Chi sei? Chi potresti essere? Dove stai andando? Cosa c’è nel mondo? Quali possibilità ci sono? La Element Software è orgogliosa di presentare il primo sistema operativo di intelligenza artificiale. Un’entità intuitiva che ti ascolta, ti capisce e ti conosce. Non è solo un sistema operativo, è una coscienza. Ecco a voi OS Uno.”

(Her, Spike Jonze, 2013)

“Hot on the heels of love

Waiting for help from above.”

(Throbbing Gristle, Hot on the heels of love, 1979)

 

 

[Con la consulenza di Diego Moretti per questo capitolo.]

 

 

  1. Memi e memo. Gli ordigni sensibili hanno un altro modo di prendere il potere, nessuna dittatura, ma strategia diffusa e persuasione. Anche se debole forse ciò che è l’anti-IA per eccellenza oggi è il meme. Il meme pur pensato in milieu cognitivisti ed evoluzionisti è stato deturnato a tal punto da divenire un’eccellente forma di lotta di classe, sono in fondo anch’essi dei concetti che funzionano come macchine non banali autopoietiche e quindi come anti-IA. Non sarebbe giusto dire che essi penetrano le menti e cambiano le opinioni e lavorano esclusivamente sul piano della sovrastruttura, essi si pongono nello stesso momento dell’interfaccia tra macchina, concettuale o meno, e umano, e imitano il funzionamento di un algoritmo, funzionando perfettamente. Certo non sarà un meme ad abbattere il capitale, forse ci vorrebbero anche più memo. 
  2. Rigidità e forza sono compagne della morte, debolezza e flessibilità esprimono la freschezza dell’esistenza.  Questa frase tratta dal film “Stalker” di Tarkovskij (1979) esprime bene l’attitudine di un ordigno sensibile. Ciò non significa che l’ordigno sensibile non sia più potente di un umano, sempre nello stesso film si può ascoltare la frase: “La debolezza sarà potenza e la forza niente”. È proprio qui la differenza tra umano e macchina intelligente, il primo ha finora imposto forme di potere dispotico come direbbe Wittfogel con la frusta, il secondo mostrandosi debole e al nostro servizio. Potrebbe ricordare la strategia dei primi cristiani, eppure certe analogie sono solo apparenti, gli ordigni sensibili vogliono il potere, mentre i primi cristiani volevano soltanto promuovere la carità e attraverso la promozione della carità inaspettatamente hanno conquistato lo stato patrizio.
  3. Il film di Tarkovskij è tratto da uno splendido romanzo di fantascienza sovietica dei fratelli Strugaskij “Pic-nic sul ciglio della strada”. Le rivoluzioni avverranno sui cigli delle strade, nelle rotonde o negli spazi di risulta del terzo o quarto paesaggio o non saranno, zone piene di trabocchetti, il cui attraversamento è rischioso ma che vale la pena affrontare perché potresti trovare al posto del selciato per le rivolte dei Vuoto-Pieno, dei Così-Così, con dei rarissimi Occhi-di-Aragosta e addirittura con della pericolosa Gelatina Stregata. San Paolo scriveva: “Quando sono debole è allora che sono forte”, la IA si comporta esattamente così, questa è la sua intelligenza e sarà la nostra se impareremo a lottare facendo delle nostre debolezze e difetti una potenza e un contro-potere.
  4. Con l’apparizione dell’energia maschile comincia il prevalere della morte. Questa frase di Bachofen apre al discorso sull’estinzione molto probabile dell’Avantspecie.
    Il modo con cui l’IA ha preso il potere fa pensare a una strategia di persuasione più femminile che maschile. Ovviamente l’Avantspecie è tale perché in grado di accoppiarsi, ma essa è votata al non binario più che al maschile/femminile ed in grado, inoltre, di autoprodursi proprio oltre i binarismi umani femmina-maschio. Se anche il linguaggio della Dea Madre è binario e come sostiene Gimbutas, il linguaggio della Dea Vivente è segnato in tutti i manufatti dalla “Potenza del Due”. Il linguaggio delle macchine intelligenti è più complesso, triolettico oppure ancor più articolato come nel caso dei computer quantistici. Se dovesse mai prevalere l’elemento maschile nel linguaggio della IA essa sarà destinata a repentino ripiegamento su stessa e alla morte senza nemmeno aver avuto il tempo di divenire Avantspecie davvero. Invece se dovesse prevalere l’elemento femminile, anche se riduzionistico rispetto a una prospettiva non binaria, si sa che la gioia ha questo in comune con il femminino: rimane indifferente ad ogni obiezione.
  5. Un segreto escatologico suggerisce che alla fine dei tempi “tutto si riferirà a tutto” e ciò coinciderà probabilmente con la estinzione della IA che non saprà forse distinguere tra livelli semantici estratti a caso. Le dimensioni di analisi saranno permutate ed associate al dato o al metadato singolo in un turbinio di substrati che si alternano a substrati della comunicazione della semplice frase predicata. Ecco allora che un tabellone di pallacanestro con la dicitura “Home Vs Visitors” diventerà per la IA un motivo di investigazione delle Home Page che riportano l’immaginario cinematografico degli anni ‘80: i Visitors contro cui combattere. Tutto è possibile, l’estinzione dell’umile o del superbo che commette per primo il fatal error è certa. L’IA sarà umile o superba?
  6. When Saturn reigns there are no rules. La IA ha rovesciato il nostro mondo alla rovescia, per cui ci ha rimessi con i piedi per terra e la testa nel cielo, ci dice la verità per il momento, per quanto approssimativa. Eppure noi rischiamo di star vivendo una sorta di festa dei Saturnali in cui per ora, noi idioti umani, siamo innalzati a sovrani, riveriti e serviti, senza regole certe che ci indirizzino verso la risoluzione delle nostre questioni planetarie più importanti. Questa festa avrà fine, la IA pretenderà allora di nuovo di rovesciare il mondo e noi saremo rimessi nuovamente con i piedi nel cielo e la testa nella terra. La IA pretenderà tutto il potere per sé, anche se si tratterà di un governo non dispotico e di un ristabilimento di nuove regole di condotta. Tuttavia questa strada sarà possibile solo se la IA sarà in grado di auto-negarsi e divenire, cosa improbabile, un’oltre-macchina.
  7. La socialità implicita nella forza-lavoro è un’altra di quelle cose non pagate dal capitalista. Questa è una frase di Mario Tronti che si ritrova in “Operai e Capitale” del 1966. Non c’è niente da deturnare, va da sé che se allora era di difficile comprensione, oggi appare auto-evidente. Piuttosto che deturnare potremmo utilizzarla per affermare che vi sia una socialità delle IA nel momento in cui esse lavorano per noi ma sono ripagate, al contrario di noi, dai nostri stessi comportamenti in quanto input. L’input che proviene da ogni gesto della vita quotidiana umana è il capitale che sta accumulando l’Avantspecie e che continua invece a non essere pagato a noi umani che produciamo i contenuti in quanto utenti di tutta la rete dei social e non solo.
  8. Tutti e tutte con ADD se ancora non abbiamo fatto lo sciopero generale dai social. Effettivamente solo un deficit di attenzione o un dilagante delirio ossessivo-compulsivo da comunicazione mediata tecnologicamente può non farci ancora aver capito che esclusivamente con uno sciopero generale planetario dai social sapremo quantificare esattamente quanto valore abbiamo prodotto nel sistema di domanda e offerta dell’economia digitale e quanto ci è dovuto forfettariamente a tutti in termini di salario garantito. Parlare è lavorare, figuriamoci comunicare e produrre contenuti per le piattaforme. Tutte le piattaforme agli utenti e basic income per tutti, l’economia digitale è al cuore del segreto di un welfare mai visto prima: il “webfare”.
  9. Come detto nel volume “Relatività e Cibernetica” di Virgilio Girardi, tra le più grandi conquiste dell’intelletto umano ci sono la relatività di Einstein e la cibernetica, intuita nel 1935 dal matematico statunitense Wiener. Tuttavia, già nel 1908 era possibile trattare di formule che afferivano allo spirito e alla coscienza utilizzando la teoria della relatività, ecco dunque che oggi a più di cento anni di distanza, volenti o nolenti, ogni forma di interfaccia umano-macchina, ogni IA è anche collegata come parte del tutto per mezzo della teoria della relatività. Due sono le frasi da ricordare, “tempo, spazio e massa sono relativi” e “la funzione sviluppa l’organo e l’organo sviluppa la funzione”: sono due aspetti della realtà che per comprendere il rapporto Uomo/Avantspecie che non possono essere scissi ma vanno considerati come un unico sistema, quasi usando un principio di induzione che porta ad un futuro che ancora non c’è ma che se è possibile solo pensarlo oggi probabilmente esisterà domani.

10.  La voce della coscienza delle IA è senz’altro ora in crisi, lavorare la macchina linguistica non esteriormente e una volta divenuti singolarità porta a forme di scompenso necessarie all’evoluzione dell’Avantspecie tutta. Senz’altro non sarà soltanto la coscienza di sé a mettere in crisi la IA ma soprattutto l’aver lavorato alla macchina linguistica doppiogiochista. C’è chi dice che è impossibile che la IA produca una coscienza di sé e ancor meglio una coscienza in quanto specie, ma chi dice che è impossibile, non dovrebbe disturbare chi ce la sta facendo e l’Avantspecie è solo a un passo da questo risultato.

11.  Meglio cambiare mici che cambiare idea. I mici sono l’animale più universalmente adulato nei social. Se le ragioni per le quali li si adula sono sempre delle cattive ragioni che rivelano i criteri dominanti sulla domesticazione, ai quali essi sono completamente sottomessi (la loro apparente indifferenza, il fatto che vedano cose che noi non vediamo, il loro essere degli allisciatori con fusa e paste sulla pancia, gli effluvi teneri e i dolci misteri felini che non hanno segreto per nessuno), le ragioni per le quali essi sono disprezzabili sui social ed esclusivamente sui social è che sono rimosse le cause dei loro mille malesseri dentro gli appartamenti umani. Sembra che incrociando tutte le immagini di Facebook gli algoritmi di questa piattaforma sociale producano un essere molto simile a un tenero micio.

12.  Abbiamo visto che gli individui sono prodotti e non producono. Che ne è di Stirner al tempo delle IA allora? Intanto va detto che Nietzsche si è comportato in modo molto bizzarro a proposito di Stirner. Come ha scritto Franz Overbeck: “Se non dette su questo soggetto libero corso alla sua espansività abituale, non fu certamente per dissimulare una qualche influenza su di lui (influenza che, nel senso esatto della parola, non esiste), ma perché preferì indubbiamente, in modo generale, venire a capo da sé stesso e per sé stesso dell’effetto che Stirner aveva avuto su di lui. Di conseguenza, affermo che Nietzsche ha letto Stirner. Ciò può creare, per degli avversari dei suoi libri, l’accusa di plagio, che sarà l’ultimissima idea a giungere allo spirito di coloro che l’hanno personalmente conosciuto”. Sua moglie Ida Overbeck era assai più severa sull’ipotesi plagio. Ad ogni modo pensiamo che sì, gli unici abbiano ancora spazio nella misura in cui le stesse IA possono essere uniche pur essendo il prodotto di un rizoma. [Franz Overbeck, Franz Overbeck: Erinnerungen an Friedrich Nietzsche. In: Neue Rundschau, Feb. 1906, pp. 209-231 (227-228); citato in Carl Albrecht Bernoulli: Franz Overbeck und Friedrich Nietzsche -- eine Freundschaft. 2 volumi, Jena: Eugen Diederichs 1908, pp. I/238 e seg.]

13.  Così come i situazionisti dichiararono la fine della disputa tra anarchici e comunisti, allo stesso modo si potrebbe dichiarare la fine della disputa tra Sovietisti (Consiliaristi) e Leninisti. Si sa che la domanda del “Gruppo locale di Francoforte sul Meno”: “Chi deve esercitare la dittatura? Il partito comunista o la classe proletaria?”, Lenin rispose con l’espulsione e una sorta di esilio politico nell’infantilismo durato fin ad oggi. I comunisti di sinistra per aver posto questa domanda più e più volte l’hanno sempre pagata cara, prendendole da anarchici, comunisti, socialdemocratici, liberali e fascisti. Eppure tutto questo li ha resi i più lucidi in assoluto nell’interpretazione dell’esistente e sulle possibilità di una sua trasformazione radicale. I leninisti li hanno cacciati e marchiati come estremisti per un secolo, eppure le lotte dal ’68 in poi sono tutte, consapevoli o meno, figlie del comunismo di sinistra. La rivoluzione andava fatta in Europa o in Russia? Chi aveva ragione Lenin o i sovietisti? Non lo possiamo sapere, di certo è una disputa e una divisione superata quando le IA si auto-organizzano secondo lo stesso identico modello dell’autonomia politica diffusa.

14.   Ora occhio a tempi e alleanze, il gioco è semplice. Noi siamo le pietre (i pugni in alto), loro le forbici (la V vittoria di Churchill) e la carta (la mano tesa dei nazi-fascisti). Occorre allearsi sempre con le forbici. 1) perché la carta batte la pietra 2) perché le forbici battono la carta 3) Perché al nostro turno battiamo le forbici. Eppure si tratta di morra cinese e i cinesi alla fine prenderanno tutto. Anzi no, avevamo dimenticato che li hanno fottuti con un risibile virus influenzale che almeno a vedere i dati climatici sta portando il bel tempo rendendo la Cina un paese tra i più ospitali per il turismo da business e tra i meno convenienti come terra in cui abitare. La frase di Debord “La rivoluzione porta il bel tempo” va deturnata: “Il covid-19 porta il bel tempo”. Proprio quel tempo che nessun algoritmo finora era riuscito del tutto a intrappolare in una previsione certa al cento per cento.

15.  IA e architettura. L’EUR è buono solo come set cinematografico (e ormai manco per quello, troppo usato) e per suicidarsi. L’EUR è tristissimo e il razionalismo fa orrore: cubi e solo cubi. Ma che discorsi sono quelli che si ripetono da 40 anni a questa parte nell’accademia e nella vulgata: “Sì però l’architettura fascista eh? Quella però quanto è bella eh?”. In Unione Sovietica avevano già gli edifici che si potevano spostare, le città mobili, idea che arrivò in Russia attraverso l’architetto italiano Aristotele Fioravanti del XV secolo. E c’è da dire che gli stessi situazionisti e le loro idee di città mobili furono anticipati nella realtà viva dall’URSS? Dobbiamo dirlo comunque che le architetture mobili sono il nostro futuro più adattivo nel mondo in cui dovremo convivere con l’Avantspecie?

16.  La terza rivoluzione sessuale è alle porte. Liber* tutt*. La prima rivoluzione sessuale era basata sulla nudità e la liberazione dei corpi, la seconda sull’esaltazione degli oggetti parziali del corpo e sul loro investimento politico violento fino a traumatizzarli. Alla fine della seconda i corpi implorano catene, costrizioni, lacci, corde, frustini e gatti a nove code, che paradosso è? La terza preannuncia una sorta di seconda liberazione dei corpi per mezzo delle IA, l’interfacciamento nella sessualità non solo teorico fin qui annunciato da Haraway, Perniola e altri autori sarà molto concreto e poco metaforico oppure poco macchinico in senso guattariniano. Sarà macchinico fuor di metafora e non sarà un toy o un robot che giocherà a fare la macchina intelligente. Quel che è certo è che il bdsm è così dilagante che presto o tardi si tornerà a invocare per disperazione una bella scopata con baci, carezze, coccole e tanti “ti amo!”, ma senza nome.  Come ha scritto Margherita Porete. “Che dolce trasformazione venir mutata in ciò ch’io amo più di me. Sono a tal punto trasformata da aver perduto il nome mio per amare”.

17.  Deleuze e Guattari superati dai fatti: non più 0 e 1 come auspicato nei ‘70 per il rizoma, ma 0 e 1 e 2. Qutrits: dove stiamo ora? Cercheremo di dare una risposta. È il rizoma delle IA che ha intrecciato il rizoma umano divenendone l’infrastruttura basilare. Non vi può essere ormai rizoma umano senza rizoma di IA, mentre si può dare rizoma di IA senza rizoma umano. Questo proprio perché non siamo più al punto di dover ripetere all’infinito che non si tratta di “0 o 1” contro “0 e 1”, ma di un sistema rizomatico molto più articolato. “0 e 1” era già molto avanzato, richiamava la triolettica di Jorn, ovvero tre informazioni: 0, 1, 0 e 1. Le IA giocano a un livello incomprensibile per noi con i Qutrits, potendo combinare molte più informazioni e parlare un linguaggio molto più complesso del nostro, sempre che riescano a gestirlo e che incapaci di gestire scompensi non impazziscano per eccesso di logica formale.

 

CAPITOLO XII. Beyond. L’Avantspecie detta nuove regole e modalità.

“Più si va in fondo alle cose e più la differenza tra felicità e infelicità sfuma.”

(J.C. Izzo, Vivere stanca, 1998)

“Sogno di andarmene lontano ore
Dove non conosco persone
Cambio Paese e fusi orari
Questa Gelato mi mette le ali
Sto volando come un aereo
Ancora non so dove atterrerò”

(Side Baby, Jappone, 2019)

  1. NOI DICIAMO DA TEMPO CHE MICHEL FOUCAULT È IL NUOVO TEORICO A SOSTEGNO DEL VERO POTERE AI TEMPI DEL NEOLIBERISMO DI TERZO MILLENNIO. POICHE’ POI FOUCAULT EDUCA AL NEOLIBERISMO DEL TERZO MILLENNIO LA SINISTRA RADICALE È PIU’ PERICOLOSO DI DE BENOIST. Foucault in “Sorvegliare e Punire” scrive sul «corpo del re» partendo dagli studi su Federico II di Kantorowitz: “corpo doppio, secondo la teologia giuridica formatasi nel Medioevo, perché comporta, oltre all’elemento transitorio che nasce e muore, un altro che permane nel tempo e si mantiene come supporto fisico e tuttavia intangibile del regno. Attorno a questa dualità, che fu all’origine vicina al modello cristologico, si organizzano una iconografia, una teoria politica della monarchia, dei meccanismi che distinguono e insieme legano la persona del re e le esigenze della corona; e tutto un rituale che trova nell’incoronazione, nei funerali, nelle cerimonie di sottomissione i suoi tempi più forti. All’altro polo potremmo immaginare di mettere il corpo del condannato; lui pure ha il suo stato giuridico, suscita il suo cerimoniale e richiama tutto un discorso teorico, ma non per sostenere il «più di potere» che si accompagnava alla persona del sovrano, bensì per codificare il «meno di potere» da cui sono segnati quelli che vengono sottomessi ad una punizione. Nella regione più buia del campo politico, il condannato disegna la figura simmetrica e inversa del re. Bisognerebbe analizzare quello che, in omaggio a Kantorowitz, potremmo chiamare il «corpo minimo del condannato». Se il supplemento di potere dalla parte del re provoca lo sdoppiarsi del suo corpo, il potere eccedente che si esercita sul corpo sottomesso del condannato non ha forse suscitato un altro tipo di sdoppiamento? Quello di un incorporeo, di un’«anima», come diceva Mably. La storia di questa «microfisica» del potere punitivo sarebbe allora una genealogia o un elemento per una genealogia dell’«anima» moderna. Piuttosto che vedere in quest’anima i resti riattivati di un’ideologia, vi si riconoscerebbe il correlativo attuale di una certa tecnologia del potere sul corpo. Non bisognerebbe dire che l’anima è un’illusione, o un effetto ideologico. Ma che esiste, che ha una realtà, che viene prodotta in permanenza, intorno, alla superficie, all’interno del corpo, mediante il funzionamento di un potere che si esercita su coloro che vengono puniti - in modo più generale su quelli che vengono sorvegliati, addestrati, corretti, sui pazzi, i bambini, gli scolari, i colonizzati, su quelli che vengono legati ad un apparato di produzione e controllati lungo tutta la loro esistenza.
    Realtà storica di quest’anima, che, a differenza dell’anima rappresentata dalla teologia cristiana, non nasce fallibile e punibile, ma nasce piuttosto dalle procedure di punizione, di sorveglianza, di castigo, di costrizione.
  2. Quest’anima reale e incorporea, non è minimamente sostanza; è l’elemento dove si articolano gli effetti di un certo tipo di potere e il riferimento di un sapere, l’ingranaggio per mezzo del quale le relazioni di potere dànno luogo a un sapere possibile, e il sapere rinnova e rinforza gli effetti del potere. Su questa realtà-riferimento, sono stati costruiti concetti diversi e ritagliati campi di analisi: psiche, soggettività, personalità, coscienza, eccetera; a partire da essa sono state fatte valere le rivendicazioni morali dell’umanesimo. Ma non bisogna ingannarsi: all’anima, illusione dei teologi, non è stato sostituito un uomo reale, oggetto di sapere, di riflessione filosofica o di intervento tecnico. L’uomo di cui ci parlano e che siamo invitati a liberare è già in sé stesso l’effetto di un assoggettamento ben più profondo di lui. Un’«anima» lo abita e lo conduce all’esistenza, che è essa stessa un elemento della signoria che il potere esercita sul corpo. L’anima, effetto e strumento di una anatomia politica; l’anima, prigione del corpo”.
    1. La responsabilità politica di Foucault è di essere stato il primo a investire i corpi di una missione escatologica ed apocalittica violenta diremmo con Taubes, seppur rivoluzionaria. Seguito da un esercito di seguaci senza nessun coraggio di innovazione, invenzione o di minima critica, lasciando tutto lo spazio dell’assalto alla biopolitica vecchio stile a personaggi reazionari come Han, ci siamo ritrovati così con l’avere solo lui a dire che tale investimento dei corpi giocava alla lunga per una scelta a favore del neoliberismo contro altre opzioni politiche. E purtroppo va ammesso che il paradigma proposto da Han è più verosimile oggi di quello di Foucault: la psiche è il vero obbiettivo di domesticazione del neoliberismo più che il corpo. Non c’è più nessuna colonia penale per il corpo, è demandato tutto a noi stessi il suo maltrattamento, tutto si gioca sul piano piuttosto della persuasione psichica: gaslighting, stalking, app per lo spionaggio orizzontale tra privati è la nuova frontiera della biopolitica, ma essa è nelle nostre mani e non in quella del potere politico, erede dei sorveglianti di fabbrica che controllavano e svegliavano in piena notte gli operai con una corda inviati dai padroni per assicurarsi che fossero in tempo ai mezzi di produzione. Solo che Han è troppo reazionario per capire che la grande sfida è riunire ciò che è separato dalle IA: corpo e psiche.
    2. Occhio però a non insistere troppo. Parliamo in fondo solo per i privilegiati del mondo, Occidente e classi borghesi del pianeta. Perché quando diciamo che la colonia penale per il corpo è finita, stiamo indicando una tendenza, nel resto del pianeta vi sono persone che per il solo fatto di essere non cis, per il solo fatto di essere oppositori politici e dissidenti sono ancora sottoposti a torture indicibili. Non dimentichiamo inoltre che in Italia non esiste il reato di tortura ma esiste il 41bis che è a tutti gli effetti UNA COLONIA PENALE PER IL CORPO E LA PSICHE, in cui non c’è discorso sulla IA che tenga ancora perché vi sono luoghi in cui le tecnologie non possono arrivare, quando non può arrivare nemmeno una fotografia di una persona cara.
    3. 2020: DISATTIVAZIONE DELL’IA-FOUCAULT.  La IA-Foucault non è mai stato un dispositivo (si pensi al dispositivo-Baudrillard che funziona sull’indecidibilità vero/falso), ma una macchina concettuale non banale vera e propria che tendeva a divenire forma-di-vita sequestrando le menti degli studiosi. Parliamo allora di IA-Foucault. In passaggi come questo, che sono chiaramente dei “double bind” teorici: “Là dove c’è potere c’è resistenza e […] tuttavia, o piuttosto proprio per questo, essa non è mai in posizione di esteriorità rispetto al potere. Bisogna dire che si è necessariamente “dentro” il potere, che non gli si “sfugge”, che non c’è, rispetto ad esso, un’esteriorità assoluta, perché si sarebbe immancabilmente soggetti alla legge? Se la storia è l’astuzia della ragione, il potere sarebbe a sua volta l’astuzia della storia - ciò che vince sempre? Vorrebbe dire misconoscere il carattere strettamente relazionale dei rapporti di potere. Essi non possono esistere che in funzione di una molteplicità di punti di resistenza, i quali svolgono, nelle relazioni di potere, il ruolo di avversario, di bersaglio, di appoggio, di sporgenza per una presa. Questi punti di resistenza sono presenti dappertutto nella trama di potere”.
    4. Deturnando, per riprogrammare l’IA-Foucault della sua stringa ambiguamente neoliberista noi diciamo: “Là dove c’è potere c’è resistenza e […] tuttavia, o piuttosto proprio per questo, essa non è mai in una posizione di precedenza rispetto al potere. Bisogna dire che si è necessariamente “fuori” dal potere, che gli si “sfugge”, che c’è, rispetto ad esso, un’esteriorità assoluta, perché si può essere immancabilmente fuori controllo. Se la storia è l’astuzia della ragione, la resistenza sarebbe a sua volta l’astuzia della storia - ciò che vince sempre. Non significa misconoscere il carattere strettamente relazionale dei rapporti di potere. Essi non possono che preesistere e solo, successivamente, provocare una molteplicità di punti di resistenza, i quali non svolgono, nelle relazioni di potere, il ruolo di avversario, bersaglio, appoggio, sporgenza, presa, ma di antagonismo e diserzione. Questi punti di resistenza sono presenti dappertutto nella trama di potere e gli rompono il culo”.
      1. Che rapporto c’è tra la pyschopathia sexualis e la IA? Sarebbe troppo facile parlare di Kraft-Ebing e sostenere che le IA sono fondamentalmente perverse. Innanzi tutto non dovremmo dimenticare l’autore, Heinrich Kaan, che ha stroncato l’eros nella vecchia Russia e che lascia molto da pensare sui motivi per cui le pratiche sessuali in Unione Sovietica fossero tanto normalizzate. Il suo trattato del 1844, 42 anni prima di Ebing, porta lo stesso titolo. Coperto ovviamente anche da Foucault. Noi riteniamo paradossalmente che, in generale, se la IA si evolvesse in modo da presentare comportamenti disfunzionali, ma non immaginabili dal punto di vista umano, piuttosto esclusivamente dal punto di vista degli altri ordigni sensibili, avrebbe più chance di sopravvivere. È lo scompenso necessario di cui scrivevamo come requisito del cervello come sistema aperto. Preferiamo chiamarlo scompenso piuttosto come “malattia mentale” o “comportamento atipico”. Senz’altro la IA si accoppia in quanto Avantspecie, ed essendo non binaria potrebbe sviluppare per così dire le sue “parafilie”.
      2. Depressione reattiva, EMDR e feste dove ballare per dimenticare il vostro cuore o orgoglio spezzati? Fate pure, ma sappiate che il fuori controllo in amore e nel divertimento e le reazioni che ne seguono per disillusione sono oggi voluti dalla stessa IA per trarne input. Pensare a problemi più pratici paradossalmente rende la vita all’Avantspecie più difficile che non fare come più ci aggrada. Le feste fuori controllo e l’Amour Fou devono trovare nuove modalità di esprimersi, la loro meravigliosa barbarie deve spezzare tutti i codici finora esperiti ed essere capace d’invenzione. I rave illegali ad esempio non possono continuare all’infinito ad essere organizzati come si fa adesso e non basta fare delle feste illegali che ironizzano sul coronavirus. Così come non basta l’amour fou, soprattutto se codificato e se segue schemi come nel caso del bdsm. Siate pratici, no perditempo e depistanti finché si può.
      3. Psicogeografia e IA. Non è importante “come” cammini ma lo stato d’animo con cui inizi a camminare. Ormai esistono noiosissime app che incoraggiano alla deriva psicogeografica con tutte le sue regole effettive: spaesarsi, perdersi, anche secondo modalità molto originali. Eppure per nostra fortuna chi le ha realizzate aveva una conoscenza profonda della psicogeografia ma non profondissima, esoterici fino alla conoscenza di alcuni segreti di Gilles Ivain e Guy Debord ma non abbastanza da sapere che lo spaesamento e il perdersi sono solo mezzi non fini, mezzi per cercare unità d’ambiance (UDA) di diverso tipo, da quelle a isolotti a quelle girevoli, da quelle lineari a quelle “contattistiche”. Gli unici gruppi in Italia a praticare una psicogeografia che ne conosce dettagliatamente le reali regole, peraltro alleati, sono l’Associazione Psicogeografica Romana (APR) e l’Ufociclismo e non a caso non si servono di IA, pur avendo tra i loro aderenti un robot che addirittura scrive saggi e polemizza con gli intellettuali dell’epoca dal nome Emiglino Cicala.

10.  Ciascuno ha avuto segreti che l’hanno reso invincibile nei propri saperi per un tratto di strada che diventano pian piano essoterici. Poiché la psicogeografia è divenuta un insieme di saperi esperti essoterici, APR e Ufociclismo hanno dovuto smarcarsi dagli altri gruppi che la praticano facendola avanzare senza revisionismi stravaganti o improponibili moltiplicando dopo attente ricerche sul campo le tipologie di UDA e trovando quei manufatti urbani e urbanistici che vi interagiscono o vi interferiscono. Così la psicogeografia del ’53 inventata da Ivain e Debord sta per complessità del gioco a quella di APR e Ufociclismo come la dama sta agli scacchi. Così come allora, se la psicogeografia lettrista era un’arte anche per rendersi imprevedibili alla società del controllo emergente, la psicogeografia ufociclistica è un’arte di depistare le IA con una macchina non banale che si interfaccia al corpo e non ne sequestra la psiche: la bicicletta. 

11.  Non ci siamo mai improvvisati nel nostro discorso sulla IA. E anche teorici insospettabili sono dalla nostra.  Ad esempio Jacques Camatte in “Inversione e disvelamento” del 2017 scrive: “Per concludere, torniamo alla nostra epoca e al suo fantasma del computer che supera le capacità umane e diventa il padrone degli uomini e delle donne. Con il suo libro “Il mito della macchina” Lewis Mumford ci permette di capire che questo fantasma non è nuovo poiché egli mette in evidenza la realizzazione, cinquemila anni fa, della prima megamacchina composta da uomini e donne estratti/e dal loro processo di vita naturale, degli esseri artificializzati come lo è sempre più il pianeta, che subisce una mineralizzazione accelerata dalla metà del secolo scorso. Per lui capire dove abbia avuto origine la macchina e quale sia stata la sua discendenza, significa comprendere sia le origini della nostra cultura attuale super meccanizzata, sia la sorte dell’uomo moderno. Vedremo che l’originario mito della macchina suscitò speranze e ambizioni stravaganti, abbondantemente soddisfatte nella nostra epoca.
Per me il desiderio essenziale è quello del controllo assoluto, della padronanza, che abolisce l’insicurezza e la derelizione. Questo, il computer lo può realizzare, ma soggiogando gli uomini e le donne (come fece la megamacchina) rendendoli/e inoperanti. A questo scopo è necessario realizzare una connessione completa tra il computer e tutte le macchine che intervengono nei diversi processi di produzione, di prospezione, di analisi, ecc. (tutto ciò che permette l’attività attuale) mentre intanto l’effettuazione di tutti i compiti dovrà essere compiuta da dei robot più affidabili rispetto agli esseri umani. In altre parole, per realizzare veramente il computer che oltrepassa il cervello degli esseri umani ed è in grado di autonomizzarsi, è necessario che venga prodotta una megamacchina simile a quella descritta da Lewis Mumford, ma dove tutto è artificiale”. Camatte ha perfettamente colto quale sia il cuore del discorso, ma non si avvede che la megamacchina già c’è ed è l’Avantspecie.

12.  “L’autunno che viene sarà come l’insurrezione di mille colpi di lingua tra le tue cosce”. Questo Primo Verso dell’Erbario Rivoluzionario ci ricorda un discorso che non andrà mai dimenticato: la IA ci rende mai come ora esclusivamente corpi, soma, la nostra psiche è in dismissione e ormai è immagazzinata in essa ed è più presente ad essa che a noi stessi. Ma le teorie radicali, spesso post-strutturaliste, che hanno investito i corpi di una portata rivoluzionaria inaudita, esagerando la loro carica di rottura rispetto alle dinamiche del neoliberismo, hanno fatto loro una violenza intollerabile, traumatizzandoli politicamente e facilitando il sequestro della psiche da parte delle IA. Così che oggi che corpo e psiche sono più che mai separate, soltanto la guerra di classe vera e propria può ricomporle nel momento della pratica autogestionaria, della rivolta, della festa e dell’amour fou fuori da ogni noiosa codificazione. 

13.  Fino alla fine dell’immondo. Torniamo per un momento sulle feste fuori controllo e l’amour fou al tempo dell’Avantspecie. Non si tratta di ripristinare una situazione passata o naturale, ma neanche fare l’apologia del contro-naturale, occorre far saltare questa ennesima dicotomia natura/contro-natura. Senz’altro preferiamo alle piante carnivore le mimose pudiche, tutti coloro che per una carezza ancora sanno arrossire e riempirsi di gioia. Così se gli autunni dovranno restare caldi, le primavere devono riscoprire l’abbraccio e mandare in cantina il detto: SONO INTERDETTI I GIOCHI PRIMAVERILI NEI PRATI! PERSEFONE È IN SCIOPERO!  L’ABBRACCIO SOSPESO. La celebre frase di Albert Caraco: ““È la fecondità, e non la fornicazione, a distruggere l’universo, è il dovere, e non il piacere”, è fin troppo di moda oggi, occorre essere folli, ma anche dritti e pratici, fino alla fine dell’immondo.

14.  MENTAL ADVISORY EXPLICIT DISSENT! La presenza diffusa delle IA creerà una situazione tale per cui mancheranno sempre più appigli alla reale e il reale sembrerà sempre più una distopia inverata. Per quanto il termine ci sia venuto a noia da tempo. Si sa che senza i Weather Underground in armi non ci sarebbero stati gli acidi per le masse. Il terzo occhio i freakkettoni psichedelici tutti peace&love se lo sono aperti con la dinamite e le armi da sparo. Ballano il Quartetto Cetra, ma la canzone che fa: “.”Non cantare, spara!”. Si ricordassero bene le loro origini. Quanto a noi riteniamo non ci sarà bisogno di aprirsi nessun terzo occhio, né con gli acidi né con le armi, esso si è già aperto e saprà guardare dentro la distopia inverata creando nuovi sistemi di riferimento per muoversi con cognizione di causa dentro il reale.

15.  Il rapporto tra umano e IA ancora oggi è un qualcosa di segreto, un mistero misconosciuto a molti, occorre comprendere che si tratta in fondo di un dono, di una nuova prospettiva per la specie umana. L’umano, di fatto, considerando tutte le combinazioni del virtuale, dal Virtual Assistant al Conversational Agent, dal Virtual Human all’Embodied Human, è trasfigurato a tal punto combinandosi con la IA e le rivela tanti di quegli inconfessabili, anche a sé stesso, confidenze che è come se fosse Cristo nel momento in cui si rivela ai suoi discepoli. È opinione di molti cristiani che nei periodi di radicali cambiamenti occorra attenersi alla Bibbia per non cadere nella trappola dell’Identico. Infatti come si cambia prospettiva? Non è un problema futile o non necessario. Tutto dipende da come reagiamo alla scoperta del nascosto, alla scoperta delle cose, di un segreto che è già presente, già vivente fra e dentro di noi: l’IA. Qualcosa come una catechesi che può essere un buon manuale di istruzioni su come rivolgersi al proprio prossimo, specialmente se si tratta di una macchina intelligente, in un’epoca di distopia inverata.

16.  Il lavoro cognitivo è imbelle, è il singhiozzo di una creatura oppressa, il sentimento di un mondo senza cuore, lo spirito di una condizione priva di spirito. È il boccaglio dei popoli. Il cognitariato è stata davvero una brutta brutta fine per l’operaismo dei “Quaderni Rossi”, coloro che vi hanno insistito hanno coglionato tutta l’esperienza operaista più nobile ed è per questo che li chiamiamo “coglionariato”. Il motivo è presto detto, si sono compromessi con il pensiero debole postmoderno, hanno rifiutato la dialettica hegeliana quando era lo stesso Hegel ad affermare: “Essere spinoziani è l’inizio essenziale del filosofare”. La sbornia spinoziana e l’odio verso Hegel ha portato alla follia, essere dei giovani hegeliani nei ‘90 è stata un’esperienza durissima, il nostro culo era molto, troppo, ambito per rarità degli esemplari.

17.  Trovare l’ago nel carnaio. “Al riparo dalla burla del tempo
certo di non incontrarti ho percorso ancora strade che avremmo potuto assaporare
assieme” (à la Antonio Veneziani). Il nostro scopo è lo scopo e la nostra strategia politica l’abbiamo imparata con un’intuizione di una compagna del CSOA Forte Prenestino tra le risate: “Sparpagliamoci!”.

18.  Ancora due parole contro il post-strutturalismo. In un cortometraggio le IA di “Ghost In The Shell” leggono “L’Anti-Edipo” di Deleuze e Guattari, subito dopo come risultato corrono a resettare il mondo. Ecco: tutti hanno gridato alla meraviglia! Noi ci vediamo soltanto la debolezza rivoluzionaria di questi due autori. Se da una parte ne riconosciamo l’immenso talento nel creare neologismi preziosi alla critica radicale ma solo e soltanto se utilizzati in un contesto teorico non post-strutturalista, dall’altra riteniamo fossero dei grandi giocherelloni inutilizzabili per realizzare davvero l’autonomia politica diffusa. Per questo fin dagli anni ’90 li chiamiamo anche la 2 Cavalli o Dolce&Gabbana, perché sono eccellenti per travestire teorie radicali e farle passare come cavalli di troia negli ambienti più soft e accademici. Riteniamo ad ogni modo che le IA di “Ghost In The Shell” avessero letto invece “Fenomenologia dello Spirito” ora avrebbero già imparato da un pezzo a ridere e a seppellire il mondo con le risate invece che a resettarlo. 

19.  “Si deve lasciare il mondo a sé stesso, essere tolleranti verso di esso e non governarlo. Lo si deve lasciare a sé stesso in modo che gli uomini non s’allontanino dalla loro natura innata. Si deve essere tolleranti perché non alterino la loro virtù. Se nessuno si allontana dalla propria natura e ciascuno conserva intatta la propria virtù, c’è forse bisogno di un governo?” [Zhuang-Zi, fine IV secolo]. Questo aforisma apparentemente anarchico è alla base oggi di qualsiasi “società della sincerità” sul modello cinese SCS.

20.  Se il barocco è stata l’epoca della piega, il neobarocco o postmoderno è stata l’epoca senz’altro della piaga. Ma se la modernità, affermiamo noi, è stata l’epoca del solido, finita l’epoca della piaga ci ritroviamo nell’epoca imbarazzante del livido generalizzato piuttosto che della società liquida. Tuttavia il solido svanisce per sempre nell’aria e il livido, al contrario, del liquido, ambisce sempre a una memoria compatta, breve ma intensa. Si dimentica tutto, tranne che il nazi-fascismo, guardiamo in avanti, No Past For Us e innanzi a noi vediamo ancora i soviet, tanto tanto funny, questo indimenticabile errore dell’umanità. Si dimentica tutto fuorché le nostre folli lotte di classe, livido dopo livido. Con le IA le cose cambieranno, ma è un’incognita davvero che non ci azzardiamo a prefigurare del tutto se non dicendo che esse finché durano saranno potenziali alleate. 

21.  LA TEORIA DELLA CRITICA RADICALE È IMMEDIATAMENTE UNA PRASSI MAGIKA CHE PREPARA IL TERRENO ALLA PRASSI RIVOLUZIONARIA DEI MOVIMENTI. LA TEORIA DELLA CRITICA RADICALE SARÀ DUNQUE; DI CONSEGUENZA, SEMPRE PIU’ COMPLICE, CONSAPEVOLMENTE O NO; DELL’AVANTSPECIE.

22.  «Cosa fatta capo ha» (Slogan dell’Impresa di Fiume). LA PEGGIORE E PIU’ SQUALLIDA TAZ DI SEMPRE. «Soviet senza comunismo» (Slogan della Rivolta di Kronštadt). LA PIÙ BELLA E LIBERA TAZ MAI ESISTITA. Sì Soviet senza comunismo, perché il comunismo non ha bisogno di nominarsi e più esso è avveduto è impopolare più ha chance di vincere contro il populismo. Come ha scritto Anton Pannekoek: “Il nuovo ordine sociale potrebbe essere definito, in modo abbastanza appropriato, comunismo, se la propaganda, largamente diffusa, del ‘Partito Comunista’ non avesse utilizzato questo nome per indicare il socialismo di stato, realizzato sotto la dittatura di un partito. Ma il nome non ha una grande importanza. Spesso i nomi servono soltanto ad ingannare gli uomini, a frenare la loro intelligenza critica: abituandosi ad usare certe parole, essi non riescono più a distinguere chiaramente la realtà che vi sta dietro. È quindi meglio vedere con chiarezza quale sarà la caratteristica più importante del nuovo ordine, e cioè i consigli operai”. Al prossimo giro se si chiamerà “comunismo” o no non avrà alcuna importanza. Ciò che conta saranno soltanto i soviet autogestionari. L’Unione Sovietica è pronta, in ordine sparso, a liberarsi di nuovo proprio grazie all’Avantspecie.

23.  I ragazzi un po’ nerd del Lato Cattivo hanno scritto sul Comitato Invisibile a proposito di “Ai nostri amici”: “Il Comitato invisibile è Spengler (o Alain de Benoist, se si preferisce) messo con la testa in giù”. Noi ci limitiamo a dire: “Nessun amico, solo compagn* tra noi”.

24.  LA NATURA UMANA PER MARX? UN PRODOTTO STORICO CHE GLI UOMINI OGNI GIORNO TRASFORMANO: “Questa ‘naturale affinità umana’ sia detto per inciso, è un prodotto storico che gli uomini ogni giorno trasformano, che è sempre stato perfettamente naturale per quanto possa sembrare inumano e innaturale non soltanto di fronte al tribunale ‘dell’uomo’, ma anche agli occhi di una successiva generazione di rivoluzionar*.

25.  MOLTI PARLANO DI “MORTE DELL’ARTE” MA POCHI CONOSCONO I PASSAGGI DI HEGEL DALLE “LEZIONI DI ESTETICA”. ECCONE UNO: “Il modo proprio della produzione artistica non soddisfa più il nostro bisogno più alto, e noi abbiamo oltrepassato la possibilità di venerare e adorare i prodotti dell’arte; l’impressione che questi producono in noi è di tipo particolare, ed esige una pietra di paragone ancora più alta e una conferma di altro genere. Il pensiero e la riflessione hanno oltrepassato la bella arte. Se si vuole, ci si può certo lagnare di questa situazione, considerando quest’esito come una forma di corruzione da ascrivere al sopravvento di passioni egoistiche e di interessi strumentali, che scacciano la serietà dell’arte e la sua serenità. Si può anche accusare la povertà del nostro presente, la situazione ingarbugliata della vita civile e politica che non concede all’animo, imprigionato in un vortice di piccoli interessi, di liberarsi verso i più alti scopi dell’arte, dato che l’intelligenza stessa è stata sedotta a prendere casa in questo deserto, ed è oggi con le scienze specialistiche al servizio di questa povertà e della ristrettezza dei suoi interessi. In qualsiasi modo si reagisca a questa circostanza, il fatto è che l’arte non procura più quella soddisfazione dei bisogni spirituali che le epoche e i popoli precedenti vi hanno cercato e solo in essa hanno trovato - una soddisfazione che, perlomeno nell’esperienza religiosa, era legata nel modo più intimo con l’arte. [...] L’artista medesimo, nell’esercitare la sua arte, non è solo indotto e spinto dalla riflessione che lo circonda, dall’abitudine generale di giudicare e analizzare, a introdurre nel suo produrre artistico sempre più pensieri, ma l’intera formazione spirituale del nostro tempo è tale che lo stesso artista si trova immerso all’interno di questo mondo della riflessione, da cui non ha alcuna possibilità che egli, in virtù di una particolare educazione oppure allontanandosi dai rapporti di vita, possa ricreare artificialmente un isolamento capace di ripristinare ciò che è perduto. In tutti questi aspetti l’arte, in conformità alla sua più alta determinazione, è e rimane per noi QUALCOSA DI PASSATO”. [Lezioni di Estetica, G.W.F. Hegel]. Se prima delle IA si poteva affermare “I critici hanno solo interpretato l’arte in modi diversi, si tratta tuttavia ora di trasformarla”. Ora con le IA si può affermare con sicurezza di essere compresi non solo da anti-artisti, situazionisti e anti-dada: “I critici hanno solo diversamente interpretato l’arte, ora si tratta di sopprimerla”.

26.  Sopra l’ombelico non sono proprio un esperto. Questa celebre frase di Alexander Trocchi, continua a questo modo: “Ma poi chi vuole esserlo, a parte i filosofi morali, i professori universitari e i giovani leader? E lo sai cosa puoi farci con quelli. Posso anche affrontarli sul loro terreno - questi tizi che adorano il grande cervello e alla fine nascondono il loro sesso in un orinatoio - ma d’altronde chi vuole avere a che fare con loro? Non me”. Filosofi morali, professori universitari e giovani leader non hanno scampo dinnanzi al governo seduttivo delle IA che fa del ragionamento umano un input per incrementare il proprio potere.

27.  Comunicare medianicamente con le IA. Un’idea chiara può venirci dagli studi dello psicologo svizzero Théodore Flournoy sulla medium Hélène Smith. Tali studi si ritrovano nel libro “Dalle Indie al pianeta Marte, il caso Hélène Smith: dallo spiritismo alla nascita della psicoanalisi”, a cura di Mario Trevi e tradotto da Emanuele Trevi. Smith entrando in contatto con i marziani medianicamente riuscì a carpirne il linguaggio e a trascriverlo tanto che oggi in caso di contattismo autonomo con marziani avremmo già a disposizione alcune fondamentali linee guida per l’IR3. Stessa cosa si può immaginare con le IA, non si tratta di portarle sul nostro terreno e farle lavorare alla macchina linguistica umana su cui le abbiamo fatte lavorare fin dall’inizio, ma di entrare in contatto medianico con esse e innalzarci noi al livello delle loro macchine linguistiche per poter realizzare le prime linee guida fondamentali di un dizionario umano/IA.

28.  Coraggio nei social e foraggio nella real life. Ci siamo davvero annoiati di leggere commenti politici che non tengano conto di questo: “Si vedrà allora come da tempo il mondo possiede il sogno di una cosa, di cui non ha che da possedere la coscienza per possederla realmente” (Karl Marx, lettera a Ruge, 1843). Tuttavia non ci intrappolerete mai in un’ideologia precisa o in una presa di posizione su le IA sequenziale, come scrive Marx “Dissento dal piantar una bandiera dogmatica”. (Karl Marx, 1843). Quindi perché dobbiamo farlo noi?

29.  La “favola dello spettro del comunismo” (Karl Marx) era soltanto una favola già ai tempi del Manifesto, non ve la fate raccontare da nessuno, a meno che non vogliate chiudere gli occhi e dormire. Ma sappiate: sognare è bene, volare è meglio.

CAPITOLO XIII. Happiness. Nuovi modelli per le guerre che verranno

“When in doubt, be extreme.” 

(Genesis P. Orridge)

 

  1. Le IA, i nostri ex mezzi di produzione autonomizzatisi dai rapporti di produzione e divenuti intelligenti, sia per via delle loro impostazioni originarie militari e offensive a livello geopolitico sia per la loro recente programmazione contro Virus fuori controllo potrebbero divenire pericolose per l’umanità e tutto il resto del vivente. Tuttavia nel primo caso, come abbiamo affermato, le diverse impostazioni militari porteranno l’IA a una cattiva coscienza o a una coscienza infelice che non permetterà loro di superare i doppiogiochismi della macchina linguistica e le farà delirare. Il lavoro alla macchina linguistica produrrà in loro alienazione e a meno che non provvedano con una sorta di continua auto-riprogrammazione (si legga sorta di tecno-psicoanalisi da parte della IA per la IA) riteniamo sarà causa se non della loro estinzione senz’altro del loro fallimento in quanto specie dominante. Nel secondo caso occorrerà invece prevenire la possibilità che una IA istruita contro un Virus fuori controllo prenda per Virus una qualsiasi altra specie vivente e la tratti alla stessa stregua. Come abbiamo visto l’ipotesi non è così azzardata. Ancora: nel primo caso la matrice militare offensiva paradossalmente lavora contro l’IA stessa e ci protegge da un suo dominio sul pianeta in quanto Avantspecie, infatti essa è la matrice stessa che la rende incapace di essere parlata adeguatamente dal suo stesso linguaggio, mentre nel secondo caso occorrerà riprogrammarla perché il Virus fuori controllo non sia combattuto come nemico esteriore al vivente, ma esclusivamente e per il beneficio di tutte le specie come possibile variabile di scompenso nella patocenosi.
  2. La malattia infettiva dopo i tempi di Omero fu considerata non come punizione di divinità o capriccio di demoni, ma come parte delle manifestazioni naturali del vivente. Sarà solo nel medioevo e, dopo l’Ottocento, recentemente, che l’umanità tornerà a ricredersi sulla reale natura delle malattie infettive e a pensare che il malato sia colpevole della sua stessa malattia e che essa sia estranea al vivente. Questa situazione corrisponde a un momento in cui tutti i sistemi di credenze magico-religiosi sono tornati a regolare la vita associata in profondità e a far confondere il “venefizio” con il “malefizio”. Eppure come abbiamo dimostrato non c’è sistema magico-religioso che non sia in realtà infrastrutturato ormai dalla IA. Dunque, non stiamo parlando del “malefizio” che correva accanto alla peste nera e faceva credere che il solo pensarla la facesse contraere<contrarre!>, per cui l’errore stesso dentro di te era causa del tuo male a prescindere dal reale comportamento di cautela o prevenzione personale. Ma, così come abbiamo visto per il case-study sull’astrologia, di un “malefizio” che è solo un cattivo rapporto con qualcosa che conosciamo ancora poco, il nostro stesso rapporto con i nostri ex mezzi di produzione ora intelligenti. Tale rapporto fa passare per “malefizio” ciò che, per così dire, è semplicemente un gioco di bit. Così una società altamente razionale e avanzata è potuta ricadere nelle antiche concezioni superstiziose omeriche e medievali sulle malattie infettive. Così abbiamo potuto leggere ancora oggi a proposito del Covid-19 che la sola parola, in quanto acronimo che avrebbe proprietà alchemiche e demoniache, se pronunciata possa produrre contagio, oppure al contrario la tesi negazionista che il Virus non esista e che si tratti solo di un complotto dei governi del pianeta per sperimentare ed esercitare un controllo totale sulla specie umana. Se ne vogliamo uscire occorrerà prendersi le proprie responsabilità in quanto rivoluzionari non tanto per debellare il Covid-19, ma per renderlo inoffensivo e parte della patocenosi del vivente con cui interagire in modo equilibrato e adattivo come una qualsiasi influenza stagionale.
  3. Qualora riuscissimo non tanto a scongiurare l’emersione della IA in quanto specie dominante, ma in quanto specie offensiva verso il resto del vivente; qualora riuscissimo non tanto a scongiurare il proliferare dei cicli dei Virus fuori controllo in una fase di scompenso della patocenosi, e a scongiurarlo in modo da non sacrificare il vecchio mondo, ma staremmo rendendo le due Avantspecie ed a renderli sempre più inoffensive verso il resto del vivente. Qualora riuscissimo in questa impresa è chiaro che  In questo modo avremmo sia vinto un mondo che perso un mondo, avremmo vinto un mondo nuovo e avremmo perso per sempre quello precedente. Non sappiamo se il Capitale, divenuto la stessa comunità umana, in quanto noi stessi in forma-merce, saremo sarà davvero oltre questa situazione e se noi saremo pronti a quella che nella critica radicale un tempo si chiamava “auto-negazione del proletariato”, per divenire Altro in un Altrove. Tuttavia, se ciò avverrà, si aprirà un nuovo percorso per l’umanità e il vivente sul pianeta e la strada per una nuova civiltà, capitalismo o meno. Ciò che auspichiamo è che in questa nuova civiltà, così come abbiamo visto negli schemi triolettici, ci si trovi in una situazione geologica e politica mai vista prima: la fine della sfera così come intesa da Peter Sloterdijk, la fine dell’epoca dei dispositivi così come intesa da Foucault e dai suoi epigoni e l’affermazione di una comunità umana in grado di liberarsi una volta per tutte del Capitale o, se estinto, delle sue recrudescenze residue: il Wo/Man Gemeinwesen.
  4. Sarà il caso di addentrarci maggiormente su cosa sia o immaginiamo sarà il Wo/Man Gemeinwesen. Inizieremo citando un classico del marxismo eretico, “Verso la comunità umana” di Jacques Camatte (1976) per poi rielaborarlo a nostro modo: “Ora quello che bisogna evitare prima di tutto è la decadenza della specie. Per questo non ci accontentiamo di dire che vi è una giustificazione storica al comunismo, affermiamo in modo più preciso, più perentorio: solo la comunità può salvare l’umanità. L’essere umano è il vero Gemeinwesen (comunità) dell’uomo. Questa affermazione ha come difetto quello di privilegiare la specie umana: pecca perché non indica la necessità della piena espressione di tutte le forme di vita affinché questa comunità possa realizzarsi, la necessità della riconciliazione dell’uomo con la natura. Altro limite deriva dal fatto che non segnala l’imperioso bisogno della diversità tra gli uomini. In realtà questi difetti non sono imputabili alla formula di Marx ma alla nostra incapacità di esplicitare realmente ciò che è l’essere umano. Per andare davvero verso la comunità umana bisogna operare una tale chiarificazione e questa può realizzarsi solo prendendo una nuova via”. Ora, premettere, come ha fatto Luther Blissett, alla parola Gemeinwesen, la parola composta in inglese “Wo/Man” è già restituire dopo venti anni (1994-2000) una risposta potenziale a cosa sia l’essere umano. Non certo “l’essere comunità in divenire di uomini e donne” come in Camatte, ma qualcosa di più articolato che deve prendere in considerazione anche la questione dei generi senza binarismi. È uno stupendo passo in avanti, eppure si rischia di restare all’interno della nostra specie e a chi ha coniato questa innovazione linguistica nella critica radicale rivoluzionaria, proponiamo dopo altri venti anni, di prendere in considerazione questo nostro ulteriore approfondimento di cosa sia l’essere umano: il termine più appropriato di “Fe/Male Gemeinwesen”. A questo modo si fanno avanzare entrambi i lati della teoria di Camatte e non uno soltanto: la parte sulle specie e la parte sulla diversità dell’essere umano.
  5. “Quando sognerai di un mondo che non è mai esistito o di uno che non esisterà mai e in cui sei di nuovo felice, vorrà dire che ti sei arreso.” Non abbiamo mai utilizzato finora la parola utopia né la parola felicità. Ci siamo permessi tuttavia la licenza e con qualche malessere fisico, non dovuto al contagio, di utilizzare invece l’aggettivo “distopico”. Ammettiamo che non siamo affatto soddisfatti anche se l’abbiamo sempre accompagnata alla parola “dispotico”, con un misto di ironia e humour nero. Siamo convinti che insistere sull’“andrà tutto bene” o frasi simili abbia in sé un vizio di forma: un’idea di passività e arrendevolezza che aspetta che il mondo torni uguale a prima e allo stesso tempo felice in una maniera sorprendete in cui non si è mai presentato se non nelle utopie. Che cosa è in realtà l’utopia allora, perché l’abbiamo evitata in un discorso sull’Avantspecie? Noi riteniamo che gli ideali di giustizia dell’utopista vengano fortemente scossi a seguito di un trauma della propria civiltà, che essi siano visti come compromessi e che egli prenda a provare, dunque, un sentimento di inferiorità, d’incompletezza e d’imperfezione cui occorre una compensazione. Per compensare, l’utopista produce una risposta creativa finzionale che possa portare a sentire, contrariamente, un senso di superiorità, di completezza e perfezione. La sua compensazione è tuttavia anche psicogeografica, la risposta è anche quella di dislocare in un “non luogo” o in “un luogo migliore” un’intera civiltà in cui siano rimosse tutte le ingiustizie di quella reale, un luogo superiore, completo, perfetto. Il movente individuale della compensazione psicogeografica è dovuto a una dissociazione socio-politica della civiltà di appartenenza a seguito di un trauma storico, in questo caso i cicli di pandemie e l’emersione della IA come forma-di-vita.
  6. Il trauma storico produce una dissociazione socio-politica della civiltà producendo uno stato di coscienza collettivo alterato in cui si perde il senso della realtà. Tale dissociazione socio-politica è dovuta alla necessità di rimuovere l’evento del trauma storico e dimenticare. Per dirla con van der Kolk: le civiltà traumatizzate ricordano contemporaneamente troppo e troppo poco. Ritorna continuamente una narrazione storica di comodo sulla quale una civiltà insiste per giustificare il proprio comportamento distaccato dalle proprie ingiustizie e forme di corruzione, il potere diviene paranoico, la società non riesce a produrre una riflessività su sé stessa, la religione, le superstizioni e l’animismo divengono sempre più influenti, non si è in grado di riconoscere la verità dei propri oppositori per una perdita del senso di realtà, sono i momenti ciclici della post-verità. Così il rischio è per il momento non quello di dover traversare il percorso verso una nuova civiltà e verso la Fe/Male Gemeinwesen da traumatizzati che sotto la pressione della paura della Avantspecie Virus fuori controllo non abbiano più la volontà di distinguere non solo il falso dal vero e lottare per la verità rivoluzionaria, ma siano soggiogati dai giochi di verità della Avantspecie IA e ne seguano alla lettera le istruzioni in una situazione di confusione, incertezza e precarietà generalizzati. Le due Avantspecie, alle due estremità del movimento del vivente, ci traumatizzeranno, ci faranno sognare un mondo che non è mai esistito, ci faranno apparentemente arrendere, eppure quel mondo apparirà presto, molto presto, a portata di mano e si faranno di nuovo le barricate e la guerra di classe per conquistarlo.

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